Prendo a prestito quel che mi ha scritto, a pochi secondi dalla fine, un amico avvocato che parafrasava Aldo Agroppi: nel piede di Samardzic cantano gli angeli.
L’ingresso del talentino tedesco-serbo ha di fatto inciso, assieme agli altri subentranti e forse più di loro, sul risultato finale; a quel punto 58’ di gioco, il Verona conduceva 1-0, concretizzando forse l'unico tiro in porta effettuato, un sinistro ad incrociare di Josh Doig deviato micidialmente dal tacco di Pereyra.
Nel primo tempo i ragazzi di Cioffi lasciano pallino e gioco all'Udinese, che si divora almeno sei occasioni clamorose da rete; della rete abbiamo detto, di lì in poi la squadra di casa mette in campo una carica agonistica straordinaria. L'ex tecnico toscano, invocato amichevolmente dai 900 friulani al seguito, ha evidentemente caricato a dovere la gara dei suoi: emblematico il durissimo intervento di Veloso, tacchetti alti su Deulofeu, che per il modesto Minelli e il collega Marini (accomodato davanti allo schermo nella supercentrale VAR, immagino con una confortante tazza di cioccolata calda) non merita più di un'ammonizione. Qualcuno spieghi al fischietto varesino che l'arbitraggio cosiddetto all'inglese non significa abbassare il livello di guardia sugli interventi duri.
Le partite durano ormai quasi cento minuti,e il sottilismo spesso e volentieri si illumina con lo scorrere della sabbia nella clessidra: dall’ora di gioco in avanti l'Udinese pianta ancor di più le tende nella metà campo avversaria, quando Samardzic, Beto e Enzo Ebosse (Sottil schiera la difesa 'quasi' a quattro dietro dopo l’uscita di Pérez) cambiano volto ad una squadra che comunque aveva giocato benissimo. Il tedeschino incanta, inventa, ammalia: controlli di suola a centrocampo, sterzate e controsterzate ma soprattutto un filtrante per Deulofeu che assiste Beto nel pareggio e soprattutto una parabola perfetta che sfrutta un'eccezionale stacco di Jaka Bijol: siamo già nel recupero e la curva friulana va in estasi. La sesta di fila è servita.
Perché Sottil batte Cioffi? Perché ha giocatori migliori, ma anche perché ha trovato collaborazione nei suoi uomini, che lo seguono durante tutto lo svolgimento della gara. La rete dello svantaggio avrebbe potuto destabilizzare i bianconeri (oggi con la solita tenuta gialla da trasferta) che invece hanno continuato a controllare il gioco, creando occasioni e permettendo al Verona solo sporadiche ripartenze.
Probabilmente, però, Sottil batte Cioffi perché, oggi, è un allenatore migliore di lui: e sentire l’ex-trainer friulano dire che l'Udinese non ha mai tirato in porta e ha perso a causa dell'arbitro è assolutamente inaccettabile. Cioffi ha scelto di andarsene da Udine per ragioni che accetto senza problemi; incassati i talleri scaligeri, però, la squadra messa a disposizione di Gabriele e Giampiero è decisamente inferiore all'Udinese; stasera ha perso tutti i duelli in campo e Cioffi, le cui idee di gioco mi piacciono ma delle quali non si vede ombra in campo, ci deve stare. L’arbitro ha diretto male perché pare inadeguato al livello, ma attribuirgli la causa della sconfitta è patetico.
Come dico sempre, gli affari degli altri non ci riguardano più di tanto; io posso finalmente cantare l’Udinese che continua a stupirmi per qualità di gioco, intensità fisica e mentale, tattica ferrea secondo il piano-partita studiato in settimana. Da anni, tanti anni a Udine mancavano tutti questi elementi: assorbiti e cancellati da delusioni, squadra bassissima e passiva, contropiede senza troppe soluzioni: oggi chi segue i bianchineri gode del Sottilismo, questa filosofia di gioco che porta quasi mille anime friulane a seguire la squadra una sera di lunedì, mille anime che cantano felici dall'inizio alla fine e salutano una formazione che, vinca o perda, trasmette un messaggio positivo e nuovo: perfettamente in sintonia con la tempra, l'impegno e l'abnegazione della nostra terra.
E adesso? L'Atalanta in casa, per quello che sarà un match al vertice, una gara che dirà chi (assieme al Napoli) condurrà provvisoriamente la classifica. L'avremmo mai detto solo pochi mesi fa? Io no. Ma sono contento che le mie impressioni iniziali siano state spazzate via dalla marea sottilistica.
Ho incrociato Andrea in sala stampa, gli ho fatto i complimenti e gli ho confessato i miei dubbi iniziali: ha sorriso francamente, mi ha dato un buffetto sulla nuca e mi ha risposto ‘non eri mica il solo…’
No. Ma Sottil si sta guadagnando un posto nel mio empireo, dove custodisco allenatori e memorie. Al Marcantonio Bentegodi non venivo da trent’anni: è la prima vittoria, me la incornicio e ringrazio la squadra per questo. Non sento una grande rivalità con una città che, per lavoro, frequento ed apprezzo ma ieri sera uscire sconfitti avrebbe avuto diverse implicazioni amare.
Non è successo. Meglio così.
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