Rieccoci. Dove eravamo rimasti? Ad una penna inaridita, spuntata, senza idee né entusiasmo: una lunga pausa di riflessione e, forse, è stato meglio così.
Primo passo? Si è tornati allo Stadio Friuli: dopo tre anni, dopo tutto quel che è passato. Pesante, pesante.
Si è tornati allo Stadio Friuli senza imbroccare una gara memorabile, ma tutto sommato interessa il giusto.
Diciamoci però la verità: il gioco dell'Udinese non è parso tutto questo granché. Mi si dirà che al mister serve tempo per impartire i propri dettami e sono d'accordo, ma secondo me senza una vera punta di ruolo (aspettiamo il miglior Beto) anche le sparute occasioni in cui la squadra fraseggia producono poca pericolosità, al netto di alcune iniziative personali di Deulofeu, unico degli avanti friulani a preoccupare Sepe e compagnia.
Sospendo il giudizio su Nehuen Pérez: la scalciata che rifila a Mazzocchi è sciocca, gratuita specie al 49' del primo tempo. Il fischietto figlio d'arte poteva essere più indulgente ma non ha sbagliato, e l'argentino lo sa. Forse non geniale schierarlo proprio in quella posizione: il numero 18 bianconero dimostra di non avere passo e ritmo per potere rincorrere l'avversario di turno; detto ciò, una tirata di maglia sarebbe stata più che sufficiente a frustrare una possibile occasione da rete (ma si era a 35 metri da Silvestri), se proprio. Un eccesso che ha rovinato la gara dei ragazzi di Sottil.
E i granata di Davide Nicola? In superiorità numerica per 50 minuti, non mettono assieme più che un tiro da lontanissimo ad opera di Candreva e una capocciata di Bonazzoli, occasioni entrambe controllate da Silvestri senza troppi patemi. Se l'Udinese gioca malino, la Salernitana fa anche peggio: modestissimo l'apporto di Botheim, lì davanti, altrettanto quello di Dia che ha l'attenuante di essere arrivato a Salerno da qualche giorno salvo essere esaltato dal proprio allenatore e dai commentatori campani al seguito. Questione di punti di vista. Hanno di certo ragione loro.
Guardando alle cose friulane, come accennavamo più sopra non siamo riusciti a comprendere a fondo la filosofia di gioco di Andrea Sottil. Siamo all'inizio, lo so, ma troppo spesso la squadra sembra incapace di imbastire azioni con un filo logico 'importante, tutto pieno di bei ragionamenti' (citazione) ma soprattutto con poca capacità, per ora, di avere un suo ritmo (non lento) e di imporlo all'avversaria. Il mister appare fiducioso e io non posso che sperare abbia ragione: non è in ogni caso semplice avere a disposizione un gruppo 'liquido', in cui il décalage temporale, due settimane, intercorrente fra l'apertura del campionato e la chiusura della sessione estiva del mercato rende le cose difficili. Soppy è titolare a San Siro contro il Milan: otto giorni più tardi sta in panca ancora contro il Milan ma con una casacca diversa. Deulofeu parte, anzi resta, anzi boh; Arriva un laterale destro, anzi sinistro, anzi boh. L'ultima notizia porterebbe a Udine Izzo, ormai fuori rosa a Torino, per dare sostanza al reparto difensivo apparso in difficoltà a Milano, contro la Salernitana ingiudicabile per l'impalpabilità dell'avversaria.
C'è poco tempo per pensarci: venerdì nel tardo pomeriggio i bianconeri scendono in campo a Monza, contro una formazione troppo brutta per essere vera; Stroppa, si dice già in un vorticoso giro d'aria (e considerando chi è il patròn biancorosso non c'è da sorprendersi) ha perso a Napoli non solo la gara, ma Ranocchia (rottura del pèrone) e probabilmente Pablo Marì e D'Alessandro. Lo scotto del primo grande salto in massima serie sembra per ora estremamente gravoso per i ragazzi del Brianteo, ma è certo che contro l'Udinese cercheranno i primi punti della loro storia in serie A.
Cosa ci aspettiamo? Che la squadra scenda in campo con l'idea di portare a casa i tre punti, senza indugio. Un pari in casa contro la Salernitana non è gran viatico, ma se Sottil vuole entrare nella storia dei nostri colori non solo da giocatore ma anche da trainer è questo il momento di spingere. Ho visto alcune gare dell'Ascoli l'anno scorso, per malcelata simpatia verso il Picchio, e l'idea di gioco era chiara e netta. Questo significa che anch'io, come tifosi e società, devo ruminare amaro nell'accettare una rentrée al Friuli così deludente; con il direttore Stefano Pontoni, che ringrazio e lui sa perché, prenderemo l'autostrada A4 venerdì e ci dirigeremo verso lo stadio che per motivi di sponsor si chiama 'U-Power', con la fiducia di chi segue questa squadra da tanti anni. Da tre, di anni, praticamente non scrivevo una riga sul calcio e molti risponderanno 'perché non continui a non scrivere per altri tre anni?'; non so come mai ma questo viaggio, comodo e veloce, mi riporta alla prima trasferta ormai 44 anni fa, quando l'Udinese la seguivo già da cinque stagioni.
Fiducia a Sottil e ai suoi: chiedo loro, però, di darmi qualche ragione per stendere peana di gioia e vittoria. Ci vuole poco: un po' di bel gioco.
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