La stagione che sta finendo si porta con sé l’alba della nuova e non solo. Il prossimo campionato e la sessione di mercato estivo che lo riguarda potrebbero determinare una nuova epoca per l’Udinese. Ormai da anni la famiglia Pozzo gestisce una holding di tre squadre senza che questo abbia portato a differenze rilevanti di politica societaria ed economica sull’Udinese, ma la promozione del Watford in Premier League potrebbe spostare gli equilibri strategici e non di poco.
Si sa che l’indole dei Pozzo è imprenditoriale e che il legame con il Friuli è sentito maggiormente dal padre rispetto al figlio. La squadra londinese in premier porterà ricavi televisivi per un minimo di ottanta milioni di euro circa. Inoltre, il mercato inglese, proprio per questo maggior giro di denaro, è molto più appetibile rispetto a quello italiano. E’ normale e fisiologico che l’attenzione si sposti verso il Watford, sarebbe strano il contrario.
Il cambiamento potrebbe di certo indebolire l’Udinese, ma non tutto il male vien per nuocere. Pensiamo ad annate come l’ultima della gestione Guidolin: vari giocatori volevano andarsene e il mercato italiano non dava sbocchi proficui per la società. Se Gino Pozzo volesse creare sinergie fra le varie società, ecco che i giovani da far crescere potrebbero andare al Granada e gli scontenti di buon livello approdare al Watford per mettersi in mostra di fronte a mostri sacri come Manchester United o City, Arsenal, Chelsea etc etc…
Il mondo cambia e il calcio con esso. Le rivoluzioni non si fanno più con l’ideologia ma con l’economia. L’Udinese potrebbe diventare più italiana (o almeno tornare ad esserlo), si potrebbero sbloccare intoppi in uscita, si potrebbe addirittura far partecipare l’una squadra alle plusvalenze dell’altra secondo clausole contrattuali sulle cessioni “infra-gruppo”.
I cambiamenti che fanno più paura sono altri.

La gestione Giampaolo Pozzo ha portato a una “Golden Age” del calcio friulano con tre qualificazioni Champions League, gli ottavi di finale sfiorati, numerose partecipazioni Europa League con due quarti di finale raggiunti e due semifinali di Coppa Italia. Il tutto condito da più di venticinque anni di seria A ininterrotta. La mano sta passando al figlio Gino che, diversamente dal padre, pare aver minor fiuto sulle guide tecniche (tutti ricorderanno la volontà di chiamare Giampaolo e la scelta successiva del padre che ricadde su Guidolin). E qua viene il grande punto di domanda per la prossima stagione: chi sarà l’allenatore? La risposta viaggia sulle montagne russe dei risultati in campo e dipende anche da come la società si rapporterà all’addio del capitano Di Natale. La parte finale della Golden Age pozziana è coincisa con le prestazioni da campione dell’attaccante napoletano. Nelle scorse settimane si erano fatti i nomi, per la panchina, sia di Maran che di Donadoni. Non sappiamo quanto queste voci siano veritiere, ma sicuramente l’ex tecnico della nazionale sarebbe la carta vincente per convincere Di Natale a fare un altro anno a Udine con una squadra che corra per lui. Stramaccioni invece pare più intenzionato a trovare altre modalità di gioco. Quest’anno a più riprese ha lasciato il capitano in panchina.
Il prossimo anno segnerà una mutazione di costesto che non necessariamente porterà a cambiamenti di risultati, ma sicuramente di gestione e strategie. Di sicuro, senza i gol di Di Natale verrà a mancare quel paracadute che nelle annate buie aveva permesso all’Udinese di rimanere in seria A. E’ bene che la società ci pensi bene: dopo due annate mediocri, si può fare un salto nel buio?
 

Sezione: Editoriale / Data: Mar 28 aprile 2015 alle 18:30
Autore: Giacomo Treppo
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