Tre punti in extremis allo "Stirpe" per conquistare una salvezza sofferta, ad un tratto insperata e condannare di fatto il Frosinone alla retrocessione in Serie B. Quello che si staglia in Ciociaria è uno scenario che alla vigilia, va ammesso, in pochi ipotizzavano. Invece alla fine i bianconeri friulani sorprendono: dopo aver camminato pesantemente sul ciglio del burrone riescono a dare il colpo di reni risolutivo.
È il più lieto dei finali: vinto lo scontro diretto, cosa che non era mai riuscita prima in questa assurda stagione. Poco importa, allora, cosa succede al "Castellani", dove una Roma affatto irreprensibile, concede in pieno recupero la vittoria all'Empoli. Affidarsi completamente ai giallorossi si sarebbe rivelato un suicidio.
Ci pensa Davis, eroe inatteso in un finale di stagione da cuori forti, a sferrare la zampata decisiva. Da oggetto misterioso a grande protagonista, l'inglese nel momento più importante dell'ultimo decennio si prende la scena: sponda aerea di Lucca nel cuore dell'area, Keinan arriva prima di tutti e trafigge Cerofolini con un potente mancino schiacciato a terra. L'esultanza è bestiale, sprigiona adrenalina, urla per l'orgoglio, è gioia liberatoria. Un sospiro di sollievo per il popolo bianconero arrivato anche grazie alle super parate di Okoye oltre ad un pizzico di fortuna che nel calcio non guasta con due legni colpiti dai ciociari.
Poco importa come e quando, per la trentesima volta consecutiva è Serie A. Esplode la festa in campo, con Walace e Bijol stremati e in lacrime. Sugli spalti, con i 750 eroi scesi da Udine in visibilio. In città, nei club, in famiglia a dimostrazione che l'Udinese ancora ci unisce. Esultano tutti, Pozzo compresi, con il patron Gianpaolo a prendere parte ai festeggiamenti in spogliatoio.
Va bene lo stesso, non è questo il momento di cercare i colpevoli. Mantenere la categoria a tutti i costi era l'obiettivo non solo della società ma di un popolo intero. Oggi si festeggia, come è giusto che sia perché questa salvezza, per come è arrivata, vale quanto una qualificazione in Champions. Sembra assurdo soltanto pensarlo ma è così.
Da domani si inizierà a pensare al futuro, ad analizzare cosa non ha funzionato, chi ha sbagliato e soprattutto cosa serve per costruire una squadra veramente competitiva e dare via ad un nuovo corso bianconero. Che qualcosa non abbia funzionato è evidente ed è per questo che dai massimi vertici ci si aspettano delle risposte immediate e concrete.
Può festeggiare anche Fabio Cannavaro, approdato in bianconero per sostituire l'esonerato Gabriele Cioffi. Un cammino impervio con la squadra che era in piena zona pericolo a quota 28 punti proprio come il Frosinone. Da quel momento la squadra si è rialzata arrivando all'impresa di ieri sera. La missione del campione del mondo non era affatto delle più semplici: il suo arrivo in Friuli il 22 aprile, con il calendario a mettergli subito di fronte il finale di match contro la Roma che l'amico Daniele De Rossi porta a casa. Da lì poi sono arrivati i pareggi contro Bologna e Napoli, quest’ultimo con gol al 92’ realizzato da Success. Poi il successo di platino contro il Lecce al Via del Mare, il pareggio contro l’Empoli con calcio di rigore di Samardzic al 104’ ed infine la vittoria in casa della squadra allenata da Di Francesco. Un bottino di 9 punti in cinque gare, più venti minuti, che valgono il prossimo campionato di Serie A. Si ripartirà da lui? Ha firmato fino a giugno. Appena metabolizzato quindi il traguardo tagliato il primo nodo da sciogliere sarà quindi proprio quello legato al tecnico. Dare continuità al suo lavoro, a quello di suo fratello Fabio e di Pinzi (collaboratori assai preziosi) potrebbe essere la mossa giusta. Lo scopriremo ma a Cannavaro, al di là di quel che succederà nei prossimi giorni, va detto grazie.
Viaggio all'inferno, andata e ritorno, come scrivevo una settimana fa. Emozioni incredibili, travolgenti. Terrore e gioia, sconforto e felicità ma siamo in Serie A. Stagioni così devono per forza rappresentare qualcosa. Se porteranno ad un cambiamento e ad una rinascita solo il tempo ce lo dirà. Ne usciamo comunque più uniti che mai, come sempre appassionati. Consapevoli di quello che siamo e di quello che rappresentiamo.
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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