Dopo 99 giorni, l'Udinese torna a esultare davanti ai propri tifosi. Il 3-2 sul Venezia non è solo una vittoria preziosa per la classifica, ma anche un segnale importante per una squadra che troppo spesso, in questa stagione, si è smarrita nel suo stesso percorso. Il successo mancava dal 2-0 contro il Cagliari dello scorso ottobre e arriva in un momento chiave del campionato: i bianconeri ora hanno la possibilità di tornare a dare una svolta alla loro stagione.
Una squadra a due facce: il primo tempo da dimenticare. Il tecnico Kosta Runjaic ha riproposto un 4-4-2 a trazione offensiva, scelta quasi obbligata vista l’assenza di Karlstrom, l’unico regista naturale in rosa. Ma la squadra, soprattutto nel primo tempo, è sembrata ancora incerta e imprecisa, con una manovra macchinosa e assai prevedibile. 45' minuti e nulla di fatto, da segnalare soltanto un tiro da fuori di un ispirato Ekkelenkamp, tra i più propositivi nella prima frazione. Alcune scelte tattiche non hanno convinto del tutto: Thauvin, schierato da esterno destro a tutta fascia, è apparso sacrificato, risultando incisivo solo nelle rare occasioni in cui è riuscito ad accentrarsi. Il capitano deve essere sempre al centro dell'azione, così defilato rischia di perdersi. Malino Sanchez, pur generoso nei movimenti, è rimasto ai margini della manovra, senza trovare mai la giocata decisiva. Dal Nino è lecito aspettarsi di più, anche se gli va dato sostegno. Forse in un tridente vero, con Thauvin più vicino a dialogare con lui sulla trequarti, il cileno si sentirebbe più a suo agio?
Nel complesso, la squadra è sembrata timorosa e poco fluida, con errori tecnici che hanno impedito di creare reali pericoli. Un'Udinese che ha faticato a trovare la propria identità nei primi 45 minuti, come se fosse ancora alla ricerca di sé stessa.
Ripresa da battaglia: tra errori e reazione d’orgoglio. Nella seconda frazione, complice anche le incertezze di Joronen, l'Udinese ha alzato il ritmo e trovato due gol nel giro di pochi minuti: prima Lucca, poi Lovric, hanno portato i friulani avanti. Ma, come troppe volte accaduto in stagione, la gestione del vantaggio è stata rivedibile. Il Venezia ha riaperto tutto con una splendida punizione di Nicolussi Caviglia, lo stesso giocatore che l’Udinese aveva seguito in estate e che potrebbe tornare d’attualità nel prossimo mercato. Poi, l’ennesima amnesia difensiva: Sava, ancora incerto sulle uscite alte, ha lasciato spazio a Gytkjaer, che ha firmato il 2-2, riportando alla mente la clamorosa rimonta subita all’andata. Un copione che rischiava di ripetersi e che testimonia come i bianconeri abbiano ancora molte fragilità da correggere.
A evitare un nuovo incubo è stato Iker Bravo, entrato nella ripresa al posto di Sanchez e decisivo con il gol vittoria. L’attaccante spagnolo ha sfruttato alla perfezione la splendida giocata di Solet, sempre più leader della squadra. Bravo, che aveva già segnato all’andata contro il Venezia, ha mostrato ancora una volta di meritare maggiore spazio: ha tecnica, carattere e una fisicità che può essere molto utile a questa Udinese, spesso troppo dipendente da Lucca in attacco. Il suo ingresso ha portato nuova linfa, e ora spetta a Runjaic dargli più continuità.
Questa vittoria allontana l’Udinese dalla zona calda e permette di guardare con più serenità alle prossime settimane. La squadra però deve trovare una vera identità e imparare a gestire meglio i momenti di difficoltà, senza doversi sempre affidare a episodi o individualità. Ora i bianconeri hanno davanti un calendario tutto sommato abbordabile (fatta eccezione per il Napoli alla prossima): un’occasione per blindare la salvezza e provare a costruire qualcosa di più ambizioso. La sensazione è che questa squadra abbia ancora del potenziale inespresso. Serve solo il coraggio di tirarlo fuori, partita dopo partita.
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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