La tifoseria friulana è speciale. In qualche maniera, unica al mondo.
Va bene: circostanzio.
Alla seconda giornata, prima effettivamente giocata, di questo strano campionato la Biancanera perde a Verona dopo che Favilli (ormai sparito dai radar) sfrutta un doppio rimpallo e risolve una gara condotta blandamente alla pari da entrambe le squadre. I supporter della Piccola Patria crocifiggono l'Udinese... E che giocatore Favilli! Possibile non averlo preso a Udine? Inutile, sostenevano, ruminare che il pari sarebbe stato più giusto: chi segna ha ragione.
Passa un girone ed anche più; al vecchio-nuovo Friuli va in scena una delle gare meno appassionanti da quando l'uomo inventò il cavallo. A cinque minuti dal termine, Milenkovic sbaglia la marcatura su Nestorovski ed il macedone, in posizione perfetta, lo fulmina. Commento: gara pessima, vittoria non meritata; oggi ad una trasmissione internettiana qualcuno ha sostenuto che gare come queste allontanano i giovani dal calcio.
Ma siete sicuri? Siete sicuri di avere in mano la verità assoluta e non magari il cinque di bastoni?
Mi hanno detto di guardare le gare dello Spezia: loro sì che giocano bene! Io, che sono testa di calcio, mi perito anche di annoverar me stesso fra gli sfortunati che collezionano sbadigli quando vedo quell'infinito passaggio di palla, sessanta scambi tutti orizzontali, cercando la verticalizzazione. Contro questo Parma, scadente, due volte va loro bene. Contro l'Udinese, che invece di spazi ne concede pochi, a Musso fan passare una giornata di tutto riposo.
Esattamente come la Viola, edizione pallidissima della formazione 'di tutte squadre tu sarai regina': hanno preso giocatori potenzialmente fortissimi spesso imbrocchendoli, ad iniziare da Pulgar, non lo nego uno dei miei preferiti. Ieri si è giocato a prendersi il punticino e vivacchiare: in casi come questi non bisogna però smoccolare se l'avversaria mette dentro l'unica palla-rete di tutta la gara.
E non devono pontificare quelli che ai colori bianco e nero tengono: gare sporche come queste, portate a casa con cinismo e il minimo sforzo, gare che portano tre punti contro la Fiorentina dopo sei insuccessi e tre pari, devono essere quantomeno accettate. Pensino, gli amanti bianconeri, all'ingresso positivo di Arslan, a quello senza paura del ragazzino Braaf; pensino che dei giocatori di maggior talento, ieri, l'Udinese poteva schierare il solo De Paul: avendo, Gotti, fuori contemporaneamente Pussetto, Deulofeu, Forestieri e Pereyra.
E tutto questo concesso alla modesta Fiorentina (per la 'felicità' di Daniele Pradé e soprattutto del Rocco internazionale, del quale immagino il rosario davanti ad un megaschermo americano), l'Udinese non ha rischiato nulla. Nulla. Nulla. Solo un corollario di calci d'angolo, pericolosi solo per gente come me: da bambino, tre corner-un rigore.
Questa vittoria, che issa l'Udinese a quota 28 punti, avvicina di molto la formazione di Gotti alla permanenza in serie A. La quale, sia chiaro, non festeggerò con caroselli o la solita litania agiografica sugli anni consecutivi in massima serie. In ogni caso, vorrei puntualizzare una piccola cosa.
Questo portale, ed in particolare il suo direttore (endorsement da richiesta d'aumento di stipendio) fu bersagliata da, diciamo così, urbane proteste quando si permise di eccepire che un passaggio di Rodrigo col numero diéz dal bianconero al viola fosse tutt'altro che un passaggio di livello, quantomeno nel breve periodo. Con qualcuna di quelle urbane proteste, forse, ci saremmo potuti anche arricchire e rendere felice il mio carissimo Bro-avvocato. Si decise, correttamente, di 'abbozzare' e guardare avanti.
A posteriori chi aveva ragione? I tifosoidi con le lenti a contatto colorate, segnatamente quelli che affollavano l'Allianz di Torino per scrivere '-39' con lo scotch sulle barriere che contenevano il settore ospiti? O forse chi si autodefinisce testa di calcio, e sostiene che De Paul deve lasciare questa bellissima terra solo per un'offerta irrinunziabile, ed il Liverpool lo sarebbe senza alcun indugio?
Di certo i tifosoidi di cui sopra non possono urlare al loro patròn 'devi spendere'. Commisso di soldi ne ha cacciati, veri, e molti: ma se autentiche bandiere come Pezzella e promettenti giocatori come Milenkovic nicchiano sul rinnovo, qualcosa deve per forza essere stato sbagliato. Ad iniziare da un allenatore fiorentinamente intoccabile, che ho ammirato per la forza di carattere nel passare un momento personale difficile, nel rinunciare ad un'offerta importante per accompagnare una persona cara verso l'ultima tappa della vita; ma che non avrebbe dovuto rimettersi in gioco. Non dopo la magra genoana. Non a Firenze, dove viene (giustamente) venerato dopo il miracolo-Champions. Di oltre un decennio fa.
Potrà anche vincerle tutte, di qui alla fine. Resta il fatto che chi giudica Gotti un allenatore scadente chiamandolo ironicamente 'Maestro' dovrebbe guardare in casa d'altri.
E dirmi chi avrebbero dovuto chiamare.
Sì: De Zerbi o Di Francesco sarebbero scommesse che io accetterei con entusiasmo. Ma di scommesse si tratta. E Zenga, Semplici e compagnia non mi paiono particolarmente superiori all'adriese.
A Crotone il 'mio' Stroppa è stato alla fine giubilato. Fa spazio ad un vecchio corsaro della panchina italiana, quel Cosmi che deve la notorietà a due aspetti, tutto sommato relativamente calcistici.
L'imitazione che ne fece Maurizio Crozza qualche lustro fa.
La maglietta chiesta a Ronaldinho quando la sua squadra scese al Camp Nou nei gironi di Champions. E nemmeno lo commento, un gesto del genere.
Camp Nou: ieri ho avuto la fortuna di vivere Campodarsego-Manzanese vicino a Felipe, che di quella partita fu protagonista ed oggi vive una nuova giovinezza in maglia Orange. La nostalgia mi ha attanagliato; ma una consapevolezza, anche.
Non sono partite come quella di ieri a togliermi dal cuore e dalla mente la storia della squadra che seguo.
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