Il calcio friulano piange oggi Ido Sgrazzutti, ex difensore dell’Udinese e del Palermo, uomo di sport e di vita d’altri tempi, venuto a mancare lasciando un ricordo profondo in chi lo ha visto giocare e in chi lo ha conosciuto fuori dal campo.

Nato nel 1947 a Flumignano di Talmassons, Sgrazzutti è stato un figlio autentico di questa terra: concreto, silenzioso, lavoratore. Prima ancora di diventare un calciatore affermato, aveva conosciuto la fatica vera, quella dei mestieri quotidiani, passando per diverse squadre friulane – su tutte la Sangiorgina, storica fucina di talenti – fino ad arrivare all’Udinese, dove si affermò in Serie C tra il 1966 e il 1968.

Terzino moderno per l’epoca, capace di marcare ma anche di spingere, Sgrazzutti attirò l’attenzione del Palermo, che lo acquistò nel 1968. In Sicilia visse gli anni più prestigiosi della carriera: esordì contro il Cagliari di Gigi Riva – che, si racconta, ne apprezzava molto le qualità – e vestì la maglia rosanero per cinque stagioni, collezionando 47 presenze in Serie A e 57 in Serie B, contribuendo alla promozione nella massima serie nel 1971-72.

Nel 1973 il ritorno a casa, all’Udinese, ancora in Serie C. Qui rimase fino al 1976, chiudendo il suo doppio capitolo bianconero con 173 presenze complessive e 2 gol. Numeri che raccontano affidabilità, continuità, spirito di servizio. Mai una star, sempre un punto fermo.

Ma la storia di Ido Sgrazzutti colpisce soprattutto per ciò che viene dopo. Perché nonostante oltre 100 presenze tra Serie A e B, quasi 300 partite in carriera e alcune apparizioni nelle nazionali giovanili, la sua vita non è stata quella del calcio dorato. Terminata l’attività sportiva, Sgrazzutti ha lavorato per tantissimi anni come postino del Comune di Basiliano, diventando una figura stimata e conosciuta da tutti.

Altri tempi, altri guadagni, un calcio ancora umano, dove la carriera sportiva non metteva al riparo dalla vita vera. E forse è proprio questo che rende la sua figura così preziosa da ricordare oggi: Ido Sgrazzutti è stato un calciatore professionista, sì, ma soprattutto un uomo normale, dignitoso, coerente.

Alla sua famiglia e a tutti coloro che gli hanno voluto bene va l’abbraccio dell’intera comunità bianconera.Il suo nome resta inciso nella storia dell’Udinese e del calcio friulano, come esempio di passione, lavoro e rispetto.

Sezione: Notizie / Data: Dom 14 dicembre 2025 alle 09:36
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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