Una settimana calda, in tutti i sensi, quella appena cominciata per il mondo bianconero. L’Udinese Calcio è infatti a un passo da quella che potrebbe essere una svolta epocale nella propria storia: la cessione del club da parte della famiglia Pozzo al fondo statunitense Guggenheim Partners, guidato dal miliardario Mark Walter, è ormai entrata nella sua fase decisiva.
Il closing potrebbe arrivare a giorni, anzi forse a ore, in Lussemburgo. È lì che si consumerà il passaggio di consegne, con la firma sull’atto ufficiale di compravendita. Resta ancora da chiarire un punto tutt’altro che secondario: Pozzo cederà il 100% delle quote o manterrà una partecipazione di minoranza? Le parole del patron Gianpaolo Pozzo, pronunciate appena qualche giorno fa durante l’evento dedicato a Zico allo stadio, sembrano propendere per la seconda ipotesi.
"L’obiettivo è quello di ispirarsi al modello Atalanta", ha dichiarato il presidente, facendo riferimento al progetto portato avanti da Antonio Percassi e dal fondo americano guidato da Stephen Pagliuca, comproprietario anche dei Boston Celtics. Anche Pozzo, dunque, vorrebbe restare nel club con una quota minoritaria (intorno al 20%), contribuendo allo sviluppo sportivo e garantendo una transizione graduale verso la nuova proprietà.
Il negoziato ha vissuto un fisiologico rallentamento nei giorni scorsi, con lo slittamento del closing originariamente previsto per venerdì 7 giugno. Ma il “treno” della trattativa è ripartito rapidamente e ora corre verso il traguardo. L’accordo sarebbe stato già trovato nei suoi aspetti economici principali, con una valutazione complessiva del club che supera i 185 milioni di euro. Il fondo Guggenheim, dal canto suo, ha già messo sul piatto un piano di investimenti da 1,6 miliardi di dollari per acquistare altri club in Europa: l’Udinese sarebbe il “fiore all’occhiello” di una nuova galassia calcistica internazionale.
Se il closing dovesse sancire la cessione dell’intero pacchetto azionario, si concluderebbe ufficialmente l’era Pozzo. Un’era iniziata il 28 luglio 1986 e durata quasi quattro decenni. Gianpaolo Pozzo è il presidente più longevo della Serie A, superato solo dalla dinastia Agnelli alla Juventus. Sotto la sua guida, l’Udinese ha vissuto le pagine più belle della propria storia recente: la lunga permanenza in Serie A, le qualificazioni europee, la partecipazione alla Champions League, la costruzione di uno stadio di proprietà all’avanguardia, la valorizzazione di decine di talenti internazionali.
Anche in caso di uscita totale dalla società, non è da escludere che la famiglia Pozzo possa continuare a operare sul mercato nei prossimi mesi per completare alcune operazioni in entrata e uscita. Non a caso, Gino Pozzo starebbe trattando la cessione dei tre gioielli della rosa – Lucca, Bijol e Solet – con l’obiettivo di portare a casa oltre 80 milioni di euro di plusvalenze.
L’arrivo del fondo Guggenheim fa sognare molti tifosi, attratti dalla possibilità di un salto di qualità tecnico e finanziario. Ma l’entusiasmo si accompagna anche a una naturale prudenza. I fondi americani non fanno beneficenza, puntano al ritorno economico e possono interrompere gli investimenti se i risultati non arrivano. Il rischio, come dimostrano altri precedenti nel calcio europeo, è che la passione lasci il posto ai bilanci.
E poi, c’è la questione dell’identità. Sempre meno sono i club italiani guidati da famiglie del territorio. L’Udinese è stata un’anomalia virtuosa, un modello spesso studiato, apprezzato e replicato. I tifosi sono grati a Gianpaolo Pozzo e alla sua famiglia, molti di loro sperano ancora che non lasci del tutto. In ogni caso, si augurano che chi arriverà abbia rispetto, visione e amore per questi colori.
L’era Pozzo volge al termine. Resta da capire se sarà un addio o un arrivederci. In ogni caso, per l’Udinese è davvero l’inizio di una nuova era.
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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