Fin da bambino sono stato un tifoso sfegatato dell'Udinese. Ho sempre seguito le sorti della squadra, guardavo le loro partite appena possibile e compravo le magliette, o ai baracchini fuori dallo stadio o allo store quella volta in via Mercato Vecchio quando ero più fortunato, che indossavo con orgoglio mentre tentavo di emulare i miei idoli. Poggi, Giannichedda, Fiore, Muzzi, Sosa e per ultimo Di Natale.
Per aver scelto l'Udinese, dovevo sopportare gli inevitabili sfottò di quelli che ho sempre pensato fossero tifosi di Juve, Inter e Milan solo perché erano club vincenti.
Il desiderio più grande era sempre andare al Friuli. Non sempre però mi ci portavano. Qualche partita con mio padre e mio nonno che aveva l’abbonamento. Erano gli anni di TelePiù e Stream e spesso mi accontentavo del bar vicino a casa, dove però a tratti si faceva difficoltà a vedere il televisore data la coltre di fumo che si creava all'interno. Tutta la settimana era concentrata sulla partita. L'attesa trepidante della domenica per vedere le gesta dei miei eroi. Un mix di euforia e disperazione in base a qual era il risultato. L'Udinese andava un po' su e giù, tra le notti eroiche in Europa come quella di Leverkusen con Margiotta versione bomber, che ancora oggi mi fa venire il pelo dritto, e le salvezze all'ultima giornata con Ventura in panchina.
Sempre più regolari furono le mie gite al Friuli. Mi ricordo un Udinese-Milan 1-0 del gennaio 2003. I bianconeri meritavano il vantaggio: Jorgensen, Muzzi, Pizarro, Jankulovski tentavano la via della rete senza fortuna, finchè, al 37', sugli sviluppi di un'azione insistita Paparesta vide qualcosa in area rossonera e fischiò il rigore. Maldini, da terra, con furbizia aveva tolto con un tocco di mano la palla dai piedi di Jankulovski. Pizarro dal dischetto non sbagliò. Poi Paparesta regalò anche un uomo ai rossoneri espellendo, al 47', Sensini, reo di aver ingaggiato un corpo a corpo con Inzaghi lanciato a rete. L'argentino fino a quel momento era stato un muro. Un secondo tempo di sofferenza che culminò in un grandissima vittoria. Una cosa magica.
A 13 anni da quel giorno, tifo Udinese e nel frattempo ci sono stati un bel po’ di “alti”, con il sogno Champions e anche qualche basso. Come può un tifoso bianconero dimenticare la meravigliosa avventura europea? Allo stesso modo, i tifosi hanno conosciuto anche il dolore di stagioni nate male e di campioni troppo presto venduti a chi offriva di più.
In ogni caso, per me la vera attrattiva è il senso di appartenenza che mi dà tifare per il club. Quando guardo l'Udinese, ora in tribuna stampa, alla televisione o in viaggio al seguito delle trasferte, guardo una squadra di giocatori modestamente retribuiti, mai friulani ma con cui sempre creo un legame, nel bene o nel male. Un legame però ancora più stretto e con quella che reputo essere la mia gente, la mina tifoseria.
Ciò che mi rende però più orgoglioso di tifare per questa squadra, che non rappresenta solo una città, ma tutto il Friuli e il popolo friulano è la splendida tifoseria. Un popolo bianconero che si pone a guardia di un qualcosa che va oltre la fede sportiva, qualcosa che vuol dire valori di questa terra. I risultati sono importanti, ma veder crescere e lottare per la bandiera chi quei colori li ha nel cuore vale molto di più di un titolo nazionale.
L'altra sera, contro la Fiorentina, 18.000 tifosi hanno dimostrato quanto è bello tifare l'Udinese. Leoni a guardia di una fede, sempre e comunque vicini alla squadra. Una marea d’affetto che i tifosi friulani regalano ai propri giocatori anche in una stagione come questa dove si sta soffrendo più del dovuto. Superiori a tutto e tutti, ad una squadra che spesso tirava indietro la gamba, ad una società che fa i suoi interessi, ad un Tavecchio chiacchierone, perché la Curva Nord, ma anche gli altri settori, di quello che si chiama oggi Dacia Arena, che per i tifosi è e rimarrà sempre il Friuli, sarà sempre unica. Qualcosa in più di un semplice dodicesimo uomo.
Quel popolo friulano poi ieri era presente anche a San Siro. 300 fedelissimi arrivati dal Friuli ma non solo e che il 3 a 1 finale non li ha premiati per tutto il tifo che hanno fatto. Chi in pulmann, chi con la propria auto ha raggiunto la Scala del calcio. A questi dico grazie, un immenso grazie a chi tifa Udinese e mi rende orgoglioso di aver scelto come fede la miglior squadra che ci potesse mai essere.
Sempre FORZA UDINESE!
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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