Pierpaolo Marino, ex direttore dell'area tecnica dell'Udinese e che ha chiuso l'anno scorso un'esperienza decennale, ha parlato ai nostri microfoni durante la trasmissione Warm Up per dire la sua sul momento complicato che sta vivendo la squadra friulana, in piena lotta per non retrocedere.
Un primo parere sull'Udinese e sul come mai sia in una situazione così complicata:
“Sono un estimatore di questa squadra, la seguo da appassionato di Udinese. In base all’esperienza maturata in questi anni di carriera, stimando tutti i giocatori che compongono la rosa dell’Udinese che mi sembra ben attrezzata e che vale ben altra classifica, ritengo che la situazione creatasi sia legata a motivazioni e senso di appartenenza dei giocatori. Evidentemente non sanno cosa significa vestire una maglia così importante e storica, questo probabilmente può essere alla base soprattutto dell’incredibile rendimento interno dove invece negli ultimi campionati lo Stadio Friuli era stato un fortino. Non ricordo nella mia carriera di aver mai avuto una squadra con una sola vittoria in casa in campionato, non credo ci siano problemi tecnici o tattici, è un problema di mentalità, nei miei ultimi anni l’Udinese aveva sempre guardato al decimo posto non agli ultimi, tanto che il patron richiamava sempre l’attenzione sulla metà sinistra della classifica. Forse questa mentalità di guardare verso la metà sinistra della classifica è rimasta anche nei nuovi creando una situazione di classifica abbastanza antipatica in casa Udinese”.
Cosa può fare un dirigente e la società più in generale per riuscire in questo momento a dare una sterzata?
“La proprietà è esperta e navigata sia nella figura del presidente Giampaolo Pozzo che nella figura di Gino Pozzo. C’è però poi bisogno del lavoro quotidiano sul senso di appartenenza da parte di tutti, di sapere per cosa si combatte e per quali obiettivi, è un problema legato proprio allo spogliatoio dell’Udinese, non è un demerito di Cioffi, ha impostato bene la squadra, gli si possono muovere pochi appunti. Se si pareggia o si perde sempre negli ultimi minuti di recupero e si sprecano così 17 punti è un segnale che qualcosa che a livello d’intensità e concentrazione non c’è. A volte si sbaglia l’inizio della partita, altre volte il finale. Questo si migliora solo nella comunicazione con la squadra”.
Cioffi con lei mosse i primi passi a Udine e furono molto positivi:
“Io l’ho subito voluto quando abbiamo avuto difficoltà con Gotti perché nella gestione di Lazio-Udinese mi aveva colpito molto, quando Gotti era affetto dal Covid e non poteva seguire la squadra. Mise in campo tutte le sue capacità tecniche e caratteriali vincendo 1-3 una partita bellissima nonostante i cinque sei assenti. Mi diede la sensazione di essere un primo e non un secondo e quando abbiamo avuto difficoltà il primo nome è stato il suo. Come me è uno che non manca mai sul lavoro, 24 ore su 24, se non serviva tornare a casa non ci andava e si lavorava anche nei giorni di vacanza, è quella dedizione che è importante per raccogliere i frutti del proprio lavoro. Devo dire che con Sottil fu però la stessa cosa, con Cioffi siamo riusciti a fare 48 punti, con Sottil 47, sono campionati che forse non apprezzavamo come sarebbero apprezzati oggi vista la difficoltà di fare punti in Serie A”.
Quanto rischia la retrocessione secondo lei l'Udinese?
“Sono convinto che l’Udinese si salverà, soprattutto se il gruppo squadra capirà quale sia la mentalità da mettere in campo e quali siano le attitudini da seguire per una guerra difficile come quella per non retrocedere. Spero che i giocatori la recepiscano ma sono convinto che se ne tireranno fuori grazie a un pubblico straordinario che non ha mai fatto mancare il suo apporto alla squadra, di questo forse i giocatori non se ne rendono conto. Sono meravigliato, e penso siano dovuti alla squadra, da alcuni problemi che ci sono stati per esempio nella gara con il Torino, quello di Udine è un pubblico appassionatissimo, allo stadio li senti nel cuore, mi ha disturbato molto la mancanza di risultati casalinghi, sicuramente non è consona a quello che il pubblico dà allo stadio. Sono sicuro che ne verranno fuori ma dubito si possa risolvere la pratica in breve tempo, le ultime tre gare nel calendario assomigliano a un playout, spero ci si tiri fuori prima perché altrimenti può farsi difficile. Ci metto la mano sul fuoco sulla salvezza, non voglio neanche pensare ad altro, mi si spaccherebbe il cuore”.
Lazar Samardzic a che punto è della sua crescita?
"E' arrivato secondo me al punto focale, le sue potenzialità sono pronte per essere espresse al massimo, ha bisogno di continuità. Un campionato così difficile e duro per l'Udinese non agevola un suo lancio definitivo, ma credo sia pronto per un'esplosione definitiva e totale, ad oggi abbiamo avuto solo sprazzi della sua qualità. Un campionato come quelli precedenti per quanto riguarda la classifica avrebbe potuto favorire la sua affermazione. Il fatto che un giocatore così tecnico debba affermarsi in una squadra impegnata in una lotta così fa diventare tutto più difficile".
Cosa c'è nel futuro di Pierpaolo Marino? Molti tifosi la rivorrebbero a Udine:
"Per me l'esperienza con l'Udinese è stata bellissima. Il terzo posto con Zaccheroni, la partita epica di Leverkusen quando battemmo una squadra che aveva i vari Ballack ed Emerson in squadra. Fu una nottata indimenticabile, il ritorno ad Udine con l'aeroporto di Trieste stracolmo con tantissimi tifosi che alle tre di notte ci aspettavano, ricordava più il rientro di una squadra del sud da cui provengo più che del nord. Quella nottata forse fu il culmine di quell'esperienza all'Udinese. Negli ultimi anni ricordo comunque partite storiche come quella con l'Inter dell'anno scorso, la vittoria sulla Juventus con gol di Fofana all'ultimo, tanti ricordi eccezionali. Per quanto riguarda le prospettive professionali mi aggiorno, lavoro con tre università per i master per i nuovi dirigenti del calcio, devo scegliere bene il mio futuro, ho ancora tanta energia e passione. Amo questa terra, ci vivo, l'Udinese è sempre nei miei sogni e nel mio pieno affetto, cercare avventure fuori non sono molto propenso, ho rinunciato già ad un paio di situazioni che mi erano state prospettate, una era di Serie A. Sono ad un punto della carriera dove guardo avanti ma so che c'è un ricambio generazionale, c'è bisogno di trovare le condizioni idonee, seguirò con molta passione e da tifoso l'Udinese perché mi sento uno di loro con quelli della Curva Nord, sono sempre stati al nostro fianco, mi hanno sempre fatto sentire stima e affetto che ricambio".
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