Sedici anni dopo l’ultima volta, Udine torna a calcare il parquet della Serie A. E tra chi conosce bene il valore di questo traguardo c’è Lino Lardo, ultimo allenatore ad aver affrontato la squadra friulana nella massima serie. Oggi tecnico della JuveCaserta, Lardo ha guidato Rieti in quella storica vittoria al Carnera che, nel 2009, sancì la salvezza dei reatini e la retrocessione della Snaidero. Poi il suo arrivo a Udine, per riportare il nuovo sodalizio bianconero del presidente Pedone di nuovo in A. Alla vigilia del debutto dell’Apu Old Wild West Udine contro Reggio Emilia, il coach ha condiviso con noi emozioni e ricordi.
Coach, che effetto le fa rivedere Udine in Serie A dopo così tanto tempo?
"Rivedere una piazza storica come Udine in A1 fa un enorme piacere, non solo a me e ai tifosi friulani, ma a tutto il movimento del basket italiano. Udine è sempre stata una città di pallacanestro, con grande tradizione e passione. Mi ricordo bene l’ultima partita in Serie A della Snaidero: per noi di Rieti significò la salvezza, mentre per loro la retrocessione. Fu un momento intenso, difficile da dimenticare".
Quella vittoria al Carnera fu decisiva per la vostra stagione: che ricordi ha di quell’annata?
"Fu una stagione complicata, vissuta tra mille difficoltà. Ci giocavamo la salvezza all’ultima giornata, mentre Udine non aveva più speranze. Ma avevo ragazzi straordinari, che nonostante le difficoltà economiche e gli stipendi mancati, non mollavano mai. Quella salvezza fu davvero un’impresa. E il livello del campionato di allora era altissimo: per noi ebbe un valore ancora maggiore".
Si sarebbe mai aspettato che Udine restasse lontana dalla Serie A per 16 anni?
"Sinceramente no. I cicli nel basket esistono per tutti — io oggi sono in Serie B con Caserta dopo anni bellissimi in categorie superiori — ma non avrei mai immaginato che una piazza così importante potesse restare così a lungo lontana dai grandi palcoscenici. È stato un dispiacere per tutto il basket italiano".
Poi a Udine è tornato anche come allenatore: che impressione ebbe della società?
"Arrivai in un momento chiave, in cui si respirava l’ambizione di tornare subito in Serie A2. Il presidente Pedone aveva le idee chiarissime e un progetto concreto. Quell’anno fu molto bello: si lavorava con serietà e si percepiva che la società era già pronta per crescere. Per raggiungere certi obiettivi non bastano giocatori o allenatori: serve un’organizzazione solida, e Udine già allora la stava costruendo".
Conosce bene il presidente Pedone. Che impressione le ha fatto vederlo arrivare fino in Serie A?
"Alessandro è una persona ambiziosa, determinata e con una passione autentica. Già ai tempi in cui lavoravo con lui diceva che avrebbe riportato Udine in Serie A, e lo ha fatto. Gli va riconosciuto: ha investito tanto, non solo dal punto di vista economico, ma anche umano. Si è circondato di professionisti competenti, e questo è stato decisivo. Si merita questo traguardo, e credo che il meglio debba ancora arrivare".
Che stagione si aspetta dall’Apu?
"Il campionato di Serie A è durissimo. Udine dovrà fare un passo alla volta, con l’obiettivo di consolidarsi e mantenere la categoria. Ma la squadra è stata costruita bene, in modo equilibrato. Coach Vertemati, nonostante la giovane età, ha già grande esperienza e competenza. Con il calore del pubblico del Carnera e la mentalità giusta, i presupposti per una buona stagione ci sono tutti".
Può essere l’outsider del campionato?
"È presto per dirlo. In Serie A non esistono squadre deboli, quest’anno il livello è molto alto e sono arrivati tanti stranieri di qualità. Ma Udine ha tutto per sorprendere. Dovrà pensare partita per partita, restando fedele alla propria identità. Il gruppo è solido, e questo conta più di ogni altra cosa".
Infine, un pronostico sul debutto a Reggio Emilia?
"Sarà una gara dura. Reggio ha confermato il suo allenatore e ha una squadra ben rodata. Ritroverò con piacere Troy Caupain, che ho allenato alla mia ultima stagione in bianconero: un giocatore di grande personalità. L’impatto per Udine sarà tosto, ma anche stimolante. Sono curioso di vedere il Carnera vestito a festa per la Serie A: già ai miei tempi era un’arena speciale, immagino oggi cosa significhi per i tifosi tornare lì, dopo sedici anni di attesa".
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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