Assicurata la salvezza e i trent’anni consecutivi in Serie A è tempo di bilanci in casa Udinese. Con il Direttore Generale bianconero, Franco Collavino, abbiamo analizzato la stagione appena conclusa e parlato del progetto futuro.
Direttore partiamo dalla salvezza, è stata un’annata difficile, caratterizzata da un mix di emozioni contrastanti: al triplice fischio allo Stirpe qual è stato il suo primo pensiero?
“È stata una stagione davvero complicata ma ce l’abbiamo fatta. Era importante condurre in porto la nave nonostante i tanti problemi da risolvere. Conquistare la salvezza significa permettere all’Udinese Calcio di entrare nella storia. 30 anni di Serie A rappresentano un traguardo davvero prestigioso, nessun altro club di provincia può vantare la stessa continuità nella massima serie. Siamo orgogliosi di questo prima di tutto per i nostri tifosi, che ci hanno seguito con passione attaccamento per tutta la stagione, ma anche per la famiglia Pozzo, che ci teneva a raggiungere questo storico obiettivo all’interno di una gestione quarantennale”.
30 anni di Serie A. Un patrimonio dal valore inestimabile: si riparte da qui?
“Si riparte da un risultato che è non scontato. Questa stagione ha messo in risalto aspetti significativi. Il primo fra tutti quello della vicinanza di tutte le competenti, un senso si appartenenza trasversale. Tutto il territorio ha dimostrato concretamente vicinanza all’Udinese. Riscoprire questo è stato bellissimo. Qualche volta si danno per scontate troppe cose, ogni anno dobbiamo conquistarci la permanenza in Serie A. Il campionato è sempre più competitivo, lo conferma il numero di squadre che partecipano alle coppe europee. Far parte di questo campionato non è una aspetto scontato. Ci sono 127 anni di storia, 40 anni di presidenza Pozzo, 30 anni consecutivi di Serie A che ci spingono ogni giorno a migliorarci”.
C’è qualcosa che con il senno di poi avreste fatto in modo diverso quest’anno?
“Purtroppo il mondo del calcio non permette mai di riscrivere una storia con il senno di poi. Questa è stata una stagione estremamente complicata, anzi nei miei 26 campionati qui all’Udinese questo è stato indiscutibilmente il più difficile che abbia vissuto. È chiaro che dovremo lavorare molto, abbiamo parecchi aspetti da analizzare. Molte analisi sono già state fatte e abbiamo già anche individuato le soluzioni. Che fosse poi una stagione che palesato difficoltà lo dicono le statistiche. Ora riavvolgiamo il nastro, analizziamo in queste settimane tutti i problemi che ci sono stati, e ce ne ne sono stati tanti, e lì ripartire con una chiarezza degli obiettivi che si vogliono raggiungere”.
In un periodo di continui cambi di proprietà (molti dei quali stranieri), la famiglia Pozzo cosa rappresenta per l'Udinese e per il calcio italiano?
“Rappresenta a tutti gli effetti un punto di forza sia verso l’interno che verso l’esterno. Nel momento in cui una società non ha una proprietà riconoscibile come quella di un famiglia, i dirigenti possono soltanto guardarsi allo specchio. Quando invece si ha alle spalle una proprietà presente c’è un confronto continua e una visione che indirizza tutta l’attività. In quasi 40 anni di storia i Pozzo hanno portato managerialità, competenza, innovazione, identificando anche dei pilastri che sono diventati elementi invidiati da altri club, come lo stadio di proprietà, il sistema scouting, l’approccio nella direzione della sostenibilità. Elementi importanti che soltanto la visione di una famiglia competente ha potuto rendere evidente”.
Stadio di proprietà e infrastrutture di altissimo livello. Sono questi i primi due capisaldi del progetto bianconero?
“Certamente, questo è uno degli elementi sui quali abbiamo lavorato parecchio negli ultimi anni. Le infrastrutture sono fondamentali per sostenere un progetto come quello dell’Udinese. Poi c’è ovviamente anche la progettualità tecnica che è comunque sempre stata solida. Ogni anno siamo riusciti a portare dei giocatori che poi sono diventati importanti a livello internazionale. Nonostante il sistema scouting stato copiato da altri club la nostra società esprime dei valori importanti anche a livello di singoli calciatori”.
È necessario mettere mano alla squadra, su quali reparti ci si concentrerà maggiormente questa estate?
“Credo ci sia la necessità di un intervento generale. Anche nelle difficoltà di questa stagione alcuni talenti sono comunque emersi. Nell’ultimo mercato di gennaio avevamo ricevuto grandi richieste per cedere alcuni giocatori. Non sarà facile trattenerli in estate. Questo non significa che non rafforzeremo la squadra in tutti reparti. Andremo a colmare le lacune e migliorarci soprattutto dove sono emerse le maggiori lacune”.
Deulofeu purtroppo è rimasto fuori tutto l’anno: per il futuro l’Udinese potrà tornare a contare anche su di lui?
“Il primo sentimento è quello di profondo senso di rispetto. Gerard è ragazzo che ha lottato da un anno e mezzo contro le avversità. Ciononostante non ha mancato mai al club e ai compagni il supporto in una stagione che è stata particolarmente complicata. La sua situazione è ancora sotto analisi dal punto di vista medico-sanitario. Sono stati fatti dei passi in avanti. Valuteremo se questi sono sufficienti e compatibili per consentire un recupero al 100%”.
Qual è il suo messaggio ai tifosi che mai come ora hanno dimostrato fedeltà alla squadra e unione?
“Un grandissimo grazie, questo il primo messaggio che voglio mandare ai nostri tifosi. La loro vicinanza si è manifestata in maniera evidente. Erano in tantissimi con l’Empoli dove il pullman è stato accolto tra due ali di folla. Erano i tanti anche Frosinone a soffrire ed esultare assieme a noi. Al di là di queste due partite per tutta la stagione sono rimasti vicini alla squadra. In casa abbiamo avuto una media spettatori di 22 mila persone. Credo che abbiano mostrato grande vicinanza e per questo possiamo soltanto ringraziarli".
Quale obiettivo vi ponete come società per il futuro?
“Credo che sia importante innanzitutto lottare per collocarsi in una posizione mediana di classifica, che dia stabilità alla gestione sportiva. Quello permetterebbe di coltivare quel sogno che il patron Gianpaolo Pozzo cita sempre. Il salto successivo, quello che permette di passare alla partecipazione alle coppe, non è grandissimo. La cosa più importante è ritrovare stabilità”.
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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