Tralascerei gli errori arbitrali, i casi eclatanti e meno che rendono gonfie le trasmissioni; i maitre-à-penser delle tivù a pagamento che rendono pubbliche le proprie classifiche personali, del tipo 'se il Milan non avesse subìto due torti arbitrali uno dei quali è la non concessione di una norma del vantaggio...avrebbe già vinto il campionato'. Come se altre squadre potessero godere di un varistico clean sheet...
Non mi avranno; ormai raggiunta la senescenza, non mi pèrito nemmeno di cercare il nome dell'arbitro designato, la domenica successiva, a dirigere l'Udinese. Poi vedo Abisso e Di Bello e mi chiedo se senza di loro il calcio sarebbe più povero: no.
A prescindere, direbbe Totò. Domenica scorsa Mourinho, che pare aver raggiunto la pace dei sensi tanto tristemente declama le ragioni dei propri insuccessi lontani i tempi delle manette, della 'prostituzione intellettuale', dello 'zero tituli', ha raggiunto il punticino grazie allo schema preferito, rigore oltre il 90': 'ma se c'è infrazione – dice il saggio – il rigore va dato al primo o all'ultimo dei minuti di recupero'. Sono d'accordo e non mi abbruno.
Ma c'è un però, un rammarico, una delusione che mi attanaglia da qualche tempo. Da qualche mese. Una delusione che ha un nome e un cognome.
Luca Marelli, cinquantenne avvocato lecchese, è un ragazzo di bell'aspetto, di gran cultura e dall'eloquio avvincente. Lo dico senza ironia alcuna, altrimenti che delusione sarebbe?
Una ventina malcontata di gare in serie A, poi lui o chi per lui appende il fischietto al chiodo.
Dopo qualche anno lo rivediamo e lo risentiamo su reti locali e nazionali: lo chiama Carlo Genta sulla radio di Confindustria; Fabio Ravezzani, direttore della redazione sportiva di Telelombardia, lo ribattezza 'cassazione' tanto inappellabili sono i suoi decisi e recisi giudizi sui colleghi impegnati in campo.
La notorietà vera, però, arriva con l'avvento dell'assistenza video agli arbitri, VAR: Marelli ne studia a fondo il regolamento, nella versione originale; spiega per quali ragioni vengono prese alcune decisioni, stigmatizza gli errori che con l'ausilio del collega al video dovrebbero essere pari a zero, o quasi; spiega compiutamente il concetto di 'flamboyant mistake' e, durante la pandemia, mette voglia anche a me di leggermi il regolamento redatto in inglese. Debbo essere onesto, non la più appassionante delle letture ma grazie a questo capisco che la versione italiana lascia aperti spiragli all'interpretazione. E come poteva essere diversamente?
Apre un blog, l'avvocato Luca Marelli; un canale Youtube grazie al quale sviscera le decisioni arbitrali più spinose. Insomma, un piacere anche quando l'interpretazione non collima perfettamente con la nostra.
E allora, chiederà il lettore più attento, dove sta la delusione? Presto detto.
A partire dal campionato 2021/22 l'avvocato Marelli entra a far parte della compagine di commento della popolare televisione a pagamento che si è acquisita i diritti di trasmettere la serie A; resta sempre piacevolmente eloquente, ma qualcosa è cambiato.
Uso un esempio, che riguarda lo stesso tipo di decisione VAR.
Udinese-Genoa, durante la fine del campionato 2019/20; al 96' l'Udinese conduce 2-1 quando Zeegelaar il maldestro Zeegelaar sullo spigolo dell'area tocca tocca, non colpisce con la punta dello scarpino il tacco di Biraschi. Il quale, ovviamente, urla di dolore, si getta a terra e vi rimane fino a quando l'arbitro sentenzia che il contatto merita la massima punizione. Secondo il nostro 'il contatto in area è tale da causare il rigore. Il VAR-ista non può giudicare l'intensità ma si limita a segnalare l'irregolarità'. Okay.
Udinese-Lazio di questo campionato: Sergej aggancia in area Pereyra, facendolo cadere. Parrebbe penalty netto, non secondo l'avvocato Marelli: 'il contatto c'è ma l'intensità non pare sufficiente a determinare un calcio di rigore'.
Non mi pare ci siano stati cambiamenti nel regolamento VAR. se mi sbaglio, mi corigerete
Per la cronaca, un contattino Dumfries – Alex Sandro è stato giudicato da tutti calcio di rigore.
