Domani sera il Napoli verrà a vincere il suo terzo scudetto a Udine. Bravi, bel campionato, vittoria meritata.

Da qui ad organizzargli una festa però ce ne passa.

 Eppure sembra essere già tutto apparecchiato. Negli ultimi giorni la città si è praticamente focalizzata soltanto sulla squadra ospite. Quando arriva, dove dorme, come vincerà la partita, quanti gol faranno Kvara e Osimhen, quanto lunghi saranno i festeggiamenti, se sarà invasione di campo o meno ecc. ecc.

Si sprecano (anche e soprattutto da parte dei dirigenti bianconeri) interviste, commenti, infinite celebrazioni degli uomini di Spalletti e del loro tanto inaspettato quanto straordinario percorso. Lo stadio sarà stracolmo di tifosi ospiti che parrà di giocare in trasferta (un male ogni volta che arriva una big). 10 mila tifosi e altrettanti saranno attesi fuori dai cancelli e nelle vie della città.

Così tanto entusiasmo da queste parti, insomma, non si respirava da anni. Pare quasi di aver vinto noi (per una volta) qualcosa. E invece no, noi siamon ancora qui che ci lecchiamo le ferite dopo una prestazione a dir poco deludente a Lecce. 

Lo dico apertamente, senza tanti giri di parole. A me, da giornalista (ma soprattutto da tifoso) dello scudetto partenopeo non me ne importa assolutamente niente. Il Napoli non è la mia squadra e mai lo sarà. Anzi, che venga a festeggiare nel "mio" stadio mi dà anche (sportivamente) fastidio. 

Non è questione di odio a prescindere, di essere dei "tifosoidi antisportivi" ma di fede e soprattutto di rispetto per i colori della mia terra e per tutti i tifosi che con la loro passione li difendono ogni santa domenica. Punto, non c'è molto altro da aggiungere.

Del campo che dire. Mi auguro che domani sia una partita vera, sentita, combattutaGiochiamocela come ha fatto la Salernitana, non presenziamo e basta come accaduto in passato al cospetto di altre metropolitane (leggasi Juve). Se poi il Napoli dimostrerà di essere più forte vincerò lo stesso, senza che noi gliela serviamo su un piatto d'argento. Spero di vedere giocatori con gli occhi di tigre, decisi a salvaguardare a tutti i costi l'onore di un intero territorio. "Non a casa mia" deve essere il mantra di tutti, dai giocatori ai dirigenti fino ai tifosi presenti sugli spalti. Facciamo vedere al mondo intero chi è l'Udinese.

Dai napoletani, invece, mi attendo un minimo di rispetto, di correttezza come è doveroso che sia quando si va in casa d'altri. Ci sarà tutto il tempo per le feste e per gli eccessi una volta rientrati all'ombra del Vesuvio. Il "Friuli", permettemelo, è la nostra casa, densa di storia e di significati e va rispettata come d'altronde andrebbe rispettato il "Maradona" se fossimo a parti invertite (magari). Vincere sì, perculare no. 

Spero che tutto fili liscio, quello è l'importante. Che sia una bella serata di sport, che non succedano "porcherie" dentro, fuori e intorno allo stadio, che si possa giocare in un clima sereno e che si possa parlare soltanto di calcio e non, come accaduto più volte in passato, di altro. Confido nell'intelligenza e nella correttezza di entrambe le tifoserie. 

Sezione: Editoriale / Data: Gio 04 maggio 2023 alle 00:07
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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