Questa volta al Friuli passano loro, purtroppo. Ci credavamo tutti nell'impresa di tornare a rifilare ai napoletani un paio di babà indigesti ma alla fine la spunta Sarri e il redivivo Insigne. Peccato soprattutto perché non siamo qui a commentare una brutta prestazione ma anzi.

Nel primo tempo la banda di Delneri è stata all'altezza di una squadra che è costruita per lottare per lo scudetto, tanto che Zapata, l'uomo che tutti attendevano dopo la densa settimana di radio mercato, ha avuto sui piedi un paio di occasioni interessanti. Questa volta non ha inquadrato la porta e in futuro dovrà aggiustare il tiro ma la sua presenza in attacco si fa sentire dato che sportella e sgomita con grinta. Se di fronte poi però ti trovi un Koulibaly formato top player non è facile giocare.

45 minuti nei quali l'Udinese tiene botta, pressa, cerca di non far respirare l'avversario, allarga il gioco e fa correre i suoi esterni con il Napoli che praticamente non si vede, salvo qualche tiro dalla distanza di un Mertens controllato e mai pericoloso. Qualche errore dietro c'è sempre e comunque ma di pericoli veri non ce ne sono.

Poi il tè caldo di metà gara galvanizza i piccoletti, su tutti Lorenzo Insigne, praticamente il peggiore in campo della prima frazione. Come risvegliamo i morti noi non lo fa nessuno ed è capitato anche con il folletto napoletano che in questa stagione non l'aveva ancora mai buttata dentro. Un uno-due tremendo che mette in evidenza il fatto che dietro fatichiamo ancora troppo e sbagliamo tanto: il primo gol è la classica triangolazione di scuola Sarri eseguita alla perfezione ma Widmer e Wague interpretano male il passagio, il secondo è un regalo dello svizzero, un infortunio che è costato caro ma che nel calcio può capitare. Il gol di Perica riesce a dare l'illusione che in qualche modo la partita la riusciamo a riprendere ma da lì in poi il Napoli sale in cattedra e fa uscire tutta la sua qualità nel fraseggio. Con Badu in cabina di regia, Kums col senno di poi non lo avremmo di certo tolto, e affidandoci ai lanci lunghi da dietro, difficile fare male e così è stato. 

Non è stata la migliore partita dell'era Delneri, bisogna ammetterlo, ma di fronte non ci sarà sempre una corazzata. Vogliamo essere per una volta ottimisti perché qualcosa di buono Gigi lo fa sempre intravedere. L'idea di Matos sull'esterno è apprezzabile perché il brasiliano è uno che può dare velocità e puntare l'uomo. Un po' meno ci sono piaciuti i cambi nel secondo tempo ma parlare a posteriori è sempre facile.  Ciò che è comunque sotto gli occhi di tutti è che la sua Udinese lotta, regge l'urto delle grandi partite e se è lucida tatticamente si copre con ordine. Ci sono da correggere però ancora troppe pause che con squadre così diventano fatali. Il lavoro da fare è ancora tanto ma la crescita c'è. 

Fare punti contro una big ci aveva ingolositi tutti,  tanto che sognavamo già un'Udinese capace di tornare nella zona alta della classifica dopo tanto tempo. La verità è che per il salto di qualità definitivo ci serve ancora tanta fatica e tanto sudore. Piano piano ci arriveremo perché la strada tracciata è quella giusta. L'importante adesso è non perdersi lungo il cammino che prima della fine dell'anno ci metterà di fronte avversari del nostro livello dove a tutti i costi servirà vincere.

Sezione: Primo Piano / Data: Dom 20 novembre 2016 alle 12:00
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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