Iniziamo questo corollario con la più umile espressione di scuse.

A commento della prima gara, ed anche della seconda a dire il vero, sostenevamo come Andrea Sottil non avesse in mano il polso della situazione. A Monza eravamo stati ripresi dai colleghi locali per la nostra durezza e intransigenza; a prescindere da quel che succederà d'ora in poi, le gare contro Viola e Roma dicono molto delle capacità del tecnico piemontese.

Dicono, intanto, che la cura con cui prepara le gare è superiore a quelle di tanti, blasonati (forse sopravvalutati) colleghi; che la squadra si applica in maniera maniacale, soffocando le sorgenti di gioco avversarie e riducendo al minimo i tiri in porta scagliati contro il bravissimo Silvestri (ieri sera in tribuna c'era Southgate, CT inglese: a quando il dream-team che gestisce la nazionale azzurra si accorgerà di quanto è bravo questo ragazzo?); il pressing è alto, i pericoli costruiti contro le squadre avversarie esponenzialmente cresciuti così come la condizione fisica. Oggi, da quest'ultimo punto di vista, l'Udinese è una delle formazioni più temute d'Italia: e che giochino Makengo e Wallace, o Samardzic o Arslan o Lovriċ, l'equazione non cambia il proprio risultato. Centrocampo dominante e pressione che inizia dalle punte.

Scusami, Andrea: come dice qualcuno (e forse ha veramente ragione) non ne capisco nulla. Mi darò al badminton.

Scrivo tardi, come sempre, ché prima di me è giusto che questo portale di informazioni sia ricco di pezzi che spiegano, commentano con sagacia, facciano capire. Solo per ultimo viene questo vostro vecchio amico di colori, che a oltre dieci lustri di vita (di cui nove abbondanti al seguito dei bianchineri) ancora stenta a capire quando ascolta commenti che vengano da fuori la Piccola Patria.

Ho sempre amato Mourinho: dopo vent'anni che vedo giocare le sue squadre ancora non ho capito quale sia il suo stile di gioco, che forse oggi nemmeno c'è: ma la sua comunicazione è sempre stata all'avanguardia.

Ieri sera l'ho però visto stanco, per la prima volta imbolsito: dopo una settimana passata ad avvisare che l'Udinese influenza gli arbitraggi, già di per sé storicamente un ossimoro, dopo la gara ha snocciolato una serie di curiose opinioni che i colleghi di 'fede' giallorossa hanno sorbito come acqua fresca: la sua squadra non avrebbe dovuto andare sotto; reti tutte regalate dai suoi difensori; raccattapalle al limite del codice penale (esagero il concetto); Dybala migliore in campo. E tutti ad annuire, grazie Profeta di Setubal, credevamo ci avessero asfaltati invece è stata una burletta, una cosa così, meglio farsi spazzare via dall'Udinese che perdere quattro volte di misura. E poi 'li aspettiamo a Roma'. Una roba da bulletto di periferia che il vero Mou, quello delle 'manette', non avrebbe mai pronunziata. ¿Porqué, José? ¿Porqué?

E oggi? Un centravanti ex Roma, Fiorentina, Udinese e specialmente Torino che parla di sfortuna, di gara 'indirizzata da episodi',

di 'se Mancini segnava (sic) sul palo cambiava tutta la storia della partita'. Già: se Nkono non fosse scivolato (Oliviero Beha, da lassù stai buono) lei non avrebbe mai segnato a quei mondiali. E se io avessi un paio d'ali probabilmente mi verrebbe voglia di bersagliare dall'alto alcuni di questi soloni.

Il top, però, è rappresentato da chi, oggi pomeriggio, ha sostenuto una tesi ardita come le risalite: 'una sconfitta così è salutare perché, come dopo Bodo, Mourinho saprà trarne energia positiva'. Tutto va ben, madama la marchesa. Happy you, happy me.

Io sono d'accordo. Anzi no: adesso dico, dal basso della mia posizione, come l'ho vista.

