Di Natale e l'Udinese meritano un lieto fine. Una storia d'amore lunga 12 anni non può chiudersi in questo triste modo. Serve una chiusura felice, affettuosa, un saluto spettacolare che quel numero 10 si è conquistato sul campo a suon di gol e record. Udine è la casa di Totò e l'Udinese è la sua famiglia. Serve riconoscenza per uno giocatore che per amore di Udine, città che ha sentito sua e che lo ha fatto sentire apprezzato e importante, ha saputo dire di no alle grande squadre, ai contratti milionari e al blasone. "Juve? No, grazie. Quando una parola è data, è quella. Mi piace dire che ho fatto come Totti e Del Piero, sono diventato una bandiera". Di Natale è e sarà la bandiera di questa squadra e in queste ultime tre partite deve tornare ad essere protagonista.

Dopo alcune settimane passate tra silenzi, parole non dette, porte chiuse e un clima da separati in casa, ieri sera, dopo la partita contro l'Inter, De Canio ha fatto il primo passo. Un'apertura verso Totò che il capitano può e deve saper cogliere. "Forse la scorsa settimana mi sono espresso male. Lui si è fatto male e ho detto che per questo la porta era chiusa. Vado avanti per la mia strada concoerenza, chiaro che per lui la porta è aperta se viene a bussare. Anche in queste partite finali. Non ce l'ho mai avuta con lui, perché dovrei chiudergli la porta? Mi auguro che venga a bussare anche per preparare per lui un degno finale di carriera se avesse voglia di smettere. Sono a sua totale disposizione, anche la squadra, vogliamo che abbia il giusto riconoscimento. Le decisioni dell'allenatore sulla squadra da mandare in campo derivano da valutazioni tecniche, non personali. Lui mi è anche simpatico. Io non l'ho mai messo fuori rosa, Totò è un giocatore dell'Udinese a tutti gli effetti. Io ho solo fatto capire che volevo certe cose. Ora che l'obiettivo è raggiunto mi farebbe piacere che anche lui come gli altri volesse partecipare, ma non dipende da me. La mia porta è sempre stata aperta".

Ora non dipende più solo dal mister bianconero. La porta è aperta e Totò deve rientrare in quella che è la sua casa. Che ci sia rabbia e frustrazione nel capitano è capibile. Un trattamento così non se lo sarebbe aspettato. Ora però deve fare quel primo passo, mettendo da parte quell'orgoglio che in questo momento sta frenando tutto. Il Friuli lo aspetta per dedicargli l'ultimo grande tributo nel suo stadio. La piazza lo aspetta a braccia aperte e con il cuore in mano.

 

Sezione: Primo Piano / Data: Dom 24 aprile 2016 alle 14:30
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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