Non si può esultare per una vittoria del genere (1-0): non è il mio pensiero, è il pensiero di tutti; perché quando a fine partita percepisci una sensazione di vuoto non hai nemmeno la voglia di festeggiare. Il vuoto deriva dalla prestazione offerta ieri dall'Udinese contro l'ultima della classe (ChievoVerona): non che le aspettative fossero alte, ma nemmeno così... Non abbiamo un'identità: da chi gioca a chi guarda la partita, ognuno segue semplicemente la sua parte. Prima o poi però dovrà emergere quella coesione, quella complicità tra giocatori e tifosi: bisogna solo riscoprire un legame innato, il quale può essere offerto solo dallo sport.

Una vittoria dolceamara dunque, tutto il contrario rispetto a una "vittoria mutilata": ben vengano (finalmente) i tre punti, ma vincere così è stato abbastanza fortunoso; perché a Udine si vuole vedere almeno un po' di gioco, delle azioni da ricordare. Al momento bisogna accontentarsi, evidentemente: questa sarà un'altra stagione dove i punti si vanno a prendere disperatamente in tutti i modi, come ha ammesso ieri Nicola. Poi, delle volte siamo anche oggettivamente complicati, noi tifosi: e quando non si vince, e quando si vince però non c'è il gioco... Forse il segreto sta proprio lì, nel non essere mai soddisfatti appieno: solo così ottieni la giusta pressione per andare avanti migliorandoti.

Capitolo VAR: a poco a poco torniamo ai vecchi tempi. Dopo un primo periodo nel quale gli ambienti del calcio (rinnovati dal VAR) hanno praticamente delegato, senza fiatare, tutte le decisioni più importanti al video, ora tornano nuovamente le polemiche. A parte questo, penso sia giusto dire che nel calcio moderno si valuta un intervento "falloso" quando questo viene riscontrato in campo; ok, però al di là della volontarietà del gesto, sulla quale tanti fanno leva. Per questo la mezza gomitata di Đorđević ai danni di Pussetto è da valutare come "fallosa"; il rigore c'è (tanto poi lo sbagliamo...), ci può stare assolutamente. E' una decisione comunque difficile, basta vedere quanto tempo si perde nel prenderla e nel rifletterci sopra (arbitro in campo, tifoso, giornalista, ...). L'importante comunque è cercare sempre di arrivare al punto rispettando il regolamento.

E arriviamo a questo punto, a questa (breve) analisi sulla gara. Difficile capire la differenza tra primo e secondo tempo: gara dal livello di gioco molto basso, solo Pussetto è riuscito a rompere gli schemi. I primi dieci minuti di gioco sono forse i più combattuti; il Chievo parte subito forte: al 2' Depaoli si mangia un gol davanti alla linea di porta, sparando alto di testa. Dopo diverse combinazioni tra De Paul, Mandragora e Okaka, alla fine Nuytinck non ne può più e decide di fare tutto da solo: e viene fuori una bordata da fuori, al 9', che sta facendo tremare ancora ora il palo della porta di Sorrentino (l'olandese calcia da fermo, col collo esterno sinistro). Poi il nulla, nulla da dire se non che l'attacco bianconero è troppo macchinoso, che la difesa friulana non ha subito più di tanto e che D'Alessandro è uscito al 21' (al suo posto Zeegelaar).

Manca un po' la corsa nelle gambe, manca la decisione corretta e l'indirizzamento giusto del passaggio quando vieni pressato. Nicola l'ha forse capito all'intervallo e al 55' c'è una sostituzione mezza obbligata: dentro Pussetto, fuori Okaka. L'argentino ha fatto davvero fatica a inserirsi nella gara per via delle sue caratteristiche; ma dopo una fase di rodaggio, i suoi movimenti si sono rivelati gli unici in grado di mettere in difficoltà la difesa clivense, fino al compimento, alla decretazione del penalty all'84'. Prima degli "ottantesimi", da ricordare ci sono: la base del palo colpita dal Chievo direttamente dalla battuta del corner al 66', la gran botta di Fofana dal limite al 74' (che centra lo specchio - sì! - ma trova solo il corner) e il muro costruito da Musso e Troost-Ekong all'80' in occasione della tripla possibilità clivense (tiri di Meggiorini e ancora Depaoli, che dimostra di avere un'ottima propensione per l'attacco). Ma torniamo a questo benedetto rigore: nessuno in campo vorrebbe tirarlo; facciamolo tirare a Teodorczyk, appena entrato... entrato lui, ma non il pallone in porta: immortale Sorrentino; però poi sulla ribattuta riusciamo a mettere fine alla nostra sofferenza e a portare a casa la vittoria. Non la gioia, visto che a fine match ognuno decanta a proprio modo...

Brevemente, i singoli: Musso sta diventando una sicurezza: ha salvato la porta in alcune occasioni, può migliorare ancora nelle uscite e nei rilanci; come quando non si fa capire con Opoku, rischiando tanto su un cross; il difensore ghanese comunque ha svolto bene il suo compito difensivo, ma non può ancora raggiungere le prestazioni offerte da Nuytinck e Troost-Ekong. A centrocampo Fofana non riesce assolutamente a integrarsi al gioco, Mandragora meglio nel primo tempo e De Paul pure; sugli esterni Stryger Larsen poca roba, auguri a D'Alessandro... Zeegelaar, dopo Pussetto, il migliore dalla cintola in su; in attacco, chiaramente meglio Pussetto (ottima prestazione) e Teodorczyk (in gol, il primo nel mondo bianconero, che però, per ora, non può far altro che paragonarlo ai vari Ranégie e Goitom) rispetto a Okaka e Lasagna; l'ex Carpi deve forse iniziare a preoccuparsi per le gerarchie, mentre l'ex Watford si sta dimostrando prezioso.

Concludo dicendo che il Chievo è l'unica squadra che ha perso entrambi i confronti contro l'Udinese. Riusciamo a trovare come minimo altri due club da mettere "sotto" entro la fine della stagione? Possibile, ma scordatevi il bel gioco perché l'agonia è dietro l'angolo.

Sezione: Primo Piano / Data: Lun 18 febbraio 2019 alle 20:00
Autore: Emanuele Calligaris / Twitter: @41ema56
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