Non parrebbe un gran dilemma. La risposta è scontata. Meglio bella! Eppure a guardare i dati più elementari del calcio non è così.

Nove a tredici (9 - 13). Questo è il risultato di Velazquez vs. Nicola. Dodici partite per entrambi, con la sola differenza che il secondo ha subito la preparazione del primo. Il numero degli infortuni muscolari di questa stagione lascia più di un dubbio sulla preparazione estiva. Solo per fare alcuni nomi, e spero non si offenda chi scordo: Samir, Barak, Badu, Behrami, Ingelsson, Pezzella, D'Alessandro, Teodorczyk e per poco l'ha scampata bella Okaka, i cui problemi muscolari però sarebbero dipesi dal trattamento avuto a Londra più che dalla preparazione invernale a Udine.

Ma torniamo ai numeri ed alla sfida dell'estetica vs solidità. La squadra di Velazquez, ammesso che fosse davvero bella, lo era per tratti di partita: non ricordo 90 minuti di bel gioco quest'anno. L'anno scorso solo nella partita d'andata contro il Verona si rivide l'Udinese che fu del maestro Guidolin. Nelle altre partite abbiamo sempre dovuto alternare fasi buone ad altre pessime (Sampdoria, Bologna...). Ricordo anche la partita ad Empoli quest'anno. Ma, concedetemi di avere un'opinione un po' integralista, senza equilibrio non c'è bellezza: c'è la partitella dell'oratorio, tutti a correre, azioni su azioni e difese a farfalle. Ad Empoli una grande fase offensiva, tanta sfortuna, ma una difesa in pieno stile Caporetto costò la panchina al poco esperto allenatore iberico.

Dicevo, i numeri, quelli elementari ed inconfutabili: Velazquez 9 punti in 12 partite, 11 gol fatti e 18 subiti. Nicola 13 punti in 12 partite, 8 gol fatti e 13 subiti. Il primo ha avuto a favore due decisioni sbagliate di arbitro e VAR (Torino e Bologna), il secondo almeno tre contro (Frosinone e Sampdoria). Velazquez comunque ha fatto segnare all'Udinese 3 gol in più del tecnico piemontese, quest'ultimo ha subito ben 5 gol in meno. Il primo ha vista inviolata la porta della propria squadra per due volte; il secondo cinque volte, quasi la metà delle partite.

I numeri sembrano dare ragione a Nicola, di sicuro quelli più importanti, i punti conquistati. Con quella media punti ora saremmo a 26 in classifica, abbastanza tranquilli. Invece ogni domenica è una finale, siamo sempre lì vicini al burrone che porta alla serie B. L'Empoli ha comprato Farias e Dell'Orco (poco nome, tanta resa), il Bologna ha preso Sansone, Soriano, Edera e Lyanco con Mihajlovic in panchina, il Cagliari ha visto tanti giocatori infortunarsi ma ha vinto una partita importantissima contro il Parma. Noi ogni domenica dobbiamo fare i conti di quanti siamo e nessuno ha posto rimedio.

A favore di Nicola, ma in fondo anche come scusante ai pochi punti fatti da Velazquez, voglio portare anche due esempi:

A) Iachini. A Udine, abituati bene negli anni di Zaccheroni, Guidolin, Spalletti, Marino ed ancora Guidolin, il brutto calcio è vissuto come un'offesa. Altre volte ho avuto modo di dire che teniamo sul naso un paio di occhiali che non vanno più bene per le diottrie odierne. Ora la rosa non ha giocatori con piedi buoni. L'Udinese da due anni non ha un regista, ha una sola mezzala (Barak) che sa far funzionare le geometrie di gioco e per di più è sempre infortunata. Non ci si può aspettare che Fofana, Behrami e Mandragora facciamo calcio champagne. A tutto c'è un limite! Iachini, qua bistrattato ed esonerato dopo solo sette partite, ha salvato un Sassuolo in crisi, ha battuto per ben due volte l'Udinese ed ora fa vedere il calcio più bello della parte destra della classifica. Anche un allenatore difensivista, tatticista, con i giocatori giusti può far vedere un bel calcio. Ma se non li hai, se ti svuotano la panchina e se ti acquistano infortunati, il miracolo diventa vincere. Solo ora capisco perché il povero Velazquez si sentiva costretto a mettere De Paul regista di centrocampo. Per la sua idea di gioco spagnoleggiante, senza un regista non combini nulla. Nicola, invece, gioca primariamente sulle fasce o con lanci lunghi per Okaka, non potrebbe altrimenti. A tutti quelli che si lamentano della mancanza di spettacolo, consiglio di guardare uno per uno i centrocampisti negli elementari del calcio. Passaggi filtranti zero, triangolazioni zero, palleggio quasi zero, di stop e precisione al tiro non voglio nemmeno parlarne. Schieriamo un attaccante da mezzala perché ci manca anche la panchina.

B) Juventus: contro il Chievo ma già prima contro il Torino ho notato posizioni e movimenti che vedo anche nella Juventus di Allegri. Il fondo il calcio si impara e si copia. Laterale e mezzala non rimangono in diagonale, per effettuare una triangolazione, ma spesso in verticale per passaggi filtranti, per far avanzare la squadra sulle fasce. Perché? Perché anche la Juventus non ha dei centrali eccezionali. Certo, nel campionato italiano Khedira Pianic e Matuidi sono tanta roba, ma se vai in Europa non puoi basare il centrocampo su tre che non hanno i piedi di Pirlo, Deschamps o Paulo Sousa. E così il buon Simeone, mercoledì sera, invece di afferrarsi gli attributi, avrebbe dovuto tichettare il dito sulla fronte. Perché, una volta messo Griezmann largo a destra ad eludere il centrocampo juventino, ha dato scacco matto ad Allegri. Che tu sia la Juventus faraonica o la raffazzonata Udinese, senza centrocampo non fai nulla. E' lì che nasce il gioco, in quei due o tre secondi che due o tre giocatori con occhio e piedi buoni sanno farti guadagnare sugli avversari.

Ben venga il gioco brutto se riusciamo a portare a casa dei punti, i conti si faranno alla fine, se ci salviamo. Di sicuro il modo di fare mercato deve cambiare. Se ne convincano in fretta anche i giocatori, quelli che poi in campo sembrano deprimersi. Prima viene la squadra, poi vengono i loro sogni di gloria.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 22 febbraio 2019 alle 19:00
Autore: Giacomo Treppo
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