L’Udinese esce dal "Sinigaglia" con una sonora sconfitta per 4-1 contro il Como, in una serata che ha messo a nudo limiti tattici e scelte discutibili. Dopo l’ottima prestazione contro l’Atalanta, ci si aspettava una squadra in grado di dare continuità e fare un ulteriore passo avanti. Invece, i bianconeri hanno mostrato l’esatto opposto: lunghi, disorganizzati e privi di idee, con un atteggiamento che non ha mai dato l’impressione di poter competere contro un Como ben organizzato e dalle chiare idee di gioco.
L’assenza di Ehizibue per infortunio sembrava l’occasione perfetta per un cambio di assetto tattico, magari con il passaggio a un 4-3-3 che avrebbe potuto valorizzare il potenziale offensivo della squadra e dare maggiore fluidità alla manovra. Invece, mister Runjaic ha deciso di confermare il collaudato – ma assai prevedibile – 3-5-2. Una scelta che si è rivelata un boomerang: il modulo, statico e privo di dinamismo, ha reso l’Udinese lenta nella costruzione e facilmente leggibile dagli avversari.
Tra le scelte più discutibili c’è stata la decisione di schierare Sanchez come prima punta. Il cileno, preferito a Lucca e adattato a un ruolo non suo, è apparso completamente fuori contesto: spalle alla porta, non è mai riuscito a tenere un pallone, venendo sistematicamente anticipato dai difensori comaschi. Inoltre, le uniche palle giocate per lui sono arrivate alte, una soluzione che non ha mai potuto funzionare contro una difesa fisica come quella lariana. Metterlo in queste condizioni significa condannarlo all’inefficacia ancor prima di cominciare. La partita del Nino dura solo 45', con una sola occasione murata dalla retroguardia di casa.
Sul piano difensivo, l’Udinese ha riproposto i soliti errori che ormai stanno diventando una costante stagionale. L’autogol questa volta a firma di Bijol (malissimo lo sloveno), l’ennesimo di questa stagione, rappresenta l’emblema di una retroguardia di nuovo fragile ed insicura. Se a ciò si aggiungono i problemi di organizzazione e comunicazione tra i reparti, la difesa bianconera si conferma uno dei punti deboli di questa squadra, con Solet o senza.
Un’occasione persa. Nonostante tutto, c’erano i margini per raddrizzare la partita. Il gol di Payero aveva riacceso le speranze, mentre l’espulsione di Goldaniga aveva regalato all’Udinese un vantaggio numerico che avrebbe potuto cambiare l’inerzia del match. Ma proprio quando serviva lucidità, è arrivata l’espulsione di Solet, causata da due cartellini gialli in rapida successione, il secondo dei quali decisamente severo.
Il 4-1 finale è una punizione severa ma meritata per un’Udinese che, ancora una volta, non è riuscita a dimostrare continuità. Dopo il bel pareggio interno contro la Dea che faceva presagire ad una seconda parte di stagione esaltante, questa sconfitta è un passo indietro preoccupante per una squadra che sembra muoversi come un gambero: un passo avanti e due indietro.
In una serata da dimenticare, assieme a quella di Roma la peggiore di tutto il campionato, c’è soltanto un aspetto positivo che emerge: l’affetto incrollabile dei tifosi friulani. Nonostante fosse lunedì, giorno lavorativo, tanti sostenitori bianconeri hanno affrontato tante ore di viaggio in corriera e hanno sfidato la pioggia sugli spalti per sostenere la squadra. La loro presenza, calorosa e incessante, è stata l’unica vera nota di merito di questa trasferta da dimenticare.
I tifosi avrebbero meritato una prestazione diversa, una squadra all’altezza della loro passione. È a loro che l’Udinese dovrà dare risposte già dalla prossima partita, per dimostrare che serate come questa rimarranno solo brutti ricordi. Mister Runjaic e i suoi uomini hanno il dovere di ripartire. Per farlo bisogna cambiare qualcosa, altirmenti il rischio è quello di passare la seconda parte di campionato nel completo anonimato o se non anche peggio.
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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