Attilio Tesser, allenatore del Pordenone, ha rilasciato delle dichiarazioni sulla stagione dei neroverdi e sulla prima storica promozione in Serie B: "E' stata una bellissima cavalcata, abbiamo festeggiato molto".
Sulla Triestina, ancora in corsa per la Serie B: "Ci sono grosse possibilità di promozione anche per loro: adesso c'è quest'ultima finale, arrivata giustamente dopo il vantaggio da seconda classificata che aveva permesso l'accesso, nei play-off, direttamente dal penultimo turno, dai quarti di finale. Il quarto di finale è stato vinto con merito, adesso c'è questo scoglio, che non è semplicissimo, di Pisa. Ci sono comunque queste opportunità, e un derby allo Stadio "Friuli" non sarebbe male".
Sulle gare casalinghe del Pordenone della prossima stagione: "Giocheremo sicuramente le nostre gare interne allo Stadio "Friuli" di Udine".
Sulle speranze del Pordenone, durante la stagione, di ottenere la promozione: "Banalità: siamo stati sicuri di potercela fare solamente all'ottenimento dell'ultimo punto. E' la verità: io con la Cremonese ho recuperato undici punti, da febbraio a fine campionato; e l'ho vinto all'ottantasettesimo dell'ultima di campionato. Nel finale di questa stagione, due pali interni, uno preso da Michele De Agostini; cinque rigori contro nelle ultime sette giornate, e la partita dopo a Ravenna la traversa... son due pareggi, la Triestina ti prende quattro punti e devi andare a giocare l'ultima a Salò. Sembra facile, ma la realtà è che non è così; perché se siamo la Juventus allora abbiamo lo strapotere, ma una buona squadra, come noi, va verso il complicato: abbiamo sempre giocato con tutti, sono state facili forse solo due-tre partite; e a parte questo paio di gare, tutte partite sofferte. La partita di Trieste rappresenta, lo ammetto, un po' di convinzione in più; dopo quella partita: noi quattro pareggi e loro quattro vittorie. Quando comunque, durante la stagione, resti in vantaggio di cinque-sei-sette punti, ci credi. Poi hai la fiducia e l'umiltà, con la quale ci siamo sempre confrontati in spogliatoio; ma quello di Trieste è stato un punto fondamentale, e anche, aggiungerei, la dimostrazione di forza ai danni della vera sorpresa del campionato, l'Imolese, seconda in classifica in quel momento".
Sul (dover) giocare a Udine, sulle sensazioni a riguardo: "Primo: mi spiace per la città di Pordenone, perché trova, a cent'anni di storia, una squadra in Serie B, e non può giocare nella sua città; è chiaro che è un dispiacere. Per me, è una felicità, perché torno su un campo che ho calcato da giocatore e nel quale ho passato cinque anni. Poi, abito a Udine: ho trascorso più anni qui, in Friuli, che a casa mia, a Montebelluna, dove sono nato. Andiamo in uno stadio sicuramente bello, bellissimo, che per i giocatori sarà uno stimolo; da vedere sarà la dispersione, quanta gente riusciremo a portare. La possibilità di un doppio abbonamento, Udinese-Pordenone, non so se sarà possibile, ma mi sembra che le due società stiano parlando; il presidente Lovisa, proprietario che, da anni, gestisce la società e le ha fatto fare questo incredibile salto, sta valutando. E' chiaro che un po' di curiosità ci sarà, qualcuno ci seguirà: se andremo bene si potrebbe continuare verso questa direzione, altrimenti è stata una curiosità di qualche settimana...".
Su Mauro Lovisa, presidente del Pordenone: "A lui vanno fatti i complimenti: ha intrapreso una strada che mai pensavo, me lo diceva tanti anni fa: "Io arrivo in Serie B, io arrivo in Serie A"; ridevo, son sincero: la squadra era in interregionale, era dietro. Ha questa passione per il calcio, assieme al figlio che fa il direttore sportivo: è, prima di tutto, per merito loro se siamo arrivati in Serie B, loro portano avanti questo progetto. Per loro Udine rappresenta la culla di un sogno".
