Oggi, 25 maggio 2025, Gianpaolo Pozzo compie 84 anni. Un compleanno speciale, carico di significato. Non solo perché segna un nuovo traguardo per l’uomo che ha guidato l’Udinese per quasi quarant’anni, ma perché potrebbe essere l’ultimo da patron del club. La trattativa con un fondo americano – ormai in fase molto avanzata – potrebbe infatti chiudersi a stagione conclusa, segnando una svolta epocale nella storia del club friulano e, di riflesso, anche del calcio italiano.
Pozzo ha scritto pagine indimenticabili della storia bianconera. Arrivato nel 1986, ha trasformato un club provinciale in una realtà solida, rispettata e stabilmente presente in Serie A per 31 stagioni consecutive. Ha portato l’Udinese in Champions League, costruito squadre memorabili e regalato alla città uno stadio di proprietà moderno, funzionale e sostenibile, che ad agosto ospiterà la prestigiosa Supercoppa UEFA.
Pozzo è stato un innovatore, uno dei primi a strutturare una rete di scouting globale, capace di scoprire talenti in Africa e in Sudamerica quando ancora il mondo non guardava lì. Ha creato un modello replicato da molti, anticipando i tempi, sapendo vendere bene e acquistare meglio. Ha costruito un’identità per il club, puntando sulla sostenibilità e su una visione di lungo termine.
Per questo lasciare oggi non è semplice. Gianpaolo Pozzo è un tifoso dell’Udinese, non solo il proprietario. Non ha mai nascosto il suo amore per la squadra e per la città. In passato, più volte ha detto "no" a ricchissime offerte pur di non cedere la sua “creatura”. Nel 2016 fu vicinissimo a cedere il club alla Red Bull di Dietrich Mateschitz, ma fu proprio lui a bloccare tutto sul più bello. Non per una questione economica, ma per una questione di cuore. Lo stesso è accaduto quando il fondo 90 Fifth Avenue Partners Llc ha bussato alla porta. Anche in quel caso, dopo un primo interessamento, è arrivato il no.
Ma oggi il calcio è cambiato, e con esso è cambiata anche l’Udinese.
Perché oggi è diverso?
Negli anni ‘90 e 2000 il “modello Udinese” funzionava perché i mercati erano meno battuti, i software meno diffusi e le grandi squadre meno aggressive sui giovani. Potevi pescare in acque poco conosciute, con la possibilità di sbagliare ma anche di scoprire dei gioielli. Oggi quelle stesse acque sono affollate e i club top firmano i talenti appena maggiorenni. Non solo: i costi sono esplosi e il margine di guadagno si è ristretto, anche perché molte società inseriscono clausole sulle future rivendite che riducono ulteriormente le plusvalenze.
E mentre un tempo le grandi squadre erano in mano a famiglie italiane, oggi il calcio europeo è controllato da fondi americani, asiatici o arabi. L’Europa ha perso centralità economica, e i capitali per competere sono sempre più lontani da Udine. La concorrenza è feroce e anche una società solida come l’Udinese rischia di non essere più all’altezza, senza un’iniezione di risorse fresche.
Un passaggio inevitabile (ma gestito con intelligenza). Non è detto che l’addio di Pozzo sia totale. L’accordo con il fondo americano – ancora top secret, ma secondo i rumors si tratterebbe di un’operazione da oltre 150 milioni di euro – potrebbe ricalcare il modello Atalanta, con i Pozzo ancora coinvolti nella gestione tecnica e sportiva. Tutto lascia pensare ad un passaggio di consegne graduale, ordinato, senza strappi.
In questo scenario, Pozzo potrebbe diventare presidente onorario, o comunque restare come garante della continuità e della cultura aziendale. Perché se oggi l’Udinese è una delle società più solide del calcio italiano, il merito è soprattutto suo.
Evolversi o scomparire. Il calcio di oggi impone un salto, una trasformazione, un cambiamento profondo nella struttura finanziaria e commerciale di un club. L’Udinese deve cambiare pelle per restare competitiva, e se davvero questa sarà l’ultima primavera di Gianpaolo Pozzo da proprietario, allora è giusto celebrarlo per quello che ha fatto: portare un club di provincia ai vertici del calcio italiano ed europeo, sempre con passione, visione e attaccamento.
E quando un giorno ci sarà il passaggio di consegne ufficiale, Udine saprà che tutto è stato fatto nel rispetto della storia e con l’obiettivo di costruire un futuro altrettanto solido. Se oggi si può vendere a caro prezzo, è perché Pozzo ha costruito valore. Anche questo è amore. Anche questo è leadership.
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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