Difficile, alle volte, trovare le parole; specie quando, di miele, se ne sono (forse a sproposito) spese tante.
Poco da dire: per l’ennesima volta in questi anni, l’Udinese fallisce l’esame di maturità, perdendo una gara che anche solo pareggiata avrebbe consentito di guardare alle ultime sei sfide con il cuore leggero.
E forse i bianconeri, parsi meno pronti che nelle precedenti gare, al pareggio ci avevano anche pensato: ma come troppo spesso accade, si deconcentrano e permettono alla Samp di segnare due volte nel finale, portando a Genova tre punti meritati.
Sì: ho sentito colleghi che parlano di equilibrio rotto quasi ingiustamente: non sono d’accordo, al netto di rete ed occasione per Lasagna, sono stati gli ospiti a cercare di vincere con più convinzione.
Ranieri, vecchio bucaniere, l’ha letta perfettamente: ha sacrificato il danesone Thorsby (rimasto in campo per grazia di Valeri che non punisce con il giallo due prolungate trattenute su De Paul e Okaka) in marcatura sul ‘diéz’ friulano; ha chiesto a De Paoli ed Augello di non prendere troppe iniziative, ma di frustrare quelle di Sema e Larsen; alla fine, quando Jajalo ha finito la benzina, Ekdal è salito in cattedra e oplà.
La sconfitta, però, a parte i dettagli tattici viene da due nefandezze diensive: Samir rinvia, in area piccola, su Ekong ed il rimpallo premia Bonazzoli; Nuytinck, tu quoque, si addormenta al tramonto della gara e Gabbiadini lo punisce. Forse Bram pensava ad un fischio arbitrale: sbagliato. Avesse visto un fallo, avrebbe dovuto annullare anche l’ennesima perla di Lasagna che, prima di saettare nell’angolino, sbilancia Yoshida in un contrasto aereo.
L’Udinese piace solo e solamente se può galoppare e fraseggiare; quando si trova di fronte italianissimi ed espertissimi allenatori come il simpatico romano, di quelli che non si vergognano nel mondo dei numeri tattici di oggi a intasare le linee di passaggio avversarie non ‘creando densità’, come dicono quelli bravi, ma rifacendosi al calcio nazionale anni settanta, beh le cose non vanno bene.
Gotti stasera opera un turnover che io avrei riservato a sfide proibitive come quelle contro Juventus e Napoli, in parte anche contro la Lazio. Invece toglie gente come Becao, De Maio, Fofana con i quali, probabilmente, stasera l’esito sarebbe stato diverso.
O forse no: l’Udinese butta al vento l’abbrivio ed il vantaggio accumulato dopo le due vittorie esterne, dilapidando nelle sfide casalinghe cinque punti su sei. Prima tiene accesa la fiammella del Genoa, che si giocherà tutto contro Lecce e Samp dopo aver battuto il derelitto undici di Di Biagio; stasera si fa raggiungere dai blucerchiati, che nel prossimo derby avranno la possibilità, contemporanea, di togliersi dagli impacci invischiando pesantemente i cugini grifoni, e probabilmente concedere all’Udinese una salvezza al solito sofferta ma non troppo.
Mercoledì scende al Friuli la Lazio, in crisi di risultati, serenità, scuse (anche se la premiata ditta Inzaghi-Tare-Diaconale ne ha sempre di pronte); paradossalmente una gara da affrontare con serenità, anche se la sconfitta di oggi complica i piani-salvezza di Gotti e soci. Per De Paul e Lasagna più spazi di stasera ci saranno; speriamo corrano veloci anche gambe e testa dei loro compagni.
In chiusura, permettetemi di abbracciare, virtualmente, Fabio Quagliarella che oggi, realizzando una rete da vero opportunista, aggancia Boninsegna al 17esimo posto dei marcatori all-time in massima serie: sappiamo tutti casa ha passato questo ragazzo nella sua carriera, forse al momento più importante della sua corsa verso l’alto. Se ce un giocatore cui non serbo uno sportivissimo e molto temporaneo ‘rancore’ per aver timbrato così spesso la rete bianconera, in maglia avversaria, è proprio Fabio: bravo come sempre, bomber.
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