Cos'è Zico per noi friulani? Molto di più di un grande campione, Arthur Antunes Coimbra qui è una leggenda vivente. Amato come nessun altro, l'asso brasiliano, che con questa terra ha un legame incredibile, oggi è stato ai nostri microfoni per una lunga chiacchierata.
Come state vivendo l'emergenza in Brasile?
"La situazione è complicata per tutti, anche qui in Brasile siamo costretti a rimanere a casa in questi giorni. Qui l'emergenza è scoppiata dopo rispetto all'Italia ma fin da subito si è agito per arrestare il virus. Questo virus fa paura, non si sa ancora come contrastarlo. Restiamo a casa, per avere meno contatti possibili, solo così per ora possiamo provare ad arginare l'esperienza. Rispetto all'Italia ci sono tante persone che vivono in povertà, stiamo cercando tutti tramite la solidarietà di essere vicino a chi non ha da mangiare e ha bisogno di aiuto. Dobbiamo restare uniti ed essere forti, la speranza è quella di tornare presto alla normalità. Ad oggi però è davvero difficile ipotizzare quando si potrà tornare alla vita di sempre".
Il tuo legame con il Friuli è sempre fortissimo.
"I friulani mi hanno accolto subito con grande amore, non posso dimenticare questo incredibile affetto. Quando sono arrivato a Udine ero già un campione conosciuto in tutto il mondo, la gente qui mi ha dato però qualcosa in più, un amore che non avrei mai pensato di trovare. Ho visto tanta felicità nei volti dei tifosi, la gente era contenta che Zico avesse scelto una piccola città. Ho dato tutto me stesso per poter far fare all'Udinese un salto di qualità. Mi hanno apprezzato però anche per quello che ho fatto fuori dal campo. In Friuli ho ancora oggi tanti amici".
Il tuo arrivo in bianconero ha cambiato la storia dell'Udinese.
"Sì, ne sono convinto. Penso che con me l'Udinese è riuscita a cambiare mentalità, a diventare una squadra importante. Con Zico tutto il mondo ha conosciuto l'Udinese e questo per me è sempre stato motivo di orgoglio. Poi la società è stata brava negli anni successivi a costruire una struttura importante, a raggiungere traguardi impensabili prima. L'Udinese resterà per sempre nel mio cuore, oggi sono un grande tifoso".
Chi è stato il tuo erede in bianconero?
"Difficile fare paragoni del genere. Ovviamente sono molto legato moltissimo ad Amoroso. Per me lui ha sempre avuto qualcosa in più degli altri".
E con Maradona? Ti sei mai chiarito dopo quel gol di mano in Udinese-Napoli?
"Penso spesso a quell'azione. Stavamo vincendo 2 a 1, poi questo gol di mano. L'arbitro Pirandola convalidò, il guardalinee non si accorse di nulla. Andai su tutte le furie, presi sei giornate di squalifica perché nel tunnel gli dissi di tutto e di più. Maradona mi fece molto arrabbiare, fu davvero scorretto in quell'occasione. Quando ci siamo confrontati faccia a faccia mi disse che io ero la parte buona del calcio, lui quella cattiva. L'ultima volta che ci siamo visti, invece, ridendo mi ha detto che fece così perché si stava allenando per il mondiale".
Qual è stato il tuo gol più importante con la maglia dell'Udinese?
"Il gol più importante che ho fatto con la maglia bianconera è quello contro la Roma. Il gol vittoria, l'1 a 0, contro una grande squadra e la gente che esultava sugli spalti. Quel gol al volo regalò grande felicità a tutto il Friuli".
E la tua nazionale brasiliana?
"Eravamo una squadra fortissima, piena di campioni in tutti i reparti. Penso sia stato forse il Brasile più forte di tutti i tempi. Contro l'Italia qualcosa andò storto, trovammo una squadra veramente tosta. Sbagliammo di più del normale, loro capitalizzarono tutte le occasioni, fu una sconfitta meritata. C'è un po' di amarezza per non aver vinto quel mondiale, eravamo i più forti".
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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