Ormai è praticamente certo che sarà nuovamente Luca Gotti a guidare l’Udinese nella prossima stagione. Buona scelta oppure era meglio virare altrove?
Chiaramente, come sempre, la risposta la fornirà il campo però il modus operandi della società sulla scelta dell’allenatore lascia qualche perplessità. L’Udinese gioca la sua ultima partita stagionale il 23 maggio perdendo malamente a San Siro contro l’Inter campione d’Italia, oggi è il 10 giugno, dunque ci sono volute tre settimane per convincersi sulla riconferma del mister. Per carità di tempo ce n'è ed è giusto prendersi i giorni necessari per compiere al meglio le valutazioni però questo tentennamento e questo continuo rimandare possono essere segnali che forse si cercava un’occasione giusta che tuttavia non si è presentata.
Di fatti, inutile negarlo, le alternative l’Udinese le aveva cercate: da Maran, da anni sulle panchine di serie A con alterne fortune, considerato però troppo costoso a Zanetti che ha fatto una scelta diversa sposando il progetto Venezia e rinnovando il suo contratto con i lagunari. É stata battuta anche la pista estera ma la ricerca ha prodotto pochi e non entusiasmanti risultati. Anche questo può essere interpretato come un segnale che Gotti, probabilmente, non sia la prima scelta ma l’abbia spuntata su altri candidati grazie a diversi fattori. Con Maran l’ha spuntata sul lato economico mentre Zanetti si è autoeliminato dalla corsa per la panchina friulana.
Come detto sono segnali, nostro compito è dare una chiave di lettura. É evidente che se così fosse sorge spontanea una domanda: quanto è rischioso iniziare con un allenatore che non gode della piena e totale fiducia della società? Tanto, assolutamente. Naturalmente questo aspetto non emergerà mai, nel senso che si dichiarerà che su Gotti c’erano pochissimi dubbi e dunque fiducia ed entusiasmo al massimo. Ma se lo scenario fosse quello delineato poco fa, giocatori una prospettiva del genere la colgono subito ed ecco poi che si vanno a innescare tutte quelle dinamiche, specialmente mentali e di ambiente, che di fatto incidono in maniera importante sui risultati.
La scelta Gotti in realtà, che fosse il primo della lista o meno, ha un suo perché. L’allenatore conosce già lo spogliatoio e ha saputo gestirlo e tenerlo in mano in maniera ottimale nel corso della sua esperienza friulana. Poi siamo sicuri che Maran, esonerato malamente al Genoa che invece con Ballardini si è risollevato senza intoppi, o Zanetti, con nessuna esperienza da allenatore nella massima serie, avrebbero garantito certezze?
Inoltre su due annate Gotti ha raggiunto quello che di fatto era l’obiettivo prestabilito, ovvero la salvezza tranquilla. Dunque i risultati sono ampiamente dalla sua parte e si sa che poi sono quelli a fare la differenza e quelli che si ricordano. Gotti obiettivo raggiunto, che piaccia o non piaccia.
Questo punto spiegherebbe poi anche la questione “giocare bene” e “divertire”. In pieno accordo con mister Allegri, se mi voglio divertire vado al circo o una cosa del genere, nel calcio contano i risultati, c’è da portare a casa un obiettivo e per raggiungerlo ci sono infinite strade diverse. Se lo raggiungi la tua strada è efficace.
É vero l’Udinese non giocherà il calcio più entusiasmante della serie A, che è molto difensivista ma poco importa, è efficace. Cosa vuol dire giocare bene? Ancora non si è ben capito. Andiamo ai massimi livelli europei. A detta di tutti il Manchester City gioca un calcio da stropicciarsi gli occhi, il PSG gioca in maniera arrembante, il Bayern Monaco è travolgente eppure la Champions League la vince il Chelsea che si affida a una difesa arcigna e ruvida e a ripartenze fulminee. Certo è riduttivo ridurre il Chelsea esclusivamente a questo ma è indubbio che, nonostante il potenziale offensivo, Tuchel non disdegni il fatto di stare sotto la linea della palla a fare una partita a tratti anche “sporca” per poi ripartire con idee lucide e di grande qualità. E nella stagione appena conclusa sono convinto che sia rimasto più soddisfatto un tifoso del Chelsea che dello sfavillante PSG.
Tornando a Gotti va anche detto che non ha avuto fortuna l’anno scorso dal punto di vista degli infortuni: Pussetto e Deulofeu su tutti, con i loro guai fisici hanno privato la squadra della loro presenza. Inoltre il mister a disposizione ha avuto un parco attaccanti che, senza troppi giri di parole perchè lo dicono i numeri, non è adatto alla serie A.
E poi c’è la questione De Paul. Dal punto di vista tecnico tutto gira attorno al suo futuro, con la speranza sempre più risicata che possa rimanere in bianconero, come è normale che sia. Però qui poi deve intervenire la società perché il capitano va rimpiazzato con cognizione di causa perchè sai che perdi il giocatore trascinante e di maggior qualità e in più, come spiegato prima, c’è da intervenire pesantemente sul reparto offensivo. Altrimenti Gotti resterà un parafulmine che deve coprire e colmare le mancanze di una rosa che, su alcuni aspetti sono evidenti.
Ripeto c’è tempo, ma meglio tutelarsi.
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