"Ripartiamo dalle basi". È questo il diktat di Kosta Runjaic dopo aver visto un'Udinese incapace di vincere l'ennesima gara "alla portata". Ma ciò che ha preoccupato l'allenatore sono stati i frequenti errori individuali e la mancanza di atteggiamento. Cose che purtroppo differenziano, ad oggi, l'Udinese dalle squadre che lottano nella parte sinistra della classifica. 

Ma allora cosa vuol dire ripartire dalle basi? In primis meglio non prendere gol. Troppe le reti subite dopo un terzo di campionato, la maggior parte delle quali su disattenzioni dei friulani. Ma è un problema di singoli? La risposta è no, visto che ogni weekend Bertola e Kabasele sono i due giocatori che non commettono praticamente sbavature mentre Solet non solo difende, ma spesso è anche colui chiamato a portare il pallone oltre la metà campo alla ricerca di Zaniolo o Davis. È più una questione di reparto... e di testa/atteggiamento. 

L'equilibrio tanto ricercato in questo momento della stagione, fondamentale per avere stabilità di prestazioni e di risultati, non c'è. La sconfitta con il Genoa è stata la fotografia perfetta della situazione che, se da un lato ha messo in evidenza i problemi, ha anche mostrato la via per ridurli: ridurre le rotazioni

Piccola parentesi doverosa: visto che i giovani sono indietro in questo momento nel loro percorso di adattamento alla Serie A (questo è quanto emerge dopo un terzo di campionato dalle parole e dalle scelte di formazione dell'allenatore), è chiaro che la rosa dell'Udinese può ruotare attorno a 13/14 giocatori. 

I titolari (premesso che tutti siano al 100%) ormai sono quelli: Okoye, Bertola, Kristensen, Solet, Zanoli, Ekkelenkamp, Karlstrom, Atta, Kamara, Zaniolo e Davis. Kabasele, Piotrowski e Buksa i tre più utilizzati dalla panchina. Una maggior presa di responsabilità di chi gioca, che sente di dover dimostrare la continua fiducia dell'allenatore e della società (perché diciamolo, chi è a Udine è coccolato in tutti gli aspetti di campo ed extra campo), un segnale a chi è fuori dalle rotazioni di dover alzare l'asticella per dimostrare di far parte di questa Udinese. 

Così si può ripartire dalle basi: con una gerarchia di ruoli e interpreti ben definita. Ma tutto passa, in primis, da un ripristino del modo di giocare. Questa squadra è stata costruita sfruttando due caratteristiche principali del calcio moderno: fisicità e intensità. Allora il baricentro deve essere alto, per sfruttare al massimo un mediano di interdizione come Karlstrom (che di certo non è un regista abile nell'uscita palla a due tocchi), e ogni gara viene dettata dal ritmo che l'Udinese impone. 

Sezione: Editoriale / Data: Mer 10 dicembre 2025 alle 14:39
Autore: Alessandro Vescini
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