Dopo sette partite senza successi e un periodo opaco che aveva fatto temere il peggio, l'Udinese rialza la testa e torna a vincere. Lo fa in trasferta, sotto il sole dell’Unipol Domus, contro un Cagliari che non è ancora salvo e che avrebbe avuto tutte le motivazioni per fare la partita. E invece a prendere in mano il gioco, sin dai primi minuti, è stata proprio la squadra di Kosta Runjaic, finalmente convincente sotto il profilo dell’atteggiamento e dell’intensità.
Non è stata una prestazione perfetta, ma è stata quella di una squadra viva, ordinata, capace di costruire e reagire, di soffrire quando necessario e di colpire nei momenti giusti. A firmare il successo per 2-1 ci hanno pensato due volti che fino a ieri non avevano ancora scritto il loro nome sul tabellino dei marcatori in questa Serie A: Oier Zarraga e Thomas Kristensen. Due gol “di squadra”, due azioni ben costruite, due premi a un gruppo che dopo settimane difficili si è riscoperto compatto.
Un successo di gruppo, nonostante le assenze. Il dato che salta subito agli occhi è ancora una volta l’assenza del tandem offensivo Lucca-Thauvin, autori di 18 dei 36 gol realizzati fino a ieri. Eppure, nonostante l’enorme peso delle assenze, l'Udinese ha trovato risorse altrove. Lo ha fatto con un Davis in crescita, ancora non al meglio fisicamente ma presente e coinvolto nelle azioni chiave; lo ha fatto con un Atta che sta dimostrando di essere il futuro di questa squadra; lo ha fatto, soprattutto, con un collettivo finalmente concentrato e determinato.
Runjaic lo ha detto a chiare lettere: “Abbiamo giocato meglio del Cagliari e non era facile. Abbiamo fatto vedere che siamo una squadra che sa lottare”. E ha ragione. Dopo settimane in cui si era vista un’Udinese spenta, appagata dai 40 punti raggiunti, in Sardegna si è rivista una squadra con voglia di costruire qualcosa, non solo di gestire. Una squadra che ha finalmente alzato il baricentro e tenuto il pallino del gioco, anche dopo il momentaneo pareggio di Zortea che avrebbe potuto demoralizzare chiunque. Non questa volta.
I segnali più positivi arrivano dai volti meno attesi. Zarraga, finora ai margini del progetto tecnico, ha giocato forse la sua miglior partita in bianconero: il gol dell’1-0 è un rigore in movimento su perfetto assist di Rui Modesto, ma la sua prova è proseguita con inserimenti, geometrie e personalità. Lo stesso Modesto, spesso discontinuo, ha messo in campo qualità e corsa. E poi c’è Atta, che continua la sua crescita vertiginosa: non ha ancora trovato il gol, ma il suo modo di stare in campo, la sua duttilità e la sua intensità fanno intravedere margini enormi.
E infine Kristensen, che ha riscattato la prova incolore di sette giorni fa con il Milan siglando il gol vittoria e regalando una prestazione da leader. Non a caso ha esultato con grinta sotto il settore ospiti: un’esplosione di emozione che racconta bene la voglia ritrovata di questo gruppo.
Obiettivo 50 punti: non è un sogno
Con la vittoria di Cagliari, l’Udinese sale a 44 punti, agganciando il Torino all’undicesimo posto. Runjaic non si nasconde: “Ancora quattro punti e sarà il miglior bottino degli ultimi dodici anni”. A dimostrazione che, pur con la salvezza già in tasca, c’è ancora tanto da giocarsi. Arrivare a 50 punti non sarebbe solo una soddisfazione statistica, ma anche la conferma che questo gruppo può ambire a qualcosa in più del solito galleggiamento di metà classifica.
Il finale di stagione (Monza in casa, Juventus in trasferta, Fiorentina al Friuli) sarà il banco di prova definitivo. La vittoria di ieri ha dimostrato che motivazioni e voglia possono cambiare tutto. Servirà continuità, ma la strada è stata ritrovata.
C’è ancora tempo anche per i saluti giusti. C’è spazio anche per un pizzico di romanticismo. Alexis Sanchez, entrato nel finale, non ha trovato il gol, ma si è cercato con insistenza. A Cagliari, nel vecchio stadio, segnò l’ultima volta con la maglia dell’Udinese nel 2011. Sarebbe stato bellissimo ricominciare con un altro gol nello stesso stadio. Non è detto che non possa accadere nelle ultime tre partite. Anche il Nino, dopo un'annata assai travagliata, merita di chiudere nella maniera giusta e perché no, dare inizio ad una storia ben diversa da quella che abbiamo raccontato fino ad oggi.
L’Udinese è tornata. Forse non al massimo del suo potenziale, ma abbastanza da ritrovare spirito, gioco e identità. Adesso serve chiudere bene, per dare un senso a tutto quello che è stato fatto. E per costruire, finalmente, qualcosa di duraturo.
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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