La vittoria di oggi non vale solo tre punti, ma un cambio di pelle che nelle ultime due gare ha portato al bottino pieno. Abbiamo vinto giocando come il Crotone, come una squadra di serie B che attraverso la tattica, il rispetto delle consegne e la lotta tiene il campo e si è già salvata un anno. L'anno scorso, quando vidi la squadra di Nicola all'andata, al Friuli, pensa che era bella ma troppo squilibrata in avanti. Idem noi, che ci specchiavamo nella vanità dei 50 punti professati ad inizio campionato e che invece prendavamo bastosto in ogni dove. Poi... noi abbiamo qualità superiori ai calabresi e il resto è la diretta conseguenza.
Provate a pensare se anche contro la Fiorentina l'Udinese avesse avuto l'atteggiamento mentale e tattico di oggi. Provate a pensare alle partite contro Torino, Spal, Chievo... L'Udinese non può che passare per la forza fisica e la tattica in fase difensiva, altrimenti si tradisce. E' questo il suo DNA, brutta, poco spettacolare, ma concreta e “sofferente” per tutti i novanta minuti.
La partita di oggi sancisce il ritorno (atteso troppo a lungo) di un Danilo in versione annata 2016/17, che tiene la difesa, spazza, interviene sui palloni. Hallfredsson è in crescita, non è ancora quello dell'anno scorso, ma la via intrapresa è quella. Ma la cosa bella di questa squadra, di quella che oggi è scesa in campo specialmente dopo l'ennesimo gol subito nella prima mezzora, è stata vedere la lotta & la disciplina. Delneri ha fatto molti cambi nelle ultime due partite e i risultati gli stanno dando ragione. Meno qualità e più quantità: dentro Ingelsson, Ali Adnan, Matos. Giocatori che non parevano potersi affacciare sul palcoscenico della seria A, giocatori dichiaratamente da B che con il lavoro e l'abnegazione si stanno ritagliando uno spazio. Certo, a voler cercare il pelo nell'uovo, quanto di buono Matos aveva fatto contro il Sassuolo per dare spessore al centrocampo e protezione alla difesa, oggi non lo ha fatto. Ma dietro aveva Ali Adnan, il migliore in campo per la seconda volta consecutiva. Se l'Iraq è l'emblema del fallimento della politica estera americana, il “fallito” Adnan può essere il simbolo sportivo, oggi, di una terra che rinasce, che vuole rinascere. Poi non mi dilungo sui mali che attanagliano la terra del Medio Oriente, ma se oggi dovessi comprare una maglia dell'Udinese comprerei la sua.
Delneri a Sky dice che bisogna avere pazienza perché manca lo zoccolo duro, io penso invece che lo zoccolo duro c'è, ma è quello che più ha deluso nelle prime giornate e non credo sia un caso che il ritorno a partite decenti di Danilo e Hallfredsson sia concomitante con due vittorie. Due vittorie anche fortunate, certo, ma pur sempre due vittorie. Perché il calcio è come un film western (chi mi legge ormai ne avrà le scatole piene): non contano i meriti, conta chi spara meglio. Nelle ultime due siamo stati i William Munny del campo. E il premio William Munny, quest'oggi, va dato a Bizzarri. Che ha parato un rigore nel momento più sensibile della gara, che ha messo un cerotto sulla ferita aperta da un Maxi Lopez con poco ossigeno in corpo e nel cervello.
Sì, perché l'Udinese, se non aveva fatto grandi miglioramenti a Sassuolo, risulta ancora convalescente dopo la vittoria contro l'Atalanta. Il Defcom è ancora alto. Nel primo tempo l'argentino, una buona boa ancora alla sua età, è stato lasciato solo vagare nel deserto dei Tartari a chiedersi dove fosse la guerra tanto agognata. Sbattere si sbatteva, ma nessuno, senza compagni in supporto, può tenere un settore da solo, l'attacco in questo caso. E' andata molto meglio dopo il gol subito, quando l'Udinese tramortita e caduta ha contato fino a 9 e mezzo (i minuti di stordimento) e poi si è rialzata e ha iniziato a macinare contropiedi e gioco sulle fasce.
Nel secondo tempo si vedeva che non ne aveva più, ma credo che i cambi siano stati dettati prima dal mantenimento di un certo equilibrio e poi dagli infortuni. L'Udinese passata in vantaggio ha visto sprofondare la sua capacità di essere incisiva e coperta in campo dopo l'uscita di Behrami. Lo svizzero sarebbe stato il migliore in campo non avesse commesso un errore ancora prima filosofico che tattico sul gol del vantaggio dell'Atalanta. Ha cercato il pallone all'avversario, mentre il suo compito deve essere quello di sporcare le linee e rallentare il gioco dei dirimpettai. E' inutile girarci intorno, fra i vari limiti che abbiamo, di sicuro la lentezza di reazione della difesa è uno dei principali. Sui calci piazzati si è ovviato con una marcatura mista zona-uomo; sulla azioni di gioco il frangiflutti davanti alla difesa deve cercare di rallentare il più possibile l'azione degli avversari. Quando non facciamo errori imperdonabili noi, è la velocità degli attaccanti che ci frega (termine puramente tecnico il mio...).
Il cielo ci ha dato una mano, ma la fortuna, si sa, aiuta gli audaci. Già prima del gol del 2.1 pensavo che giocando così uniti si poteva vincere la partita, con un tiro, un'improvvisazione, un cross dalle fasce. Così è stato, ma nessuno si monti la testa: per quattro vittorie ci sono ancora sette sconfitte quattro della quali, almeno, da vendicare. Mancano molti punti a questa squadra che si è dimostrata molle nella sua spina dorsale e che solo ora pare aver trovato il vestito giusto: la tuta da metalmeccanico e non lo smoking di James Bond. Con buona pace degli esteti del calcio (fra i quali ci sarei anche io...), ma con un sicuro giovamento in classifica e nel morale.
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