Per la prima volta in modo ufficiale, Gianpaolo Pozzo ha confermato l’esistenza di una trattativa per l’ingresso di un fondo americano nell’Udinese. Lo ha fatto a margine dell’evento organizzato per celebrare Zico al Bluenergy Stadium, in un’occasione carica di significato e simbolismo. Parlando ai giornalisti presenti, il “paron” ha espresso con chiarezza la volontà della famiglia di restare nel club, ma affiancata da un partner forte: “È una trattativa importante, ma non è ancora conclusa. Le nostre aspettative sarebbero quelle di imitare una provinciale diventando una squadra a livello nazionale come l’Atalanta”.
Parole che segnano una svolta. Perché se è vero che non si parla di un addio totale, è altrettanto chiaro che l’Udinese si appresta a vivere una fase di trasformazione profonda, che potrebbe definirsi già nei prossimi giorni.
Il modello Atalanta come faro
I Pozzo, dunque, non intendono vendere tutto, ma puntano a cedere fino all’80% del pacchetto azionario, mantenendo un 20% e la guida sportiva, almeno per i prossimi anni. Un’operazione che, nei fatti, ricalcherebbe quanto già fatto dalla famiglia Percassi con l’Atalanta, dove l’ingresso del fondo americano Bain Capital non ha cancellato l’identità gestionale del club, anzi l’ha potenziata. Per crescere, oggi, non bastano più idee e intuizioni, servono anche capitali freschi. In un calcio dove le regole del gioco sono dettate da fondi e conglomerati globali, inserire risorse esterne diventa un passaggio quasi obbligato per chi vuole alzare l’asticella. Ed è questo il passo che l’Udinese – dopo oltre 40 anni sotto la stessa proprietà – si prepara a compiere.
Una trattativa complessa, ma ben avviata
La trattativa era attesa al closing venerdì scorso in Lussemburgo, ma il nodo del 20% ancora in mano ai Pozzo potrebbe aver rallentato i tempi. Si tratta comunque di un rallentamento fisiologico, più che di un vero ostacolo. Anche perché sul tavolo ci sono 185 milioni di euro, oltre agli oneri legati al bilancio di fine stagione e alla complessa organizzazione della Supercoppa Europea del prossimo 13 agosto, che si giocherà proprio a Udine. Nonostante tutto, le parti sembrano vicine. Il fondo interessato – riconducibile a New York – ha mire ambiziose, e avrebbe già stanziato ulteriori 1,6 miliardi di euro per creare una rete di club in Europa, di cui l’Udinese rappresenterebbe un asset centrale. Non più solo un’“eccellenza provinciale”, ma un progetto internazionale con radici solide e ambizioni nuove.
Pozzo, tra prudenza e visione
Le parole di Gianpaolo Pozzo, come sempre, sono state misurate e oneste: “Noi agiamo per il bene dell’Udinese, per fare l’Udinese più grande. Se non riusciremo a raggiungere un accordo soddisfacente, continueremo come stiamo facendo da oltre quarant’anni”. Un messaggio chiaro alla tifoseria: nessun passo sarà compiuto senza garanzie, né sul futuro sportivo né sull’identità del club. Ma anche un’ammissione realistica: i tempi sono cambiati, e per continuare a crescere serve aprirsi al mondo.
Un nuovo inizio?
È legittimo aspettarsi qualche ulteriore ritardo, ma tutto lascia pensare che questa sarà la volta buona. Al contrario del passato – basti pensare ai tre tentativi falliti di cessione a Zamparini negli anni ‘90 – oggi ci sono tutti i presupposti per concludere un accordo storico. E se davvero si arriverà alla fumata bianca, inizierà una nuova fase per l’Udinese. Una fase in cui la competenza della famiglia Pozzo potrebbe affiancarsi alla potenza economica di un partner globale. Una fase in cui il club, forte del suo stadio di proprietà e della sua reputazione, potrebbe ambire a qualcosa di più della semplice salvezza.
Il futuro è tutto da scrivere. Ma mai come oggi, l’Udinese è pronta a sfogliarne una nuova pagina.
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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