La rabbia e l’amarezza in questo momento è più comprensibile. Addossare le colpe della situazione a Massimo Oddo è un colpo basso non da poco, allenatore cha ha dimostrato di saperci fare sia con le parole che con la tattica, ma che purtroppo non è riuscito a gestire uno spogliatoio rivelatosi indomabile per praticamente tutti i tecnici dell’era post Guidolin. Malauguratamente il suo nome ora sarà legato al record negativo di 11 sconfitte e non all’incredibile filotto di cinque vittorie di fila ottenute nel dicembre 2017 e che probabilmente sono state frutto di un suo miracolo sportivo.
Dopo 48 ore di fuoco la società ha trovato il sostituto. Dopo numerosi nomi scartati, molti tifosi invocavano la permanenza di Oddo, ma purtroppo questo era impossibile, vista la frattura presente con società e spogliatoio. Come spesso accade è uscito dal cilindro il nome che nessuno si sarebbe aspettato: Igor Tudor. Scelta che ha una sua logica, ma pericolosissima per quanto riguarda il rapporto tra Udinese e la sua tifoseria. Ora probabilmente la contestazione sarà a tutto campo e non risparmierà nemmeno l’allenatore, che si attirerà il fastidio della gente per il suo grande passato alla Juventus e stesso discorso, se non amplificato, varrà per il suo vice Iuliano, icona juventina dopo quel famoso scontro su Ronaldo. Sui social si possono trovare già i primi attacchi alla nuova guida tecnica.
Tudor da calciatore è cresciuto in Croazia all’Hajduk Spalato e poi è passato come dicevamo alla Juventus, dove in 7 anni ha collezionato 110 presenze e 15 reti, sollevando, una coppa Intertoto, 2 Scudetti e 2 Supercoppe Italiane. Ha vinto nel 2001 il premio come miglior giocatore croato. Difensore vecchio stampo, fisicamente dotato e con un ottimo stacco aereo, con un’agilità tale però da permettergli anche di giocare al bisogno come centrocampista. Proprio per queste sue caratteristiche nella stagione della prima qualificazione in Champions Pozzo provò ad acquistarlo dalla Vecchia Signora, dove il ciclo si stava chiudendo, ma alla fine non se ne fece nulla. Un anno da titolare al Siena, poi il ritorno alla Juventus, dove però non giocò mai per i troppi problemi fisici. Il ritorno nella stagione 2007-2008 all’Hajduk Spalato per chiudere la carriera, ma gli infortunii gli permisero di giocare solo 8 partite, per poi doversi ritirare a soli 30 anni.
Da qui la partenza della carriera come allenatore, sempre all’Hajduk, facendo da assistente tecnico ad Edy Reja, secondo contatto con il Friuli dunque per lui (proprio Edy avrebbe spinto l’Udinese a mettere sotto contratto Tudor). Quattro anni a Spalato facendo prima l’assistente e poi l’allenatore delle giovanili, poi un anno da vice allenatore della Croazia per poi tornare all’Hajduk come tecnico della prima squadra. Qui la sua esperienza dura poco più di una stagione. Vince una Coppa di Croazia, ma nell’annata successiva si dimette. Il carattere c’è e questo lo spinge ad accettare anche piazze complicate. Passa al PAOK Salonicco (balzato agli onori recenti della cronaca a causa del suo presidente, sceso in campo al termine del match con l’AEK Atene con una pistola). Anche qui però a tre quarti di stagione arriva la frattura, Tudor infatti aveva ottenuto una serie di risultati negativi e aveva criticato spesso la qualità della rosa a disposizione. Si trasferisce quindi in Turchia nella stagione 2016-2017, al neopromosso Karabukspor, dove i suoi buoni risultati attirano l’interesse del Galatasaray, che gli fa accettare il ruolo di traghettatore fino a fine anno. Poi però nel 2017-2018 viene esonerato a dicembre dal Gala nonostante la squadra fosse in piena corsa per vincere il titolo. Una carriera dunque già ricca di alti e bassi, ora a Udine non approda in una piazza turbolenta, ma arriva sicuramente in una situazione caldissima e dovrà riuscire nell’impresa non semplice di far cambiare idea a tutti i tifosi che lo hanno già etichettato come il prossimo fallimento del periodo più buio dell’era Pozzo.
Il carattere per resistere al suo passato da juventino e alle critiche, che inevitabilmente pioveranno su di lui, lo ha. Avrà anche le capacità per evitare che l’Udinese crolli nel baratro? Ai posteri l’ardua sentenza.
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