Ammetto di aver digerito poco e male non tanto (non solo) la pessima direzione del signor Mariani durante Internazionale-Udinese, quanto i commenti a difesa dell’ambrosiano orgoglio il giorno dopo. La passione nerazzurra, che (ri-ammetto) non mi appartiene, ha invano cercato di farmi capire una certa interpretazione del regolamento; insomma, bene ma non benissimo.

Un’accesa ma non maleducata discussione con un giovane collega mi ha fatto riflettere. Anche se rimango convinto di aver ragione.

Ho riletto, esercizio che (terza ammissione) non pratico così spesso, quanto scrissi a corollario della gara persa dai bianconeri a Milano.

Sostenevo come l’Internazionale avesse vinto per la forza di allenatore ed alcuni giocatori; per la serata del direttore di gara; soprattutto per la proterva idiozia di un calciante bianchenero, cui ho dedicato un durissimo fondo.

Insomma alla fine penso di averla inquadrata bene. Penso.

Restano alcuni dati, impressi sulle immagini che, di questi tempi, non ingialliscono.

Intanto che la truppa nerazzurra può accendere un cero al santo patrono di Sarandì, per aver condotto (questi) Rodrigo DePaul in un momento, senza uscita, di stupidera priva di senso.

Poi, che alla fine le gare bloccate le vincono giocate di grandi personaggi. Godin per Sensi, mica Canciani per Sbazzeguti. E la personalità di altri ‘numeri dieci’ che vestirono invece il bianconero negli anni passati riaffiora.

Che la paura scenica esiste, forte e chiara: ne sono assolutamente certo. Lungi da me esercitare l’antipatico esser vittima, sentimento proprio del bovarismo becero che non ci appartiene; ma sono persuaso (qui nasce la querelle, non de Brest, con il savio collega) che il buon fischietto romano avrebbe preso decisioni diverse in uno scenario difforme. Cose che capitavano, capitano e capiteranno sempre. Ci siamo stra-abituati, ma ciò non significa che ci debba per forza apparire un comportamento normale.

Infine che chi commenta in maniera professionale, il calcio dovrebbe avere memoria. Altrimenti non si fa una maestosa figura a chiamare Candreva ‘furbacchione’ e il giocatore madrileno che stramazza (alla stessa maniera) dopo un fallo di Cuadrado, invece, calciatore che ‘rappresenta un comportamento censurabile che dovrebbe essere severamente punito’. Senza ulteriori commenti.

Restano zero punti; una discreta prestazione, la sensazione di un’occasione persa (e sappiamo perché), ma è passato e sempre ‘tre punti’ canta la classifica.

Adesso l’Udinese incontra tre squadre alla propria portata: Brescia in casa, Hellas, Bologna in casa. Le chiacchiere stanno a zero, mentre la discussione porta dubbi e incertezze su ogni reparto.

Già: un mercato anomalo ha lasciato in dote anche all’Udinese tanti giocatori, sicuramente più del necessario. Abbondanza in difesa, con Opoku che ha stupito (quantomeno me) giocando molto bene a Milano, con Becao ed Ekong titolari, con De Maio, Samir e Nuytinck da rincalzo.

In mezzo esistono diverse opzioni, ora che anche Walace non è più oggetto misterioso; io però Mandragora non lo toglierei mai, ora che con Jajalo sembra avere trovato più equilibrio.

Dubbi in attacco? Lasagna non è prima punta, ed anche a San Siro ha faticato, sgomitato, rischiato anche di segnare la rete del pari (Handa, ma una distrazione mai?) e meritato un voto alto. Dovrebbe però giocare a fianco di un puntero di peso, sia esso Nestorovski, Okaka o il redivivo Teodorczyk. Tenendo sempre conto di Nacho Pussetto, che potrebbe essere schierato al posto dello squalificato.

Domani si gioca (orario contronatura, tre di pomeriggio al sabato) e il campo deve parlare: altrimenti le nostre, di parole, se le porta via la bora che spazza le nostre zone di questi tempi, rendendo la temperatura fresca e autunnale.

Piccolo, ultimo sospiro per il ricorso avverso la squalifica di RdP: giusta o meno? Il padre che vive in me direbbe di no: hai commesso una scempiaggine, ti hanno comminato una pena (a parer mio eccessiva anche per il brutto gesto a meno che il VAR non funzioni anche da potenziometro) e te la sconti, pagando.

La persona pratica che però abita dirimpetto dentro di me dice che sì, due giornate sono sufficienti e un ricorso potrebbe a buon diritto abbreviare la squalifica, rendendo disponibile De Paul già contro i rossoblu di Sinisa.

Alla fine è prevalso lo spirito utilitaristico e il ricorso è stato depositato: l’importante è che dirigenza, tecnici e compagni abbiano convinto il ‘diéz’ a non commettere più di queste sciocchezze.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 20 settembre 2019 alle 21:29
Autore: Franco Canciani
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