Non dico nulla. Francamente sono solo deluso di una cosa.
Hector Malot scrisse 'senza famiglia'. Nel 2022 mi pare anacronistico ci siano ancora in giro i 'tengo famiglia'.
Non mi avranno; ormai raggiunta la senescenza, non mi pèrito nemmeno di cercare il nome dell'arbitro designato, la domenica successiva, a dirigere l'Udinese. Poi vedo Abisso e Di Bello e mi chiedo se senza di loro il calcio sarebbe più povero: no.
A prescindere, direbbe Totò. Domenica scorsa Mourinho, che pare aver raggiunto la pace dei sensi tanto tristemente declama le ragioni dei propri insuccessi lontani i tempi delle manette, della 'prostituzione intellettuale', dello 'zero tituli', ha raggiunto il punticino grazie allo schema preferito, rigore oltre il 90': 'ma se c'è infrazione – dice il saggio – il rigore va dato al primo o all'ultimo dei minuti di recupero'. Sono d'accordo e non mi abbruno.
Ma c'è un però, un rammarico, una delusione che mi attanaglia da qualche tempo. Da qualche mese. Una delusione che ha un nome e un cognome.
Luca Marelli, cinquantenne avvocato lecchese, è un ragazzo di bell'aspetto, di gran cultura e dall'eloquio avvincente. Lo dico senza ironia alcuna, altrimenti che delusione sarebbe?
Una ventina malcontata di gare in serie A, poi lui o chi per lui appende il fischietto al chiodo.
Dopo qualche anno lo rivediamo e lo risentiamo su reti locali e nazionali: lo chiama Carlo Genta sulla radio di Confindustria; Fabio Ravezzani, direttore della redazione sportiva di Telelombardia, lo ribattezza 'cassazione' tanto inappellabili sono i suoi decisi e recisi giudizi sui colleghi impegnati in campo.
La notorietà vera, però, arriva con l'avvento dell'assistenza video agli arbitri, VAR: Marelli ne studia a fondo il regolamento, nella versione originale; spiega per quali ragioni vengono prese alcune decisioni, stigmatizza gli errori che con l'ausilio del collega al video dovrebbero essere pari a zero, o quasi; spiega compiutamente il concetto di 'flamboyant mistake' e, durante la pandemia, mette voglia anche a me di leggermi il regolamento redatto in inglese. Debbo essere onesto, non la più appassionante delle letture ma grazie a questo capisco che la versione italiana lascia aperti spiragli all'interpretazione. E come poteva essere diversamente?
Apre un blog, l'avvocato Luca Marelli; un canale Youtube grazie al quale sviscera le decisioni arbitrali più spinose. Insomma, un piacere anche quando l'interpretazione non collima perfettamente con la nostra.
E allora, chiederà il lettore più attento, dove sta la delusione? Presto detto.
A partire dal campionato 2021/22 l'avvocato Marelli entra a far parte della compagine di commento della popolare televisione a pagamento che si è acquisita i diritti di trasmettere la serie A; resta sempre piacevolmente eloquente, ma qualcosa è cambiato.
Uso un esempio, che riguarda lo stesso tipo di decisione VAR.
Udinese-Genoa, durante la fine del campionato 2019/20; al 96' l'Udinese conduce 2-1 quando Zeegelaar il maldestro Zeegelaar sullo spigolo dell'area tocca tocca, non colpisce con la punta dello scarpino il tacco di Biraschi. Il quale, ovviamente, urla di dolore, si getta a terra e vi rimane fino a quando l'arbitro sentenzia che il contatto merita la massima punizione. Secondo il nostro 'il contatto in area è tale da causare il rigore. Il VAR-ista non può giudicare l'intensità ma si limita a segnalare l'irregolarità'. Okay.
Udinese-Lazio di questo campionato: Sergej aggancia in area Pereyra, facendolo cadere. Parrebbe penalty netto, non secondo l'avvocato Marelli: 'il contatto c'è ma l'intensità non pare sufficiente a determinare un calcio di rigore'.
Non mi pare ci siano stati cambiamenti nel regolamento VAR. se mi sbaglio, mi corigerete
Per la cronaca, un contattino Dumfries – Alex Sandro è stato giudicato da tutti calcio di rigore.
Non dico nulla. Francamente sono solo deluso di una cosa.
Hector Malot scrisse 'senza famiglia'. Nel 2022 mi pare anacronistico ci siano ancora in giro i 'tengo famiglia'.
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