Durante l'estate i dirigenti a Milano i tifosi sotto l'ombrellone, iniziano ad immaginare e a pensare come dovra' essere la squadra il prossimo anno. Bisogna comprare tizio, vendere caio, serve un attaccante alto un regista coi piedi buoni insomma ognuno di noi ha la sua ricetta. Le grandi squadre puntualmente spendono centinaia di milioni, i presidenti si svenano per dopo magari trovarsi,come è successo quest'anno con l'Atalanta, superati in classifica da chi ha speso un terzo o un quinto di loro o dopo magari aver comprato per decine di milioni i loro giocatori migliori.Si sa,il calcio non è una scienza esatta,e per fortuna aggiungo io. Pensando a questo semplice concetto mi è tornato alla mente la storia incredibile del Perugia di Serse Cosmi.

Correva l'anno 2000,il focoso presidente della squadra umbra attanagliato da problemi legali cerca di vendere il club stanco di tutti i guai e i soldi che la squadra gli ha portato e fatto spendere.Le varie trattative saltano,e il buon Luciano quasi in segno di protesta decide allora di allestire una squadra a costo zero..o quasi. Ingaggia un'allenatore semi sconosciuto,con uno stipendio da serie B (forse..anche meno) 150 milioni di vecchie lire,vende i giocatori migliori e acquista giocatori tutti da serie inferiori,insomma allestisce una squadra che per i bookmakers è già retrocessa ancora prima di cominciare il campionato. Nella formazione titolare delle prime giornate,pensate un po,ci sono ben due giocatori che l'anno prima giocavano tra i dilettanti,uno ce lo ricordiamo bene è un ex bianconero Mirko Pieri esterno sinistro di grande corsa, l'altro ora è un ottimo allenatore in serie B, Cristian Bucchi all'epoca attaccante.

Nessuno scommetterebbe una lira su questa squadra improvvisata,ma il calcio appunto non è una scienza esatta,e le motivazioni tante volte ti fanno superare i possibili limiti tecnici. Morale della favola il piccolo Perugia disputa un ottimo campionato (ne seguiranno altri 3),addirittura il primo anno si qualificano per l'Intertoto e l'anno succesivo per quella che all'epoca si chiamava Coppa Uefa, i protagonisti di quella squadra cambiarono la loro carriera,direi anche la loro vita restando (molti non tutti) in serie A per molti anni.Il buon Luciano fece pace con la tifoseria e torno' ad essere il primo tifoso della squadra umbra, passo' per un genio del calcio e incassò plusvalenze incredibili nei successive sessioni di mercato.

Questo per dire che non sempre basta spendere per fare una squadra competitiva, servono motivazioni, voglia di emergere e un alchimia di squadra dove oon ci siano giocatori viziati che restano imponendo condizioni al club o vedano la propria squadra come un limite,un giocatore motivato che non vede l'ora di scendere in campo è molto piu importante del cosiddetto campione o presunto tale che scende in campo per timbrare il cartellino o raggiungere obiettivi personali.

Sezione: Focus / Data: Ven 07 giugno 2019 alle 15:15
Autore: Martino Pavan
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