Udinese-Spezia, della partita c'è davvero poco o nulla da dire. La vincono loro meritando, bravi. Thiago Motta fa una vera e propria impresa, conquista una salvezza che ad inizio stagione sembrava essere davvero insperata.

Lo spettacolo, quello vero, comunque non è in campo ma sugli spalti.

A 10 anni esatti dalla vittoria di Catania e dall'ultima qualificazione in Champions, nonostante un'Udinese 12esima in classifica, al Friuli si respira lo stesso un clima di grande festa. Tutti allo stadio per dire grazie ad una squadra che nella seconda parte di stagione ha dimostrato di avere qualità e ampi margini di crescita e che ha saputo divertire con un calcio propositivo che da troppi anni non si vedeva a queste latitudini. All'ingresso dal tunnel coreografia da brividi, in stile Ajax per intenderci, migliaia di cartelli con stampato il numero 12 a simboleggiare la presenza di un 12esimo uomo in campo. Qualcosa di unico, eccezionale. Un'atmosfera davvero rara da vedere in Italia, ancor di più in provincia e per una squadra che si è salvata e basta.

Del risultato non importava quasi a nessuno e della classifica tanto meno. Ieri i tifosi volevano esserci a tutti i costi per altro. Per star assieme, per tifare, per cantare, per ribadire ancora una volta, qualora servisse, "noi ci siamo sempre". 

Anche quando gli spezzini sono andati avanti di due gol la torcida bianconera non ha smesso di cantare, anzi il tifo si è fatto via via ancor più assordante. Un incitamento pazzesco, proseguito ininterrottamente per un'altra ora dopo il 90esimo. Giusto sottolineare questa passione, questa partecipazione totale della tifoseria friulana. 

Una tifoseria così, che ha dato tantissimo e ha ricevuto in cambio poco, meritava di essere salutata in maniera degna dai propri giocatori. La Curva al fischio finale ha richiamato a se gli uomini di Cioffii ma da loro praticamente non ha ricevuto alcuna risposta. Quasi tutti i bianconeri sono scappati inspiegabilmente negli spogliatoi dopo un misero congedo ad una trentina di metri di distanza.

Mi chiedo perché questo vergognoso atteggiamento? Anzi lo chiedo alla società. Perché la squadra ha preferito tenersi lontana dalla sua gente? Qual è il vero motivo di questa inspiegabile (almeno per me) scelta? E' una direttiva che arriva dalla dirigenza o è una scelta autonoma dei giocatori? Fateci capire qualcosa. 

La delusione per quanto accaduto è davvero grande. Tantissimi tifosi, giustamente, si sono sentiti traditi. Bastava poco, bastava avvicinarsi, lanciare qualche magli ai bambini, far vedere che chi va in campo ci tiene veramente a questa gente. Così non è stato, occasione persa. Inutile fare proclami a parole, chiamate all'appello ecc. ecc. se poi l'amore del popolo bianconero viene ripagato così.

Più vedo scene del genere e più mi rendo conto di quanto sia lontano anni luce quel calcio romantico, fatto di rapporti autentici, di persone vere ancora prima che di calciatori. Ora pare tutto fasullo, costruito, schermato, distante. Poggi e Calori nei parcheggi a fare il terzo tempo, a mangiare una fetta di salame e bere un bicchiere di vino tra i tifosi, sono oggi un'utopia. 

Sezione: Editoriale / Data: Lun 16 maggio 2022 alle 00:26
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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