Il simbolo della supremazia sul calcio calcio italiano, il famoso scudetto, è stato cucito per la prima volta sulle divise del Genoa a partire dalla stagione 1924-25. La logica ci dice che ogni anno si assegna lo scudetto ad una squadra per i suoi meriti, riconosciuti da tutti e messi in mostra sul campo; la realtà però dimostra che cinque scudetti della storia del calcio italiano sono ancora sotto i riflettori del dibattito sul chi veramente debba essere il reale detentore di campionati da inserire nei rispettivi palmarès.

Partiamo dallo scudetto del 1896: questo, il primo dei cinque, è rivendicato dall'Udinese. Allora i bianconeri facevano parte dell'Associazione Ginnastica Udinese e vinsero a tutti gli effetti quel campionato, giocato a Treviso. Il problema è che la FIGC nacque due anni dopo e non riconosce tuttora il primato dell'Udinese. I tifosi dell'Udinese hanno fatto anche una petizione, al momento del tutto inutile. Sul sito ufficiale dell'Udinese sono ricordati comunque i protagonisti di quell'impresa: Bissanti, Chiussi, Ksnapfel, Pellegrini, Milanopulo, Del Negro, Plateo, Spivach, Dal Dan, Tam e Tolu. Quale onore sarebbe per i primi bianconeri d'Italia poter dire di aver vinto il primo scudetto della storia del calcio italiano; resterà probabilmente un'onore "non ufficiale".

In seguito, sono altri quattro gli scudetti rivendicati: quello del 1915 da parte della Lazio, che lo vuole quantomeno condividere con il Genoa; quello del 1925 lo vuole il Genoa in connubio col Bologna; il Torino rivuole indietro il titolo del 1927, che risulta al momento ancora in revoca; lo Spezia vuole vedersi riconoscere il campionato non ufficiale terminato nel 1944.

Insomma, sembra alquanto ridicolo che in Italia si debba ancora discutere sull'assegnazione di scudetti che ormai appartengo addirittura anche a due secoli fa. Resta il fatto che la lotta di queste squadre sopraelencate rimane calda e accesa. Non sappiamo quante speranze abbiano di ottenere questi titoli che infonderebbero enorme orgoglio alle varie società: quel che è quasi certo è che questi dibattiti continueranno ancora per molto tempo nel Paese dove spesso si è soliti procrastinare le decisioni importanti.

Sezione: Focus / Data: Sab 03 novembre 2018 alle 17:00
Autore: Emanuele Calligaris / Twitter: @41ema56
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