Piccolo inciso per le schiere ospiti, in gran parte veneto-rossonere, che come ogni anno hanno riempito più di metà stadio: non intendo ricambiarvi con gli involuti gesti che molti fra di voi hanno rivolto alla tribuna stampa, a noi réi di non sentirsi milanisti, dopo la rete di Romagnoli al 97’ della gara dell’anno scorso; sarebbe facile sfottervi, Voi e la Vostra fede che Vi spinge a subìre gare inguardabili e interminabili code all’uscita dallo stadio Friuli (dove la viabilità è sempre comica).
Invece no: credo invece dal campo vi meritiate uno spettacolo migliore. Al netto dei reciproci sfottò, che ci stanno, la fede di chi ha subìto due anni di cadetteria, Di Michele della Cavese, un cinese coi soldi del Monopoli dovrebbe vedere gare in cui i propri beniamini sferrano più di un sospiro brasiliano verso la porta avversaria.
Vi rifarete domenica. Quando non giocherete al Friuli contro il Parma, come uno speaker ebbro di gioia ha sostenuto al termine della gara.
Già: la gara.
Da una parte un dalmata già in via d’esonero, secondo qualche troppo bene informato collega, al comando di una squadra pari a quella della scorsa stagione più qualche inserimento non pubblicizzato; dall’altro chi, a cinquantadue anni e venti di carriera, si è riscoperto ‘maestro di calcio’ dopo aver raggranellato cinque esoneri, una dimissione, una fuga e un nono posto in serie A. Con lui acquisti multimilionari (si parla di oltre 140 milioni spesi per il solo cartellino di alcuni campioncini) e una gloriosa maglia.
Pronostico scontato? Forse ai videogiochi.
Perché il dalmata getta la giacca in panca dopo settanta secondi netti (Marco, dalla parte opposta, resisterà tre giri di lancetta in più) ma soprattutto mette in campo una formazione razionale, fatta apposta per deprimere la pochezza offensiva avversaria. E ne ottiene una risposta per me inattesa (sono onesto).
Uno a zero, palla al centro.
C’era rigore per il Milan? Se sì, allora andava valutata anche la respinta su tiro di Mandragora. La verità è che questo VAR con le nuove regole annesse ha creato scontento e confusione, più ancora della vecchia dittatura arbitrale dell’’ho visto io’. Ore perse a parlare con la regìa, nemmeno recuperate al termine della gara (tre minuti per le sostituzioni, un paio per infortuni e tre interruzioni VAR non fanno cinque giri di lancetta, a casa mia). E ogni azione in area scatena furibonde proteste, ‘hai visto mai…’
La risolve Becao: il ‘cinquanta’ bianconero, sosia di Urs Althaus (non mi attirerò, di nuovo, le ire di qualche tifoso, per il quale il calcio è ‘cosa seria, da salvar’ e non si scherza?), passa una gara a far capire a Piontek quanto lontano sia il ricordo dei ‘pumpum’ ad ogni palla in area (Zona nella quale, tra l’altro, il polacco arriva una volta sola) e su corner del neoentrato RdP annichilisce Kessie realizzando. Con Ekong e Samir costituisce una linea invalicabile per un Milan fra i peggiori dall’epoca di Gigi Radice, in cui troppi giocatori sono schierati a lungo fuori ruolo. Suso, Çalhanoglu, soprattutto un nervoso Paquetà girano al largo, col brasiliano spesso impiegato a cento metri dalla porta avversaria (recupero prodigioso su Mandragora incluso). Mancando la loro fantasia, Castillejo (migliore dei suoi assieme a Donnarumma) e Piontek vedono palle col contagocce. Taccio degli impalpabili Borini e Calabria e di un Rodriguez depresso e disattento.
Si pensava che Giampaolo potesse incidere con le sostituzioni. Entrano Kessie (che non marca Becao sulla rete subìta), Leao e Bennacer, ma Tudor gli gioca ‘contro’ nel senso che sembra prevedere ogni mossa del ‘maestro di calcio’. Risultato: Musso riconsegna al magazziniere la maglia nemmeno sudata, da piegare e riprendere in mano settimana prossima.
Tudor batte Giampaolo. Non so se il Milan rimarrà così, depresso e inconsistente, oppure se l’abruzzese-svizzero troverà la quadratura del cerchio. Certo è che dopo aver sbandierato a lungo che troppi giocatori non avevano ancora assimilato il suo schema, oggi al termine di una lunga supercazzola tecnico-tattica in sala stampa, il mister rossonero dichiara che forse dovrebbe schierarli in maniera diversa.
Insomma, poche certezze e per giunta confuse.
Il Milan, però, ha schiere di esegeti, di commentatori che le vivono attorno, che vivisezioneranno la gara ed alla fine molti fra loro giustificheranno la sconfitta con mille ragioni, forse comprensibili e forse meno. Quel che è vero è che dalla gara amichevole di Cesena i passi avanti sembrano pochi, anzi, forse nessuno.
L’Udinese? Bravi tutti. Di gran lunga la migliore esibizione dai tempi di Guidolin. Per una volta si sono mossi da squadra, con elementi che coprivano e si sacrificavano l’uno per l’altro. Faccio fatica a creare classifiche di merito, anche se alcuni (Jajalo, Becao, Ekong) hanno onestamente giocato due spanne sopra tutti. Bravo Lasagna, che però fa ancora fatica ad essere realmente incisivo. Mi aspetto molto da Pussetto, non ancora al livello atteso. Samir ha mandato oggi in campo il gemello bravo, Mandragora con Mato sembra un altro giocatore, persino l’ultima gara di Pezzella in maglia udinese non è parsa indecente. Capitolo De Paul: sono convinto che alla fine, anche alla luce della pochezza rossonera, Mendes riuscirà a mettere in opera il giro che porterà Correa a Milano e Rodrigo a Madrid. Ci guadagneranno RdP e l’Atlètico, ci perderà il Milan che spenderà 40 milioni per un colchonero panchinaro ma anche l’Udinese. Io spero ancora che il due settembre arrivi in fretta, che ci porti in dote un paio di giocatori, che tolga dai piedi gli esuberi e soprattutto mantenga il Diéz in bianconero. Detto per inciso, il Milan un De Paul non ce l’ha.
Il campionato inizia, siamo tre punti più vicini al traguardo minimo. Parlare di voli alla Pindaro, oggi, sarebbe sbagliato improvvido controproducente. Piedi in terra, testa al Parma per una gara importantissima.
Curioso vedere che si è segnato a ripetizione, ma due potenziali retrocesse (sempre secondo i soloni di cui sopra) hanno mantenuto un ‘clean sheet’ (Brescia e Biancanera). Dicono ‘è calcio d’agosto’: vero, ma si fosse perso avremmo crocifisso una povera campagna di rafforzamento.
Vittoria non casuale, figlia di una condotta al limite della perfezione. Un amico scrivendomi mi ha chiesto come avesse giocato il Milan, oggi: la mia risposta?
‘Come l’Udinese di Davide Nicola’.
Penso di avere detto tutto.
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