Alla fine l'inciampo doveva arrivare. Fino ad ora l'Udinese targata Tudor non aveva mai deluso, con le vittorie su Genoa ed Empoli, il pareggio con il Milan e la resa con l'onore delle armi arrivata contro la Roma. Nella sfida con la Lazio si può parlare della prima vera partita steccata dalla banda del croato. Le attenuanti ci sono tutte, però è chiaro che è dispiaciuto vedere una squadra rinunciataria nel primo tempo, per quanto la cosa fosse prevedibile. La formazione era sperimentale e non poteva essere altrimenti, senza Opoku e Nuytinck, con Samir che arrivava da quattro partite di fila dopo mesi di stop, l'unica opzione era Wilmot. Allo stesso modo in mezzo Badu e Ingelsson erano le uniche due carte per poter far rifiatare qualcuno, mentre davanti erano rimasti i soli Lasagna e De Paul, con Pussetto preservato per il Sassuolo (guai se il problema in una zona così delicata come il ginocchio dovesse trasformarsi in altro) e Okaka costretto a rifiatare. Insomma, un undici un po' inadeguato, ma obbligato.

In trasmissione ho definito Wilmot e Ingelsson giocatori da Primavera, ma non certo per sminuirli o perchè fossero aggregati. I due ragazzi fanno parte a tutti gli effetti della prima squadra, ma hanno 19 e 20 anni, mettendo insieme a malapena 10 presenze in Serie A. Ovvio che i giovani vanno lanciati, ma non ci si può aspettare che reggano l'impatto con giocatori come Immobile o Milinkovic-Savic. Specie lo svedese, adattato pure a fare il quinto di centrocampo, ruolo non suo. Il talento c'è, ma non ci può essere quell'esperienza e quella sagacia tattica che ne fanno delle armi temibili per l'avversario. Ammirevole Badu, che alla prima partita da titolare dopo mesi di infortunio si è fatto il mazzo come se non avesse mai avuto problemi fisici.

Gli altri.... beh, io sono del parere che il tentativo di tenere in mare la nave ci sia anche stato, ma non c'è mai stata l'impressione che questa squadra potesse essere effettivamente in grado di agguantare il 2-2 come detto da altri. Opinione mia opinabilissima, ma questa è la sensazione che ho avuto vedendo i giocatori in campo. Basta prendere come esempio Sandro e Musso. Il brasiliano non stava bene ed era palese, non riusciva a dettare i tempi e la sfortuna si è accanita su di lui mandandogli la palla addosso per il 2-0. L'argentino poi non sembrava esserci con la testa. Ci sta, succede, ma ha commesso un'infinità di errori non da lui e che hanno palesato una mentalità sbagliata fin dall'inizio.

Che fare ora? La chiave è Tudor. L'uomo d'acciaio deve rimanere tale e non perdere le redini del discorso come successo a diversi dei suoi predecessori, che nella difficoltà alla fine sono andati nel pallone senza riuscire più a rimettere in pista la macchina. Al croato è stato affiancato un mastino come Pinzi. Loro due devono rimanere centrati e far sì che dopo queste due sconfitte l'Udinese non torni a sciogliersi. Contro il Sassuolo mentalmente le zebrette dovranno tornare a essere i leoni visti con Genoa ed Empoli, senza che nessuno si faccia prendere dal panico in caso di difficoltà. Serve ora che Tudor mantenga quella cattiveria (sportiva ovviamente) e quell'antipatia che lo contraddistinguevano da giocatore e che ha trasmesso in queste settimane ai suoi. Deve rimanere una roccia nella tempesta. Perchè se il timone si rompe allora la barca è destinata al naufragio.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 18 aprile 2019 alle 18:24
Autore: Davide Marchiol
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