Lo ammetto: scrivere di calcio a mente fredda, dopo un fine settimana come questo, è decisamente più facile. Oltreché, grazie ad alcune dichiarazioni, costruttivo.

Avessi dovuto valutare la prestazione degli eroi di Gotti a Reggio Emilia al triplice fischio, da testa di calcio (ci vediamo giovedì alle 18 sui nostri canali!) e per questo ed in questo italiano ‘natione non moribus’, avrei espresso pensieri mediati dall’amaro in bocca. In fondo mi ero illuso che quell’aggressiva modifica di modulo visto solo cinque giorni prima contro il Milan fosse un cambio epocale. Invece ritorno all’antico, zero tiri in porta, Musso e Consigli da s.v.

Poi aspetti, parli con la direzione che dice che in fondo è tutto coperto, che interviste e commenti bastano, e passano sabato, domenica, lunedì.

E ascolti.

Ascolti Sacchi distruggere quelli che giocano ‘all’italiana’. Quasi fosse un disonore. ‘Righe’, che ha cambiato in un certo modo la filosofia del calcio, alla fine gode di un triennio fantastico con un Milan di giocatori indimenticabili. Dimentico, lui, che nell’era moderna la Nazionale ha vinto due mondiali contro-giocando sugli avversari, spesso più forti di loro. E che lui, in fondo, la finale l’ha persa contro il Brasile di Taffarel e Dunga. 24 anni prima il suo collega Uccio Valcareggi si meritò pomodori, colpevole di aver subìto Pelé, Tostao, Jairzinho e Rivellino.

Ascolti De Zerbi dire che ‘a calcio bisogna giocare in due’, quasi fosse causa dell’Udinese la totale inesistenza offensiva del suo miracoloso mélange neroverde. De Zerbi, uno dei miei allenatori preferiti, che si trincera dietro scuse del genere dopo aver vinto a Napoli con un contropiede e mezzo contro una squadra sconsiderata (temo Genny Gattuso abbia mangiato qualche testa in spogliatoio). Deludente.

Ascolti Gasperini, uno la cui capacità tattica è inversamente proporzionale alla simpatia, adontarsi di fronte a colleghi che dicono che, in fondo, non aveva proprio azzeccato l’undici iniziale. ‘Non metteteci pressione’, dice l’ineffabile grugliaschese… Ah, certo: i (meritati) peana per i quarti di Champions valgono; dire che recentemente la sua squadra ha preso schiaffi da molti e che qualche errore lo ha commesso anche lui, invece no. Va bene: prendo atto.

Ascolti i cantori rossoneri, in particolare uno (di una certa età) ringhiare astrusità del tipo ‘contro questo Milan nemmeno gli dei del calcio hanno potuto, stasera’. Dimentichi, tali cantori, della fortuna rossonera a Udine e del fatto che tirare un rigore in Piazzale Lotto e vedersi annullare giustamente delle reti non è punizione eupallica ma semplici fatti di gioco. Al Friuli avevano arraffato tre punti grazie a un tiro in porta ed un’acrobazia del non-rigorista; contro l’Hellas saettano verso ‘Jašin’ Silvestri una trentina di volte ma dopo venticinque minuti di bambola totale e due reti incassate. Alla fine tutto si bilancia, alla faccia degli dei del calcio. Che il Milan per 24 gare di fila hanno baciato in fronte, altroché sfidato. Ibra dà, Ibra toglie. Forse ‘gli dei del calcio’ è lui.

In questo scenario non posso proprio prendermela con Luca Gotti: l’adriese non è Sacchi, né De Zerbi e neanche Gasperini. Non è in cima alla mia classifica ‘all time’ di allenatori favoriti, ma ciò non giustifica la selva di ironia e offese di cui è bersaglio dai soliti tastieristi. Qualcuno mi ha rimproverato quando l’ho definito ‘a tratti timido’: a Reggio lo è, giustamente, stato ed il punto è di platino.

Le cose non vanno ancora bene, sono il primo a dirlo: giocare in difesa non fa sognare, ma certe volte e di fronte ad avversari i quali, solo qualche ora prima della gara, erano già designati nuovi, temporanei capolista in attesa del trionfo del Milan sul Verona abbozzare è lecito. Anzi consigliabile. In questo campionato eviterei facili pronostici, troppe sono le variabili imponderabili prima tra le quali la certezza di quali e quanti effettivi gli allenatori avranno a disposizione per la gara successiva.

Ed in questo mondo difficile, la UEFA ci mette del suo portando avanti amichevoli, Nations League, trasferte di giocatori (al netto dell’apposita ASL), fuffa inutile di cui interessa poco a qualsiasi comune bipede. Complimenti a tutti i dirigenti, dallo sloveno in giù. Spero, quantoprima, di non sentirne più parlare.

L’Udinese, dicevo. Non mi ruba gli occhi, non ancora; non mi accende la fantasia: da Zico e Surjak, a Totò passando per Marcio, Oliver e soci ci vuole ben altro. Però la squadra c’è, e deve da subito dopo la sosta cominciare a fare punti. Battere il Genoa di Maran, che per ragioni di costruzione e positività al coronavirus appare in rottura prolungata potrebbe essere un bel tassello su cui costruire più consapevolezza per le successive, impegnative gare; il rientro dell’olandesone in difesa ha conferito compattezza nuova al reparto, aspetto con impazienza che Gerardino, lì davanti, faccia vedere di cosa sia capace. Lo aspetto senza fregola, dandogli il tempo di cui ha bisogno.

E nel frattempo mi tengo stretto il ‘diéz’, mai così dedito, mai tanto aziendalista come di questi tempi. Straordinario misirizzi del centrocampo, ormai lo vediamo giostrare in ogni zona mediana; lo preferirei a ridosso delle punte, magari però è lui che si sta ritagliando anche in campionato quella porzioncina di campo che tanto gli è grata in camiseta albiceleste.

Chiudo non parlando di tamponi e laboratori, mi è materia sgradita ed indigesta. Lascio dire a chi sa dire, anche se ne parlano troppi. Chiederei però, qualora ci fosse, all’associazione italica dei ginecologi di conferire una tessera d’iscrizione, stultitiae causa, a chi ha tenuto a farci sapere che tutto sommato un positivo al coronavirus assomiglia ai genitalia femminili. E che sarà mai, no?

Eppure tutto è passato lievemente, fra qualche sorrisetto misogino del maschio alfa nazionale che popola i podosalotti televisivi.

A me questo signore, di cui non farò il nome, non ha mai fatto ridere. Non faceva ridere la sua immagine esultante, dopo aver rateizzato a divinis un debito con la P.A.; non mi faceva ridere quando citava i classici latini, spesso a sproposito; non mi fa ridere oggi, quando pensa di essere nello spogliatoio degli avvocati nel film ‘Philadelphia’ (mutatis mutandis, ovviamente) pensando di essere spiritoso… Che so, magari il nuovo Roberto Benigni.

Non ci siamo. Cresciamo, tutti assieme. E una risata ci seppellirà: quella delle donne, esseri troppo intelligenti per cascare nella provocazione. Alla faccia della flora batterica vaginale.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 10 novembre 2020 alle 17:49
Autore: Franco Canciani
vedi letture
Print