Ho visto alcuni giocatori commettere errori clamorosi, vero: ma altri belli svegli, come Destiny che si allunga e segna sul passaggio presuntuoso del tatuatissimo difensore olandese; o Lazzaro che scaglia una minella da fuori beffando 'Rui Prodigio', come lo chiamano alcuni dei suoi sostenitori.

Ho visto il centrocampo dell'Udinese devastare Cristante e Matiċ, ieri sera 'due lenti a contatto', e lo stesso fare nella ripresa quando la concentrazione e la ferocia dei mediocampisti friulani non è scesa; ho visto Tucu Pereyra ridurre uno bravo (ma ancora lontano dalla condizione) come Spinazzola a miti consigli, da vero migliore in campo; ho visto Deulofeu tappare la bocca al 'fuoco amico' dei detrattori, disputando una gara cui manca solo la rete. Ho visto la difesa, ancora priva dello sfortunato Bijol uscito dopo poche battute, soffrire pochissimo contro Abraham e uno spaesatissimo Belotti e pensare, all'inizio, sul solo, eroico, Dybala.

Insomma, ho visto una delle più belle versioni udinesi dai tempi degli eroi di Guidolin.

Tutto il resto contribuisce ad alimentare il mito di Julio Velasco: 'chi vince festeggia, chi perde spiega'. Arrivando anche a vedere rigori dove non ci sono, congiure arbitrali dove non ci sono, sfavori di Palazzo dove non ci sono.

Ieri la sconfitta ha un nome ed un cognome, e sono nome e cognome pesanti; dal prepartita, come ricordavo, costui ha spostato il mirino dal campo all'extracampo; dopo la gara ha ricordato come l'Udinese abbia perso tempo anziché sbrigarsi a riprendere il gioco, dimenticandosi del risultato finale e di cosa sia successo in Feyenoord-Roma, quando Abraham simulò un fallo a centrocampo con tanto di occhiolino alla panchina e Rui Patricio ci mise, quasi allo scadere, 85 secondi per rimettere in campo dal fondo. Lo fanno tutti, si accetta e si va avanti. E in sala stampa si viene a spiegare le proprie idee tattiche che nel secondo tempo di ieri sera mi sono parse una follia, non vorrei mai fosse stata 'ponderata'.

L'ha persa, infatti, concedendo tutta la parte centrale del campo agli avversari dopo aver imbottito la prima linea di elementi, col risultato di esporsi a un contropiede dopo l'altro e inaridendo le fonti di gioco, riducendo a zero le palle giocabili per Abraham e Belotti. Non per Dybala, che ha giocato a 35 metri dalla porta cercando di dare verve a una compagnia più intenta a protestare per ogni rimessa laterale che a giocare al calcio. Solo ed eroico, a Torino prendano appunti.

Taccio per delicatezza ogni commento riservato alla televisione a pagamento di cui è icona una sempre sorridente ragazza bionda: in gare come ieri sera, per questi signori il calcio inizia a Prati e termina a Saxa Rubra. Il resto manca, e se ne fregano. Hanno ragione, mica è un servizio a pagamento.

Adesso però viene il difficile: l'Udinese deve dare continuità non tanto all'accumulo di punti (è già a un buon 25-28% del bottino necessario alla salvezza senza patemi) ma al gioco e al piglio dimostrati; come la Fiorentina, il Sassuolo ha un'idea di gioco e meno talento delle due squadre appena affrontate dai bianchineri; non è impressionante, ma solida questo sì. A Cremona ha avuto un paio di palle-gol e rischiato praticamente nulla, vedremo come andrà. La sensazione però è che il gruppo costruito dal team-Sottil sia ampio, unito e sereno, e chiunque giochi lo fa con il giusto spirito, così come chi subentra.

Scusa, Andrea: come sempre non avevo capito nulla. Meglio così.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 05 settembre 2022 alle 21:53
Autore: Franco Canciani
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