Era il 1 giugno 1983. In Italia arrivò una notizia che cambiò la storia del calcio italiano: ''Zico è passato dal Flamengo all’Udinese''. La leggenda narra che a Rio de Janeiro quel giorno pioveva e che ad Udine, da giorni, comparivano sui muri scritte che erano tutto un programma: ''O Zico o Austria''. La trattativa era nota da giorni, tra impedimenti e misteri, ma ai più pereva incredibile. Perchè Zico all'Udinese era come se oggi Neymar passasse alla Sampdoria. O giù di lì.

La notizia su Zico fa il giro d'Italia e fa parlare tutti, anche quelli che non si interessano di calcio. Si scomoda persino Luciano Lama, sindacalista della Cgil. Commenta con durissime critiche l’ingaggio del numero 10 brasiliano da parte del presidente dell’Udinese Mazza, proprietario della Zanussi, industria-pilota del Friuli in grande crisi. Per Zico sono stati spesi ben sei miliardi di lire, attraverso una complessa operazione che consentì all’Udinese di gestire anche l’immagine del giocatore. Zico, assieme a Maradona, rappresentava il top dei giocatori mondiali. Da dodici anni era la bandiera del Flamengo, un fuoriclasse senza pari con più di 600 gol in attivo. Una bomba. Oggi si direbbe un 'crack''. Qualche anno prima aveva rischiato di vestire la maglia della Roma. In cima alla lista del Presidente giallorosso Dino Viola, alla fine dovette far spazio al suo collega di nazionale, tal Paulo Roberto Falcao da Porto Alegre, che divenne in poco tempo l'VIII Re della Capitale. 

Arthur Antunes Coimbra, detto Zico, una delle leggende del calcio mondiale: punizioni, rigori, dribbling, passaggi smarcanti. Chi più ne ha, più ne metta. Era rimasto impotente, però, davanti alla marcatura asfissiante e garibaldina di Claudio Gentile in Spagna, in quell'oramai mitico Italia-Brasile 3 a 2 del 1982 che resuscitò un giocatore che sembrava morto: Paolo Rossi.

L'acquisto di Zico è l'emblema di quegli anni. I grandi giocatori, in quel periodo, venivano a giocare solo in Italia. Niente era meglio della nostra nazione, nessun campionato era all'altezza. Una qualità estrema. La Federcalcio, all'epoca, pose addirittura il veto al tesseramento dell'asso del Flamengo perché l'Udinese – secondo una visione originale - non era in grado di avere la copertura finanziaria della spesa dell'acquisto del talento sudamericano.

A dare la scossa alla situazione fu la tifoseria friulana. Si ribellò, scese piazza. Alla fine un Giurì d'Onore del Coni dette ragione ai bianconeri. Il ''Friuli'', lo stadio di Udine, in pochi giorni mise insieme 26611 abbonati. Mai accaduto prima. La squadra parte alla grande: Zico segna, compie le sue magie. Poi arriva l'8 marzo 1984. Il "Galinho" si infortuna in una amichevole disputata a Brescia. Stiramento. Sta fuori cinque giornate, la squadra dal terzo scende al sesto posto. Quando il campione rientra, non riesce più a giocare come prima. Anche il posto Uefa salta.

L'anno successivo la squadra si salva nelle ultime giornate. Zico, fermato dai soliti fastidi muscolari, gioca poco. Viene addirittura accusato di costituzione di capitali all'estero. Processato e condannato a otto mesi di reclusione e a un miliardo 630 milioni di multa, fugge in Brasile e rientrerà in Italiaquando sarà riabilitato dalla Corte d'Appello di Trieste nel 1988. L'Udinese, nel campionato 1985-86, conclude al tredicesimo posto con 25 punti. La favola finisce qui.

Zico all'Udinese. Roba dell'altro mondo. A rileggere le pagine di quei giorni sembra un film di fantascienza. Una storia di illusioni. Una vicenda incredibile, oggi impossibile da ripetere. In unItalia tanto diversa da quella di quegli anni.

Sezione: Focus / Data: Gio 03 marzo 2016 alle 13:30
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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