La sinistra ha evidenti problemi. Chi sta a sinistra non è uomo di sinistra, solitamente è di centro o a volte è addirittura “destro”. Di quelli che abbiamo di sinistra, pochi sanno fare il loro lavoro. No, non è un commento alla situazione politica italiana, anche se potrebbe sembrare. E' la perfetta sintesi di cinque punti, almeno, buttati via contro Fiorentina, Chievo e Torino.

Da Iachini a Delneri, anche nella stanza dei bottoni si accorgeranno di aver sbagliato il mercato della fascia sinistra. Manca un terzino con velocità e capacità di difendere. Samir è stato prestato al ruolo, ma rimane un centrale. Di tutti quelli provati finora è stato il migliore. Di Armero e Adnan mi sono ripromesso di non parlare più; Felipe ha giocato un primo tempo ottimo a Palermo, ma si è perso nella ripresa. La prestazione di ieri sera è stata un mezzo fallimento. Il brasiliano di Tarcento è sempre uno dei migliori, dei più costanti: un faro per la difesa e i compagni. Ieri, dalla sua parte, sembrava di rivedere la partita contro il Sassuolo. Un'autostrada nella quale i granata non hanno nemmeno pagato il pedaggio. I due gol subiti sono nati, ancora una volta, nella nostra fascia sinistra.

Anche Wague ha sbagliato vari movimenti, ma come per Angella giovedì scorso, va considerato che il colored non ha giocato molto quest'anno. All'inizio degli errori di posizionamento sono fisiologici. Quello che invece il campo sta decretando, e qua andiamo sui lati positivi di un pareggio che ci dà comunque continuità, è che il vero regista non è Kums, ma Hallfredsson. Il belga fa girare palla bene, recupera palloni, ma solo nello stretto. Il senso della posizione in fase difensiva non lo ha, non per il campionato italiano. L'islandese invece è la sintesi dell'umiltà: chilometri, randellate, palloni recuperati e subito scaricati su compagni con i piedi migliori. L'Udinese migliore, sia a Palermo che ieri sera, la abbiamo vista quando il gigante buono è entrato in cabina di regia. Certo, un regista atipico, ma unto dalla sacra acqua benedetta di Aquileia, quell'acqua che serve per sgarfare.

Perché questa è l'Udinese di Delneri: una perfetta sintesi fra piedi buoni e voglia di lottare, fra giovani volenterosi e senatori finalmente al pieno delle loro potenzialità. Lo ho sempre detto, nel calcio i meriti non centrano. Se Iachini non avesse avuto Samir, Widmer e Hallfredsson infortunati, difficilmente sarebbe stato esonerato. Mi spiace per lui, ma Delneri ha un DNA affine all'Udinese come il tecnico marchigiano non ha. Il Gigi della piccola patria è riuscito a far rendere giocatori che pensavamo fosse giusto mettere alla porta. Semplicemente, tolta la difesa dove si è adattato alla buona disposizione del predecessore, ha rimesso i giocatori nei loro ruoli. Certo, ha dovuto sacrificare De Paul... l'argentino si farà, anche se ha le spalle strette... e ha scoperto un regista tutto particolare. Ma veder giocare assieme Thereau e Zapata è bellissimo; vedere Fofana che si lancia all'attacco (già quest'estate avevo fatto notare che era più mezzala che regista, visti gli inserimenti contro gli inglesi nell'amichevole al Friuli) è sublime.

In conclusione, il pareggio di ieri sono due punti buttati, perché il gioco dimostrato e la filosofia dell'allenatore ci portano a chiedere di più. Ma è stata rispettata un'amica che a Udine non si vedeva da quasi quattro anni: la continuità. Continuità nei risultati, tre positivi. Continuità specialmente nelle prestazioni, quella più importante, quella che determina le fondamenta anti-sismiche di quella casa friulana chiamata Udinese.

Per correggere la fascia sinistra, lasciamo lavorare il Gigi bianconero, aspettiamo gennaio se non si dovessero trovare soluzioni appropriate. Intanto abbiamo di nuovo una squadra da ammirare. E questo, dopo tre anni da incubo, non è poco, signori e signore!

Sezione: Editoriale / Data: Mar 01 novembre 2016 alle 09:24
Autore: Giacomo Treppo
vedi letture
Print