Non vorrei qualcuno equivocasse: vittoria friulana strameritata.
Perché al netto di un minuto (due ad esagerare) di 'stupidera' difensiva (Samir...), l'Udinese domina il Torino per 95 dei 97 minuti di gioco. E su questo non vorrei si equivocasse.
Credo che la retorica che ormai attornia una squadra incompiuta come quella granata offenda la memoria del vero, Grande Torino e dei suoi commoventi tifosi. È ora che i commentatori finiscano di chiedere alla squadra del presidente Cairo animo, grinta, pugnace voglia di gettare il solito cuore oltre l'ostacolo invece che un piano di gioco seriamente eseguito.
L'Udinese, che per anni abbiamo massacrato per la totale mancanza di gioco, sta mostrando e dimostrando che si può arrivare al risultato giocando un calcio tutto sommato gradevole: basta avere degli interpreti che alla palla non diano sempre e comunque del voi, come troppo stesso la tifoseria friulana si è dovuta sorbire.
Ieri sera la formazione di Gotti sin dal primo minuto, pur senza strabiliare, ha messo in campo la voglia di governare la gara; di fronte i ragazzi in maglia granata sembravano persino timorosi di fare il benché minimo passaggio. Se escludiamo un paio di folate di Singo e qualche partenza 'a testa bassa' di Belotti, Musso passa un primo tempo di tutto riposo, a differenza del collega Sirigu che si deve impegnare a fondo per evitare un maggior passivo: oltre alla bella iniziativa di Deulofeu per la finalizzazione vincente di Pussetto, sarebbe pure stato meritato.
Piccola parentesi: non discuto che per qualcuno l'intervento di Walace su Meité sia stato falloso, ognuno ha diritto di vedere il calcio dal proprio osservatorio. Dire però che con quell'episodio l'arbitro Massa avrebbe indirizzato la gara con un doppio errore non è più un'opinione, ma la mancanza di rispetto verso chi, come l'Udinese, ieri ha semplicemente meritato di vincere: lo ha dimostrato realizzando la terza rete dopo due colpi che avrebbero steso... un toro. Su questo non transigo, nemmeno con colleghi di testate nazionali. Chiusa parentesi.
Il rispetto è peraltro dovuto anche a chi sostiene con il cuore il colore granata, la maglia non banale di Valentino, di Gigi Meroni, dei gemelli del gol e dei fratelli Sala. Rispetto significa dire che i punti che hanno in classifica sono quelli che si meritano, così come abbiamo sempre detto noi piccoli cantori dell'Udinese di quelli friulani, fossero anche zero (come quest'anno è successo). Rispetto significa finirla con un'altra inascoltabile retorica, quella del Marco Giampaolo maestro di calcio che ha bisogno di tempo per insegnare il proprio verbo a giocatori incapaci di comprenderlo. Faccio mia una sentenza di un dirigente sportivo, secondo il quale l'allenatore è l'amministratore delegato in campo del patrimonio societario, senza alcuna distinzione fra Crotone e Juventus. A Stroppa, a Pirlo, a Gotti o Giampaolo il tempo da concedere dev'essere il medesimo; la pazienza di una società, che può anche avere colpe specifiche, la decide la società stessa; oggi il Torino ha sei punti perché in casa non ha mai vinto, fuori ha prevalso solo contro il Genoa e anche ieri ha giocato male.
L'Udinese? Ha un piano, vorrei tradurre così dall'inglese. Un piano in testa, un piano da sviluppare, un'idea di gioco e un'esecuzione discreta. Nacho Pussetto ha spazzato via i dubbi dei troppi gattini da tastiera che ne scorgevano tratti da scarto londinese, quando invece Ignazio, se sta bene, è un'arma tattica difficile da affrontare per tutte le avversarie. Di Rodrigo De Paul inutile dire altro (la rete un colpo di biliardo straordinario), come di un centrocampo che in quanto a qualità è prevalso nettamente su quello di Rincòn e soci. In difesa si è ballato per qualche minuto nella ripresa: pesante la perdita di Bram Nuytinck, oggi (lo dicono i numeri) uno dei centrali difensivi migliori del campionato; si spera per l'Udinese l'assenza non si protragga troppo a lungo. Buona la prestazione di Bonifazi, ex della gara, che ha saputo soffrire il giusto contro un'avversaria che nella ripresa ha cercato, solo con i nervi, di capovolgere un match segnato forse dall'inizio. Bravo infine Nestorovski a capitalizzare la percussione di Pereyra, siamo contenti per la rete del macedone.
Dell'Udinese ci è piaciuto il piglio, la determinazione, la capacità di girare palla (cosa che fino a qualche mese fa pareva impossibile); soprattutto la decisione, assolutamente inedita, di rimettere le cose a posto dopo aver subìto due reti nel giro di un minuto o poco più.
Reti, quelle udinesi, giunte al termine di trame offensive non casuali; giunte cercando la soluzione migliore fra diverse che al portatore di palla si proponevano; dicevamo, all'inizio del campionato, che 'el Tucu' Pereyra poteva essere un lusso per l'Udinese; ieri sera ha dimostrato che può, ancora e forse più che in passato, fare la differenza.
L'Udinese vince tre gare di fila (peccato per il rinvio di domenica scorsa); con gente come Forestieri ed Okaka ai box, va all'Olimpico e sovverte la vulgata secondo cui i primi tempi granata sono da Champions League, riducendo a ben miti consigli l'avversaria. La controprova? Martedì nel tardo pomeriggio (ma si può?) contro il Crotone del 'nostro' Stroppa, reduce dalla prima vittoria in campionato contro lo Spezia che, forse, sta credendo un po' troppo nelle tanti lodi tessute per il pur eccellente lavoro di Italiano.
Obiettivo portare la striscia vincente a quattro gare; soprattutto continuare nella crescita, manifesta, di autostima e livello di gioco.
Siamo troppo ottimisti? Tutt'altro. Siamo stati i primi a devastare il lavoro del mister adriese quando, secondo noi, lo meritava: oggi lui e Cioffi meritano solamente applausi.
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