La trasferta di Trapani segna probabilmente un unicum nella stagione dell’Apu Udine. Non tanto per il risultato in sé, quanto per la sensazione, piuttosto evidente, che per una volta sia mancata proprio la prestazione. Non il solito ko combattuto, non una partita persa sui dettagli o su un episodio nel finale, ma una gara nella quale i bianconeri non sono mai riusciti davvero a entrare in ritmo, lasciando l’iniziativa agli avversari dopo un inizio che sembrava poter raccontare ben altro.

L’effetto Christon, che aveva acceso il Carnera contro Napoli e dato nuova linfa all’attacco friulano, a Trapani si è dissolto in fretta. Ma ridurre tutto alla giornata meno brillante dell’americano (comunque tra i migliori) sarebbe ingiusto e soprattutto riduttivo. A mancare è stato il sistema offensivo nel suo complesso: Udine ha faticato a costruire buoni tiri, ha perso presto fiducia dall’arco e non è mai riuscita a trovare quel feeling che nelle ultime settimane aveva rappresentato una delle sue certezze. Troppo poco per pensare di mettere in difficoltà una Trapani che, pur attraversando una fase societaria surreale, in campo ha mostrato solidità, organizzazione e una mentalità da squadra vera.

Ed è forse proprio questo il dato che più colpisce: Trapani ha giocato da grande squadra, senza allenatore in panchina e con rotazioni ridotte, mentre Udine è apparsa fragile, poco fluida, quasi spaesata. Una sconfitta che fa rumore perché arriva dopo segnali incoraggianti e perché rompe una striscia di crescita che sembrava ormai avviata.

Ora, però, il tempo per le analisi si intreccia inevitabilmente con quello delle decisioni. Domenica arriva Treviso, un derby che vale un pezzetto di salvezza che non concede sconti e che richiederà un ritorno immediato a quelle prestazioni solide e aggressive viste contro Varese e Napoli. Per riuscirci, però, serve chiarezza. Soprattutto sulla gestione degli americani.

In estate Dawkins e Brewton sono stati osservati a lungo, valutati, scelti. Eppure oggi appaiono ai margini del progetto. I numeri di Trapani parlano da soli: Brewton un solo tiro tentato in 13 minuti, Dawkins zero conclusioni in appena 7 minuti. In Serie A non è sostenibile “regalare” due stranieri e affrontare lunghi tratti di gara con un quintetto che, per caratteristiche e impatto, ricorda troppo quello della Serie A2 dello scorso anno.

Qui il bivio è evidente: o si crede davvero in questi giocatori, mettendoli nelle condizioni di incidere, dando loro palloni, responsabilità e fiducia; oppure è necessario intervenire sul mercato, senza esitazioni. La società, con il presidente Alessandro Pedone, ha ribadito attenzione e vigilanza sulle opportunità disponibili. Ora tocca allo staff tecnico sciogliere i nodi, chiarire le gerarchie e trovare una direzione definitiva.

Udine ha dimostrato di avere potenziale, personalità e mezzi per restare in questa categoria. Ma il salto di qualità passa anche dal coraggio delle scelte. Trapani deve restare un’eccezione. Già da Treviso servirà una risposta, sul campo e nelle idee.

Sezione: Focus / Data: Lun 15 dicembre 2025 alle 12:19
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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