Perché è convinto che Chinaglia non può passare al Frosinone. E lo sono anch'io, perché sono rassegnato al fatto che possiamo usare tutte le tecnologie che vogliamo. Resta solo e solamente il carattere di chi le deve usare.

L'Atalanta è una grande squadra. Perché per la seconda volta di fila approda agli scontri diretti di Champions; perché ormai da anni gravita nel centro esatto della galassia delle 'Sorelle'. Perché ormai ha acquisito gioco e mentalità unici, diversi, peculiari.

Come le grandi squadre, l'Atalanta sente come offesa personale le perdite di tempo, la difesa-e (teorico)-contropiede, qualche fallo a interrompere il gioco; dimentica, l'Atalanta, di quando quei piccoli accorgimenti li adottavano dalle parti di Zingonia, e l'Udinese di Spalletti e Guidolin stava ai margini della zona-scudetto. Non secoli fa. 'L'Udinese spezzettava il gioco': non vedo perché non avrebbe dovuto farlo. Certo: molto meglio una gara a viso aperto che finisca 7-1, con gloria per tutti. Non è sempre domenica, Signor G. a volte è anche mercoledì e chi si trova in difficoltà si arrangia. Tipo un quarto di finale contro il PSG.

Le grandi squadre la vincono anche creando poco, vedi il Milan: oggi una gran parata di Musso (gran portiere), un doppio rimpallo per la rete di un Fruto colombiano che, ha tenuto a farcelo sapere, a Udine non era goloso di merendine e pochissimo d'altro. A parte questo, infatti, i tre difendenti friulani hanno avuto la meglio delle truppe cammellate del signor G. anche quando questi ha inserito coloro i quali intendeva risparmiare per il big-match di San Siro.

Ho letto grandi critiche dei tifosi della grande squadra scesa a Udine contro il signor C., reo di non aver ammonito, espulso, esiliato, ostracizzato i bianconeri. Come le marcature preventive degli anni '80, già alla designazione del Signor C. veniva ricordata la sua ignavia nella finale, persa, di Coppa Italia contro la Lazio, quando da addetto al VAR non ritenne di analizzare un fallo di mani nell'area biancazzurra.

Io, invece, ho un debole per una squadra che, probabilmente, è grande solo per me e pochi altri; per quelli che magari seguivano con patemi indicibili le formazioni di Giacomini, Ferrari o Giagnoni. Meno quelli che oggi stigmatizzano il difensivismo bianconero, forse preferendo un gioco bello alto a favorire spettacolo e ripartenze ospiti.

Ho un debole per una squadra che oggi, in campo, era la più 'piccola' delle due a giudicare dalla classifica. E a differenza dei supporter nerazzurri, del Signor C. mi sono ricordato una serata a Cagliari, quando urlava 'non è fallo! Non è fallo' dopo un palleggio di Bernardeschi, con la mano, nella propria area.

Ognuno ha i propri ricordi. Io, giuro, non li avevo prima del match.

Nemmeno quando addetto al VAR era stato nominato il Sior G., viva l'A e po' bon, del cui spessore tecnico ho sempre dubitato e proprio per questo mi aspetto possa assurgere alle massime vetrine, anche continentali. Va così.

E me ne sono ricordato quando un altro G., che gioca in porta per la squadra oggi ospite al Friuli, già pensando a far ripartire il gioco dimenticava la palla, se la faceva soffiare da Pereyra e non poteva fare altro che stenderlo.

Quindi?

Nulla.

Nulla.

Nulla.

'Gioco, gioco' faceva segno con le mani il Signor C. Poco mi interessa che sulla ripartenza gli ospiti abbiano pareggiato (meritatamente, ma niente di più). Poco mi interessa di sapere perché ciò sia accaduto. Poco mi interessa capire perché il Signor C. in campo non abbia visto un'azione di gioco estremamente solare; poco mi interessa sapere cosa sia passato per la testa del Sior G., viva l'A e po' bon del quale spero solo abbia fatto notare al collega il fallo e non sia stato ascoltato. Lo stesso Sior G., viva l'A e po' bon che a Torino sgambettava lieve verso lo schermo per sancire un fallo di dito di De Paul 'una vita' prima della rete del vantaggio realizzata, e poi vanificata, allo Stadium. Una serata in cui continuità d'azione, contiguità di due azioni irregolari, effettiva incidenza di un'azione sull'altra divennero concetti obsoleti. Amen.

La cosa grave è che questo resterà un errore impunito, probabilmente dimenticato, nascosto, trascurato. Un errore di cui mi piacerebbe vedere l'analisi durante e dopo una gara tipo Milan-Atalanta, e non uso a caso i nomi di queste due squadre: una ha ottenuto dodici rigori nel solo girone d'andata (c'erano, li ha presi); l'allenatore dell'altra ha invocato più attenzione per le formazioni (tipo la sua) che giocano bene al calcio. Ovvio che tutto sia casuale e lo dico senza alcuna ironia, perché sono figlio unico e come mio fratello ci credo.

La cosa grave è che io sono figlio unico come mio fratello, ma più sciocco: ho sostenuto come in fondo fosse corretto annullare la rete di Rodrigo a Torino, perché essere un professionista-dilettante della penna implica la ricerca pedissequa della verità, ancorché difficile da raggiungere e ancor più da digerire. Altri sono usciti dal campo all'intervallo e mentre fioccavano le proteste bianconere con il Signor C., che ripeteva 'non lo tocca mai, Gollini. Non lo tocca mai!' (sic.) esclamavano 'volevano il rigore, volevano...'.

No. Personalmente non voglio nulla. La vita è altro che un rigore concesso, tantopiù che l'Udinese in due anni ne ha avuto a favore uno solo. Ci abbiamo fatto l'abitudine.

Anzi sì, una cosa vorrei: che la gente del calcio, che parla di calcio lo faccia con l'onestà spesso spinosa e fastidiosa di Gennaro Gattuso. Fastidiosa, sì, ma foriera di riflessioni. Almeno per me.

E mi piacerebbe fossero rese pubbliche, senza tagli ed in completa trasparenza, le comunicazioni fra arbitro e sala VAR. Che problema c'è? Quali segrete stanze verrebbero violate?

Ora le due milanesi aspettano le formazioni che al Friuli pareggiano, secondo me giustamente, 1-1. Che vincano i migliori (nel nostro caso, cito il Paròn: 'ciò, speremo de no!') e soprattutto, lo dico a chi designa, per quest'anno del Signor C. e del Sior G., viva l'A e po' bon abbiamo avuto abbastanza assaggi. Vederli di nuovo incrociare i bianconeri? 'Ciò, speremo de no...'

Sezione: Editoriale / Data: Gio 21 gennaio 2021 alle 05:04
Autore: Franco Canciani
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