La prima gara dopo la lunghissima sosta forzata ha reso dell’Udinese la solita immagine: una squadra che (nel primo tempo) gioca anche bene, ma non segna mai.

Come a Brescia, come a Parma sono i bianconeri a gestire la palla, a dominare la scena: ma come a Brescia, come a Parma sono gli avversari a realizzare alla prima occasione. E senza la rete all’ultimo sospiro realizzata da De Paul al Rigamonti, i punti in saccoccia sarebbero stati zero.

Saranno anche corretti i commenti che indicano nel ‘nulla cosmico’ l’avversario affrontato ieri sera: ma i granata, che giocano decisamente maluccio, hanno davanti un signore che tira in porta tre volte in tutta la gara, realizzando però una rete e chiamando Musso a due parate nella ripresa. Poco?

Il calcio è un gioco semplice: possiamo dare i numeri, snocciolare le statistiche se vogliamo rassicurarci, dicendoci che non sempre in futuro undici tiri in porta e nove corner nel solo primo tempo potranno produrre zero reti: a me tutto questo spaventa, e molto.

Specie in questa prima fase, nella quale pare chiaro come le gare durino, ad andar bene, 45 minuti; specie in questa fase, nella quale il cinismo è dote necessaria per salvare la ghirba.

Ci sono molti aspetti per i quali questa sconfitta vale ben più dei tre punti persi, che peraltro lasciano la classifica invariata in coda (dove hanno perso tutte tranne lo spacciato Brescia).

Il Torino ha approcciato la gara con il terrore di chi ha fatto un punto in otto gare; ha avuto la fortuna e la bravura di trovare la verticalizzazione di Edera (unica azione degna di nota del gioiello granata) per Belotti, che da quella posizione difficilmente sbaglia. E non ha sbagliato. Non aver giocato sulle mancanze della truppa di Cairo, esattamente come i ‘padroni di casa’ hanno sfruttato gli atavici errori bianconeri, è esiziale.

La vittoria dei ragazzi di Longo (vi prego di lasciare stare il ‘Cuore Toro’, che riserverei ad altri tempi ed altri interpreti) spacca la classifica, scavando un piccolo solco e lasciando Udinese, Samp, Genoa e Lecce a lottare per il terzultimo posto, ancora ‘utile’ a meritarsi la cadetteria.

L’attacco friulano è asciutto come il deserto dell’Atacama: ho letto di chi ha attaccato la difesa a tre, ma se davanti la porta non la vedono nemmeno dipinta, Gotti può disegnare qualsiasi schema in campo. Okaka, tirato a lucido, è sparito dopo venti minuti; Nestorovski continua a sembrarmi un attaccante (…) da serie inferiore, più presente in fase di rientro che in area; Lasagna ha disegnati in faccia i crismi della tristezza e incide zero; del mio amato Bomber Teo, per decenza, non parlo. L’Udinese ha messo assieme la bellezza di 21 reti in campionato, attacco migliore solo della povera S.P.A.L.

Il centrocampo andrà, adesso, in crisi: il gravissimo infortunio di Rolando Mandragora (probabile interessamento del legamento crociato del ginocchio destro) mette Gotti di fronte ad un ‘roster’ risicatissimo. La squalifica di De Paul, ammonito dopo un evitabile fallo su Izzo nel finale, rende forzata la scelta per la gara (che appare segnata) contro l’Atalanta di domenica sera: Wallace, Jajalo e amen. Peccato, perché ieri sera Mandragora era parso fra i bianconeri più in palla.

E Musso? In due delle tre gare citate, ha messo in mostra qualche incertezza che non gli si ricordava nel suo biennio friulano; sulla staffilata di Belotti, ieri sera, è parso sorpreso quando il ‘Gallo’, alla fine non avrebbe potuto che concludere in questa maniera. Si riscatta con due interventi nella ripresa, ma è innegabile che (al netto della gravissima correità della posizione di Nestorovski e Samir e della titubanza di De Maio in area) quella rete abbia disegnato una gara differente. Alla luce, come detto, del calcio post-pandemia e delle caratteristiche realizzative udinesi una gara purtroppo segnata.

Il calendario ora pone l’Udinese di fronte a due gare che potremmo definire fra molto difficili ed impossibili; Atalanta in casa e Roma all’Olimpico porteranno probabilmente in dote gli stessi punti di ieri sera. In seguito, però, un trittico di gare da non fallire: Genoa e Samp al Friuli, inframezzate dalla trasferta di Ferrara. E poi Lazio, Napoli e Cagliari. All’Udinese servono 12 punti per essere tranquilla, cosa tutt’altro che semplice.

Insomma, siamo fiduciosi? No. L’impressione che lascia questa stagione, che il COVID aveva lasciato (giustamente) sullo sfondo, è di un’Udinese che ha trovato un discreto gioco, il quale però non conduce all’ovvia conseguenza logica.

Fare gol.

Allarme rosso, Udinese: neanche una vittoria nel girone di ritorno, sintomo di un’involuzione preoccupante che ha condotto a questa precaria situazione. L’ennesima annata a sperare che le rivali facciano peggio della nostra amata.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 24 giugno 2020 alle 10:06
Autore: Franco Canciani
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