Su un possibile trait d’union, a livello di giocatori, tra Udinese e Pordenone: "Le società stanno sicuramente valutando insieme anche questa possibilità, sarebbe molto interessante".
Sulla figura dell'allenatore moderno, guida psicologica di un gruppo di giocatori: "L'allenatore funge anche da guida psicologica per la squadra, ma non per i fatti esterni al calcio. Nei fatti interni, si deve far prevalere l'importanza di quel "noi": non è facile, però io penso molto allo spazio che tu hai dentro lo spogliatoio, per me è fondamentale. Possiamo parlare di tattiche, schemi e giocatori, ma se non c'è una certa compattezza, riferendosi anche ad uno zoccolo duro importante, si fa più fatica. Gli aspetti esterni sono difficili da gestire, se poi nascono dalle donne peggio ancora; il tuo lavoro rimane a livello interno, dove devi cercare di portare tutti quanti in una sola strada".
Sul "fare gruppo": "I ragazzi si trovano, devono stare bene assieme. Le famose cene, ogni tanto, possono andar bene, si fanno, ma tra di loro, secondo me, le devono fare, perché è una loro partecipazione. Dev'esserci una stima e un rispetto reciproco, la lealtà, quando si va lì dentro, la metto dall'inizio e la porto avanti fino alla fine. Se c'è qualche problema vado subito nello spogliatoio, non lascio passare nulla: intervenire subito dove c'è qualcosa che non va. Quest'anno ho avuto zero problemi sotto questo punto di vista. L'allenatore, per me, dev'essere autorevole: l'autorevolezza deriva dalla competenza e dalla moralità, anche perché devi trasmettere, devi dare qualcosa; devi essere credibile sul piano tecnico e sul piano umano. Detto questo, si sbaglia comunque: una parola in più che dici o una cosa in più che fai... basta che non diventi un'abitudine".
Sulla sua idea di base nella gestione del gruppo: "Si pensa di vincere con quegli undici, perché una squadra di base, solitamente, esce. E' necessario però tenere preparati anche tutti gli altri, perché una squadra è composta da tutti i giocatori a disposizione".
Sui piani per la prossima stagione, in Serie B: "Manterremo la base di questi giocatori che hanno vinto il campionato, si va ad inserire qualche giocatore esperto, di categoria. Ce ne sono veramente molto pochi, in squadra, che han giocato in Serie B. Ci sarà un cambiamento di quattro-cinque giocatori base, un paio per reparto devono essere inseriti. Per me, la squadra rimane composta da ventidue giocatori".
Sulla Serie B: "E' importante partire bene, in particolare per non ritrovarti giù perché poi fai fatica a risalire. E' un campionato molto simile alla Serie C, ma chiaramente la qualità aumenta".
Sul quanto incide un allenatore sul mercato: "Dipende, io sono un'aziendalista, ragiono così: assieme si parla di come un allenatore vuol giocare, individuando le caratteristiche dei giocatori. In base alle possibilità si va a verificare: mediamente, un paio di giocatori da me richiesti me li hanno sempre concessi. Con la società dev'esserci un continuo confronto tecnico, com'è giusto che sia".
Sulla scelta di Udine, dopo la carriera da calciatore: "A Udine si sta benissimo. Mia moglie è nata a Udine, in Piazza Libertà: la scelta è stata chiaramente condivisa. Abbiamo fatto casa qua, la nostra "base": ci siamo fermati qua, dove si vive bene e si sta bene. Stavo bene anche a Montebelluna, ma abbiamo trovato casa qua e, quindi, ci siamo sistemati qua, da trentasei anni".
Sull'obiettivo del Pordenone per la prossima stagione: "Per noi, come società e come città, sarà importante mantenere la categoria. A me piace volare basso ed essere realista: prima difendiamo la categoria, poi si vedrà".
Autore: Emanuele Calligaris / Twitter: @41ema56
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