Ieri sera, 11 giugno 2017, i giochi di prestigio di un calciatore napoletano hanno illuminato il cielo di Udine e dello Stadio Friuli. No, non è improvvisamente ringiovanito Totò Di Natale, ahinoi, ma è stata la stella di Lorenzo Insigne a brillare, accecando i giocatori del non irreprensibile Liechtenstein. Da quando però il “folletto” attualmente alla corte di Sarri ha iniziato a calcare regolarmente i campi della Serie A, la mente di tutti ha messo in connessione Lorenzo e il divin Totò. Stessa origine (entrambi partenopei), stesso fisico (l’ex bianconero arriva al metro e settanta, l’azzurro non arriva nemmeno al metro e sessantacinque) e stessa propensione alle giocate da applausi ed al funambolismo. I punti di contatto sono tantissimi, ci sono anche delle differenze evidenti, ma se l’Italia voleva a tutti i costi un erede di Totò Di Natale, molto probabilmente ieri sera lo ha trovato ed è Lorenzo Insigne.

I paragoni tra i due iniziano però in realtà già ai tempi della trattativa per portare Gokhan Inler dall’Udinese al Napoli. Era il 2011. Per cercare di abbassare la parte cash da dare ai friulani, De Laurentiis vuole inserire una contropartita tecnica nell’affare. I Pozzo chiedono da subito un nome solo, quello di Lorenzo Insigne, molto probabilmente proprio su consiglio di Totò, che già al tempo, nelle interviste, ammetteva di vedere in lui un ragazzo dai colpi molto simili ai suoi. Il ragazzo però stava già illuminando Pescara in Serie B, portando avanti la cavalcata verso la Serie A insieme a Immobile e Verratti. I partenopei dunque rifiutarono più volte l’inserimento del folletto nella trattativa, preferendo a quel punto mettere sul piatto i 18 milioni necessari per avere lo svizzero. Da lì, il rientro a Napoli, dove ha sempre un rapporto di odio-amore con la piazza, come tutti i napoletani che giocano a Napoli. Tante le sfuriate, altrettanti i riappacificamenti (magari con un corposo rinnovo di contratto alle spalle, come accaduto quest’anno). Con Mazzarri e Benitez la scintilla c’è, ma l’incendio non è di grandi proporzioni. Insigne gioca sempre, ma segna poco, pensando più ad allargare il gioco e creare spazi per Cavani o Higuain, regalando più assist meravigliosi che gol, con il tiro a giro dalla distanza però che inizia già a diventare un marchio di fabbrica. La vera esplosione da bomber, cosa che lo avvicina ancora di più a Totò, avviene con Sarri, che imposta un classico 4-3-3, mettendo Lorenzo lì sulla sinistra e dicendogli di provare anche a colpire con le sue traiettorie, oltre che con i suoi passaggi illuminanti, anche perché il piede è di quelli importanti. Così avviene. Nella prima stagione segna 12 reti e nella seconda, con il Napoli che perde il centroavanti Milik per infortunio, segna ben 18 reti, iniziando a consacrarsi definitivamente tra i migliori giocatori italiani a disposizione. Il gol al Bernabeu contro il Real fa da simbolo della stagione. Ieri poi è arrivata anche la tanto sospirata conferma in Nazionale, terreno su cui Lorenzo tendeva ad avere qualche difficoltà. Però la terra del Friuli, forse proprio perché è stata calcata da un maestro come Totò, sembra ispirarlo. Su tre reti infatti ben due sono arrivate quando gli azzurri hanno giocato ad Udine. Nel 2016 contro la Spagna e nel 2017 contro il Liechtenstein, dove è stato lui il faro dell’attacco. Dribbling, scatti brucianti, uno contro uno devastanti e un bellissimo gol con tiro a giro dall’interno dell’area, che bacia il palo e finisce in rete. Facendo esplodere il Friuli. Proprio alla “Totò Di Natale”.

Riassumere la carriera di Di Natale in poche righe è impresa disperata, se non impossibile, ma sicuramente tutti hanno ancora in mente le sue caratteristiche più importanti. Insigne, come Totò, ha un ruolo che per definizione richiede velocità e lampi di genio, ovvero quello dell’ala. In un tridente avere uno come Lorenzo vuol dire avere rapidità, possibilità di saltare l’uomo e la sicurezza che dalla distanza c’è la possibilità di far male eccome. Il fisico brevilineo e i lampi di genio sono i motivi per cui i due sono spesso accomunati. C’è da dire però che esistono comunque delle differenze importanti. Infatti Di Natale è stato sì un’ala dai colpi sopraffini (tutti i tifosi credo abbiano ancora negli occhi il colpo di tacco volante con cui colpì la traversa nel match casalingo di Champions League contro lo Sporting Lisbona). La sua vera esplosione però, quella che lo ha portato a diventare il sesto marcatore migliore di sempre nella storia della Serie A, è avvenuta con il suo spostamento in mezzo all’area di rigore da parte di Pasquale Marino. Lì ha potuto dare sfogo alla sua vena realizzativa, espressa fino a quel momento solo a tratti, e così si è guadagnato l’etichetta di centroavanti atipico, la caratteristica che lo ha veramente portato ad essere un tassello importante nella storia del calcio italiano. Totò inoltre ha regalato gol da qualsiasi posizione: nel cuore dell’area di rigore, di testa, da calcio piazzato, da corner, da lontano, a giro, al volo, dalla fascia…. Un giocatore dal piede implacabile. Inoltre era “regista” a tutto tondo. Quando la squadra era in difficoltà, lui si abbassava e faceva ripartire l’azione, magari con uno dei suoi millimetrici cambi di gioco. Insigne invece sembra essere ancora un po’ legato a certi ruoli. Un tornante più classico, che corre tantissimo e manda sempre nel panico la difesa avversaria quando ha la palla tra i piedi, con la sua imprevedibilità dal limite dell’area. Certo, Lorenzo ha solo 26 anni, quindi di strada da farne ne ha ancora tanta e di tempo per emulare alcune delle gesta di Totò ne ha (un esempio può essere il gol con una girata al volo dalla fascia realizzato contro il Chievo, a poche ore dalla morte di Franco Califano). Una cosa è certa. Di Natale ha scelto di restare a vita ad Udine, cosa che gli ha fatto solo sfiorare i trofei (ha più di qualche semifinale di Coppa Italia da rimpiangere, per non parlare del secondo posto agli Europei), Insigne batterà il suo “padre” calcistico proprio nell’albo d’oro, dato che il Napoli è squadra attrezzata per vincere le coppe. Hanno però una statistica in comune e che detengono a braccetto: sono gli unici due calciatori italiani ad aver segnato nella stessa stagione un gol in Serie A, uno in Coppa Italia, uno in Champions League ed uno in Europa League. Totò vi riuscì per ben due volte, nel 2005-2006 e nel 2011-2012. Insigne lo ha emulato nel 2013-2014. In Nazionale, per Insigne, il futuro è ancora tutto da scrivere, ma una cosa è certa: ieri sera la notte di Udine è stata illuminata da un napoletano… di nuovo.

Sezione: Focus / Data: Lun 12 giugno 2017 alle 18:30
Autore: Davide Marchiol
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