Udinese a stelle e strisce? Cosa ci può essere di vero?

Niente secondo la società, che oggi ha ufficialmente e categoricamente allontanato queste voci, destituite (secondo l'Udinese Calcio) di ogni fondamento.

Circostanziato, con tanto di cifre, invece, l'articolo a firma Stefano Salandin apparso oggi su Tuttosport. Il quale replica, sicuro, anche alla smentita della Società.

Ci hanno insegnato che lo sport è fatto di dati e cifre, soprattutto di verifiche: in questo caso ci dobbiamo attenere a quanto riferisce la società. I dubbi, ne abbiamo, ce li teniamo per noi.

Cosa pensare? Come sentirsi? Così. Ormai il numero di squadre italiane di calcio che lasciano quote a proprietà straniere, statunitensi in particolare, è in crescita esponenziale; gli investitori nazionali, i mecenati anni '70 ed '80 sono praticamente spariti, prova ne sia che la famiglia Pozzo, in sella all'Udinese dal 1986, è di gran lunga la più longeva proprietà della serie A.

La verità è che il calcio non è più la scatola magica e splendida che allietava le domeniche pomeriggio della mia generazione e di quelle precedenti; le supercoppe nazionali si giocano all'estero, i mondiali in paesi che conoscono il calcio con grande approssimazione, ma sono pronti a ricoprire d'oro chiunque serva pur di avere in casa uno spettacolo che ha lo stesso sapore di certe 'chips' che ci mangiavamo nel 1978, un misto di plastica e olio di semi vari molto usato.

Alcune nazioni, che hanno avuto programmazione e lungimiranza, vendono diritti televisivi a peso di platino e locali squadre paragonabili alle medio-piccole italiane hanno a disposizione budget che neanche le metropolitane tricolori. Dunque?

Dunque andrà sempre più così: i fondi comuni acquistano nel mondo del calcio perché, tutto sommato, è un modo economico per impegnare i risparmi dei loro investitori; i piani di project financing ormai sono quasi più importanti di quelli sportivi, ovvero a questi si sovrappongono per permettere ai flussi di cassa di fornire al sistema i ricavi necessari a non andare sotto, conservando la società footballistica in forma ideale per essere, in tempi medi, rivenduta con profitto.

Mi piace tutto ciò? A me che detesto le partite una ogni due ore, su tre-quattro giorni? Che detesto i palloni giallo fluorescenti? Secondo Voi?

Ma quel che piace a me è anacronistico. Oggi ad una radio che parla di sport un tifoso lasciava un sapido 'vocale' piuttosto saccente (più del sottoscritto) in cui non ci si doveva lamentare della Supercoppa a Riyad, se si volevano avere fondi a disposizione per competere con le nazioni più ricche. Sarà: però non mi pare che i fondi ricavati da queste gite fuori porta vengano, al momento, reinvestiti per ammodernare il mondo italiano della pedata: ché al comando ci sono sempre le stesse persone con le medesime idee; perché per uno Stadio Friuli ci sono dieci stadi fatiscenti; perché si continua a 'daspare', tanto poi i regolamenti di conti si fanno in mezzo alle autostrade, e chi viene fermato rimane in arresto qualche ora, poi arrivederci, dammi la mano e sorridi.

Quindi? Quindi se arrivasse Zio Sam (ripetiamo, i Pozzo sdegnosamente smentiscono) non ci stupiremmo, specie se nel pacchetto fosse compresa una quota di Watford, quello sì un boccone appetitoso e obiettivamente economico alle porte di Londra. In ogni caso, smentite o meno, ci sembra opportuno parlarne come facemmo, beccandoci la nostra dose di prodotto di scarto dalla digestione proiettatoci contro da un ventilatore, all'epoca in cui si parlava di un possibile approdo friulano per il compianto Mateschitz. Lo facemmo, lo facciamo perché, a differenza di quel che qualcuno ritiene, anche noi abbiamo fonti con cui svolgiamo opportune verifiche.

Tutto questo per non parlare di un'Udinese deprimente, a livello di tante edizioni del recente passato; già, perché il giorno (l'Eternità li prenderà come tutti noi) in cui la famiglia Pozzo lascerà la Biancanera, che esisteva prima della loro mirabile opera e ci sarà anche dopo, correrà obbligo di ricordare Zac, Bierhoff, Amoroso, Poggi, Di Natale ma anche le stagioni passate al lume della tristezza di un 14esimo posto.

Tutto questo, infine, per non parlare di quanto ci faccia paura la morte, o (come dice qualcuno) il passaggio ad altra dimensione. Non so se il dubbio di Dino Baggio abbia cittadinanza, so solo che un saggio mi diceva 'quando avrai più conoscenti fra le necrologie che tra gli annunci di matrimonio inizia a pensare al tramonto'. Ridevo: aveva ragione. E lo scherzo che ci ha giocato Luca Vialli è di quelli del 'tasso' (ri-cit.).

Sezione: Editoriale / Data: Mar 17 gennaio 2023 alle 21:44
Autore: Franco Canciani
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