Lo spettro di Empoli. Ventidue conclusioni verso la porta, quasi il settanta per cento di possesso palla; un’avversaria a lungo annichilita, sul piano del gioco e della personalità, tanto da pensare, a tratti, se appartenessero alla stessa categoria.

Lo spettro di Empoli. Nel primo tempo la prima occasione capita dopo un minuto, ed è solo traversa. Di lì in avanti Musso inoperoso, Joronen alla miglior recita in maglia bresciana e tanta, troppa, imprecisione.

Lo spettro di Empoli. Il calcio è impietoso, e si materializza alla prima occasione casalinga dopo più di ottanta minuti: ‘preghiera’ da quaranta metri, Musso non padroneggia, i centrali si guardano, Bisoli realizza.

‘Il calcio è ingiusto’, ho pensato lì per lì: no, caro me stesso, il calcio è impietoso ma non ingiusto e se il Brescia capitalizza il 100% delle occasioni, merita.

Beh, merita…

Ci pensa De Paul (assistenza di Okaka) a mitigare la delusione, con un diagonale su cui Joronen non può nulla (come invece sulla traversa piena centrata dall’argentino, sfiorata coi polpastrelloni del guanto dal finnico). Ultimi attacchi imfruttuosi, finisce così.

Finisce una giornata che scaccia, parzialmente, i fantasmi di Empoli, muove la classifica mantenendo, però, l’Udinese in agitazione. Dietro vincono Lecce, Genoa e Samp; perde la S.P.A.L. e, strano a dirsi, anche la Viola (pari punti con l’Udinese) non deve sentirsi tranquilla. Insomma match-point sprecato.

Brescia, invece, che dopo l’impalpabile mercato di riparazione e l’inspiegabile giubilazione di Corini, vede la salvezza a sei punti: ormai un miraggio sempre più lontano. Non per i punti di distacco, sono due vittorie sole: ma per la qualità. A meno che il nuovo mister non stravolga le cose. A me sembra che il gioco di Corini fosse nettamente migliore. Sbaglierò, lo spero per i bresciani.

Oggi l’Udinese ha sprecato un’occasione perché il Brescia di Lòpez è parsa macchina grippata, senza picchi né acuti, schiacciata dietro dal giropalla bianconero; anche il bravo Tonali è parso spaesato. Peggio ancora Mario Balotelli, che gioca una ventina di minuti, tocca di testa allo scadere del primo tempo infortunandosi, di lì in avanti azzecca ancora meno.

Fossi stato in Mario avrei cercato un contratto in uno dei tanti paesi ricchi. Ormai le squadre dove ha giocato lo stanno scaricando, ultima la tifoseria del Liverpool, e anche oggi ha mostrato di parlare un verbo calcistico incomprensibile a troppi dei suoi compagni. Spero di sbagliarmi.

L’Udinese continua a creare tantissimo, perché dal punto di vista del gioco Luca Gotti ha messo a posto la squadra; la palla gira, i lanci lunghi sono sempre meno, le occasioni fioccano.

Però… Però la palla in porta non è voluta entrare: fino al secondo minuto di recupero, quando anche la capricciosa Eupalla ha deciso che tre punti a questo Brescia non le avrebbero reso giustizia. Fa la parte, Lòpez, quando parla di ‘due occasioni Udinese’: per contare le chance di realizzazioni bianchenere non bastano le due mani. Ma la continua sterilità, condita da qualche traversa di troppo, rende quasi vane le prestazioni, non partecipando l’Udinese ad un concorso di bellezza.

Tutto qui. Niente graduatorie di merito, ne commenti per chi sostiene come Gotti abbia responsabilità sulla mancanza di segnature: costoro hanno memoria corta; né gli riconosco capacità di leggere le distinte. Facile sarebbe marcare con pervicacia schierando Di Natale o Sànchez: non è causa dell’adriese se delle punte a disposizione, la porta la vedano in pochi e neanche tanto di frequente.

Ora l’Hellas, squadra in forma e dal gioco veloce e redditizio: a me, che ancora una volta biasimo l’ora delle lasagne per una gara di pallone, basterebbe un punticino. E magari che la Lasagna da osannare non fosse quella di mamma, ma quello ex Carpi.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 09 febbraio 2020 alle 22:00
Autore: Franco Canciani
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