Di solito il mercato invernale, almeno per l'Udinese, è un momento di transizione nel quale si effettuano solo e soltanto operazioni minori. Storicamente è stato così, nessuna cessione importante, nessun acquisto di grido, qualche movimento di esuberi e basta.

E questi ultimi giorni di gennaio, invece, cosa ci riserveranno? Sentiamo ogni giorno tantissime voci, stando ai rumors di tv e giornali l'Udinese dovrebbe vendere più di mezza squadra. De Paul al Milan o all'Inter, Mandragora alla Roma o alla Fiorentina, Lasagna al Napoli, Fofana in Premier e chi ne ha più ne metta. 

Cosa c'è dietro a tutte queste voci? Ci sono degli interessamenti concreti? Risposta secca, sì. Molte squadre, soprattutto del nostro campionato, stanno guardando in casa nostra in cerca di rinforzi. Non solo una richiesta di informazioni, non solo incontri pour parler con gli agenti dei giocatori e con gli intermediari di mercato come spesso accade, ma offerte concrete. Un assalto vero e proprio. 

E l'Udinese che fa? La volontà è quella di non smantellare assolutamente la squadra. L'abbiamo chiesto a Marino, la risposta è stata chiara, nessun big lascerà Udine e a gennaio, almeno che...

Sì, perché il dubbio c'è sempre, perché il mercato è imprevedibile e qualora dovesse arrivare un'offerta importante ci si siederebbe attorno ad un tavolo a discuterne. Nel calcio di oggi, l'abbiamo capito, nessun è incedibile, tutti hanno un prezzo. E allora, se dovesse arrivare un'offerta da 40 milioni per il nostro diéz, se dell'Inghilterra rilanciassero per Fofana, gli scenari cambierebbero. 

Per ora le offerte arrivate non sono state ritenute adeguate. Cifre troppo basse rispetto a quelle che sono le aspettative dei Pozzo. D'altronde anche i grandi club della nostra Serie A, vincolati dal FFP, devo stare attenti con le spese. I tempi delle mani bucate sono finiti, la priorità va sempre data al bilancio. Inter, Milan, Roma, Fiorentina lo sanno bene ed è per questo che non hanno messo sul piatto cifre in grado di far vacillare davvero i vertici bianconeri.

E' assalto, per ora resistiamo. Ancora 7 giorni di barricata, poi se ne riparlerà a giugno e quella volta sì potrebbero essere dolori.

Sezione: Primo Piano / Data: Ven 24 gennaio 2020 alle 11:54
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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