L’Udinese perde contro la Lazio una partita buttata via per errori grossolani, principalmente tattici. E’ una sconfitta che fa arrabbiare, perché figlia dei soliti problemi. E perché pare che poca attenzione si riservi alla soluzione di quegli stessi problemi.

Se è vero che i numeri non mentono, allora analizzare la partita è fin troppo facile. L’Udinese, come contro il Palermo, ha tirato nello specchio della porta almeno cinque volte. In serie A la media è di un gol ogni quattro tiri. I palloni persi sono pochi, le azioni d’attacco non mancano. Contro il Palermo erano addirittura ventidue, un’enormità. Questo significa che la squadra c’è, che il gioco finalmente è tornato, che sappiamo nuovamente arrivare davanti alla porta avversaria con regolarità. Però mancano i gol: se contro la squadra sicula poteva essere stata una giornata storta, il secondo indizio pare costituire di per sé una prova. Contro la Lazio i tiri più pericolosi sono stati di Kone (un centrocampista) e di Ali Adnan (un esterno). Gli attaccanti restano a secco.

C’è poi un altro numero impietoso: i cross subiti, diciannove. Una squadra che subisce così tanto sulle fasce non merita la vittoria, anzi. Il colpevole qua è Colantuono. L’allenatore che ha riportato la luce del gioco a Udine non ha preso le misure ai cambi di Pioli. Che la Lazio giocasse principalmente sulle fasce, cercando di velocizzare il gioco dalla trequarti in avanti era risaputo. Lasciare la difesa a tre protetta dal solo Edenilson è stato un harakiri. Il brasiliano non sa difendere, oppure è in un periodo di appannamento. Era fin troppo ovvio che bisognava cambiare qualcosa. Un’immagine di Sky ha ripreso il mister della squadra friulana che confabulava con l’allenatore in seconda e, dopo aver subito un gol evitabile, eccolo imprecare. Ha atteso troppo a fare un cambio tattico semplice, mettere la difesa a quattro.

Così, come l’anno scorso, ci troviamo ad analizzare l’ennesima sconfitta evitabile. Pare che i giocatori dell’Udinese diano il massimo solo quando dall’altra parte c’è una squadra blasonata, e qua un mercato in uscita che ha dissanguato la vena italiana non aiuta. Pare anche, che ci sia un complesso “tattico” per il quale non si può giocare con la difesa a quattro, anche se la rosa ben si presta. Tanto peggio poi se la disposizione della difesa a tre e i due laterali non prevede movimenti a raddoppiare e/o coprire delle mezzali. Il centrocampo e la difesa devono muoversi anche in orizzontale (diagonale), non solo in verticale. Se l’anno scorso lasciavamo colpevolmente sguarnita la fascia sinistra, quest’anno il problema si ripropone sulla fascia destra.

E così abbiamo buttato via una vittoria meritava contro il Palermo e un possibile pareggio contro la Lazio. Ultimamente, la società ha parlato molto del nome dello stadio e della cessione di Pinzi (che guarda caso Maran ha messo in campo contro la Juve mentre noi gli abbiamo preferito Merkel fuori ruolo). Forse, sarebbe meglio tacere per una settimana, evitare lettere aperte a politici o interviste passionali, e concentrarsi sul lavoro. Magari mettendo anche in discussione le proprie convinzioni tattiche e tecniche. Perché il calcio a Udine va avanti grazie ai conti in ordine, ma pur sempre di una squadra di calcio si tratta, di undici giocatori che vanno in campo a giocare a pallone.

Guidolin dovette perdere non poche partite al suo ritorno, lasciare fuori giocatori importanti per motivarli, e quindi tornò alla vittoria. Cosa farà Colantuono in settimana? continuerà il lavoro intrapreso per limare gli evidenti errori o effettuerà dei cambi (se non tattici, magari di uomini)?

 

Sezione: Editoriale / Data: Mar 15 settembre 2015 alle 09:30
Autore: Giacomo Treppo
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