Che emozione rivedere il Guido. Quanti ricordi, quanti successi ci legano a lui. La sua Udinese è stata tra le più belle in assoluto, una squadra che, giocando a memoria, incantava l'Italia. Altro che Atalanta, quella squadra lì, con Di Natale e Sanchez, poteva veramente puntare allo scudetto. Per non parlare dell'anno successivo, il vero miracolo, terzo posto con Isla e Pereyra, oltre al solito Totò. Mi avrebbe fatto piacere vedergli sollevare un trofeo, lo avrebbe meritato, per l'allenatore ma anche e soprattutto per l'uomo. Il destino ci ha separati ma l'amore, quello sì, è rimasto sempre forte, un legame indissolubile con il Friuli che mai nulla potrà sciogliere. 

Nell'oretta insieme si è parlato di tante cose, non solo del passato ma anche del presente.  L'era post Guidolin è stata fin ad oggi avara di soddisfazioni, anni durissimi nei quali siamo stati chiamati a stringere i denti. L'Udinese non è più quella di un tempo, oggi è una squadra che naviga nelle zone meno nobili della classifica, lontana da quegli obiettivi che era diventati quasi una normalità. Che è successo?

I motivi sono tanti. Sicuramente il calcio è cambiato e il modello Udinese è stato copiato dappertutto. Ma c'è ben altro oltre alla difficoltà a scovare nuovi talenti. In questi anni è mancata soprattutto una continuità dal punto di vista della guida tecnica. Troppi allenatori, molti assolutamente non da Udinese, troppe idee confuse. Vero che trovare un erede all'altezza di Guidolin non era facile ma purtroppo certe scelte si sono rivelate davvero infelici. 

L'allenatore, in una realtà come quella bianconera, incide molto più che altrove. Se sei alla Juve e al Barcellona e hai una rosa piena zeppa di campioni sei chiamato a gestire, qui, al contrario, devi costruire. E' stata questa la grande capacità di Guidolin e non a caso io lo chiamo maestro. Maestro perché ha saputo insegnare calcio, correggere gli errori e migliorare giorno dopo giorno i giocatori che aveva a disposizione.

Questo è mancato negli ultimi anni. 

Futuro? Tutti rivorremmo Guidolin sulla panchina bianconera, non v'è dubbio, ma sono convinto che anche senza di lui siamo lo stesso in buone mani. Non faccio paragoni, non avrebbe senso, ma dico con certezza che in Gotti ritrovo quella capacità naturale di far maturare i giocatori, di migliorarli. L'abbiamo visto quest'anno con Fofana e De Paul, per esempio, ma anche con Mandragora. La capacità artigianale di costruire una squadra, è questo che serve all'Udinese.

L'allantore c'è (e mi auguro che venga presto riconfermato una volta per tutte), ora serve il materiale grezzo da lavorare. Lì la passa alla società. Se a Gotti, come accadde con Guidolin, verrà data in mano una rosa interessante e gli sarà dato il tempo necessario per plasmarla sono sicuro che a fine stagione vedremo un risultato diverso.

Sezione: Primo Piano / Data: Mar 05 maggio 2020 alle 12:50
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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