Ho sempre difeso, o almeno ci ho provato (con rare eccezioni) il difficile lavoro dei tecnici bianconeri. È stato sovente difficile portare risultati con le rose, tecnicamente modeste, che alcuni predecessori del mister adriese hanno avuto a disposizione. Non voglio citare i nomi, peraltro dimenticabili, di chi ha indossato i nostri colori senza meritarselo: dico solo che quest'anno abbiamo visto qualcosa di diverso.

A me interessa poco che il merito del mercato udinese in entrata possa essere dovuto alla retrocessione del Watford: interessa invece che chi è stato acquisito sia all'altezza della massima serie italiana.

E che tali elementi possano essere schierati.

Al netto della differenza di preparazione, quindi, non riesco proprio a capire perché andare a Firenze con una formazione di puro contenimento, salvo trovarsi sotto di due reti dopo una ventina di minuti, invece che attaccare una formazione, quella viola, fortissima in potenza ma non certo in atto. Un controsenso in termini, quello messo in piedi da Commisso, Barone e Pradé, dove a diversi investimenti anche importanti in campo si è deciso di conservare un allenatore che di positivo a Firenze può contare un mesetto, l'anno scorso, susseguente al subentro. Iachini è una bravissima persona, che però allena come giocava: tanto cuore, tanta aggressività. Il calcio, per me, è tutt'altro.

Sarri, per esempio. Quello vero, non che ha barattato la propria linea di pensiero con qualche importante bonifico, accettando di diventare inaccettabile oggetto di lazzi da parte di una tifoseria che, per il suo passato e quanto dichiarato, non sarebbe mai potuta divenire la sua.

Non sono affari nostri. Certo però che mi sarebbe piaciuta una squadra di 'facce di xxx, che avessero il coraggio di palleggiare in faccia' alla Fiorentina. Non al Barcellona, alla Fiorentina.

Che stasera gode, bravi loro: la Viola capitalizza il talento di Castrovilli, le amnesie dei difendenti friulani, un pochino di fortuna e l'incapacità, ritrovata purtroppo, di Kevin Lasagna di inquadrare la porta.

Okaka meriterebbe un allestimento tattico diverso: ve lo immaginate Stefano, con la sua fisicità, che invece di scendere solamente a centrocampo per contestare palle al centrocampo avversario, potesse stazionare verso i sedici metri, tipo Bierhoff (non è un paragone, tranquilli), cui due alti laterali possano indirizzare un numero non trascurabile di traversoni?

E questa Udinese i laterali offensivi li ha, eccome: e se dietro i tre difensori non riescono più a coprire, si passi a 'quattro' e non ci pensiamo più. Veramente non riesco a capire l'amore di chi nella società determina verso questo ammuffito 3-5-2, un modulo che in Europa nessuna squadra degna di nota mette più in campo. Specialmente quando, per giocare così, si debbono lasciare fuori Makengo, Deulofeu (quando starà bene), specialmene Ignazio Pussetto che oggi, lanciato dall'inizio, sarebbe stato devastante.

No: non è il senno di poi. Quando ho visto la solita, ritrita formazione ho pensato che per la duecentesima volta di fila saremmo usciti dal Franchi senza punti, lontani i tempi di Totò e Fabio (il quale peraltro segna ancora). E a questo punto, quattro sconfitte su cinque con una rosa mai così competitiva da diverse stagioni, ovvio che Luca Gotti sia in discussione. Certo, quando rientreranno Nuytinck, Larsen e 'Deulo' starà bene le cose cambieranno. Ma si darà il tempo al tecnico veneto di sistemare le cose?

Non lo so. Oggi alla delusione per un Decreto del Presidente del Consiglio che riporta la lancetta indietro non di un'ora come si sapeva, ma di sei mesi; col sapore, oggi, dell'amara sensazione che lassù si sia perso tempo, se veramente i televirologi avevano ragione a soffiare nell'orecchio dello statista pugliese il venticello del dubbio; con la sensazione che tanto, troppo sport si fermerà come la causa dell'epidemia fosse il calcetto dopo cena e non l'incapacità, comprensibile, di stoppare un nemico ignoto se non vaccinando la popolazione... Beh, ci mancava solo di vedere Milenkovic segnare da solo, in area piccola, ammirato dalla difesa immobile con indosso una maglia cui non sempre rendono onore. Ci mancava solo il capitano inciamparsi su un cioccolatino spedito al centro da Molina. Ci mancava solo Lirola che si lanciava stile Garrincha.

Ecco, caro Luca: ci mancavate solo voi, oggi. Sono onesto: dopo il Parma ci avevo creduto pochissimo. Adesso, con Milan e Sasòl alle porte, temo per la tua panchina.

Sei artefice, assieme ai tuoi ragazzi, del tuo futuro. Fai buon uso del tempo, delle possibilità tecniche e, se puoi, di qualsiasi positivo influsso astrale. In amore e nel calcio, infatti, vale tutto.

Vi saluto, amici miei. Voi, che soffrite come me. Voi, persone di assoluta civiltà che seguiranno, come a marzo, le indicazioni di legge. Voi, amici mascherati. Torneremo ad abbracciarci.

Ma, lo dice lo statista pugliese, non sarà domani. Speriamo di arrivarci, a quel fatidico 'dopodomani'. Di arrivarci vivi. La quale cosa, lo dico con la pioggia nel cuore, non sarà per nulla facile.

Ma noi lottiamo: lo facciano anche i giocatori dell'Udinese. Lo faccia anche Gotti, per cambiarmi l'idea che mi sono fatta.

Forza.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 25 ottobre 2020 alle 21:54
Autore: Franco Canciani
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